Contents
Ad un certo punto della vostra gravidanza, il ginecologo potrebbe farvi eseguire una flussimetria, un esame che ha l’obiettivo di controllare il flusso di sangue in particolari arterie e il funzionamento della placenta. Non si tratta di un test di routine, ma viene prescritto per cercare di individuare in modo precoce alcuni problemi della mamma oppure del bambino. Infatti, esistono due forme di flussimetria: materna e fetale. Vediamo in dettaglio di cosa stiamo parlando.
Cos’è la flussimetria
Come per tutte le ecografie, la flussimetria impiega l’azione degli ultrasuoni per valutare il flusso del sangue nelle vene e nelle arterie, la sua quantità e la velocità. Proprio per il fatto che viene eseguita con ultrasuoni, la procedura è assolutamente innocua per la donna incinta e per il feto. In caso di necessità, può essere ripetuta senza alcun rischio.
La flussimetria viene anche chiamata Doppler perché sfrutta l’omonimo effetto, importantissimo per studiare le patologie a carico del sistema cardiocircolatorio.
A cosa serve la flussimetria
Questa tecnica viene fatta in particolare modo se ci sono complicanze della gravidanza, come ad esempio la pressione alta, la preeclampsia, il diabete gestazionale. È fondamentale inoltre se c’è un ritardo nella crescita del feto. Grazie alla flussimetria infatti è possibile sapere molte cose sullo stato di benessere del bimbo. Fornisce informazioni utili circa l’elasticità di alcune arterie e il flusso del sangue. Se questo non è ottimale, l’ossigenazione ne risente, la placenta non lavora bene e, a cascata, il piccino cresce più lentamente, un fenomeno pericoloso.
È stato dimostrato che un’alterazione dei flussi uterini è associata ad un alto rischio di complicanze nel terzo trimestre di gravidanza, tra cui la gestosi e il ritardo di crescita intrauterino.
La flussimetria materna
In genere, la flussimetria materna delle arterie uterine viene fatta tra la 17esima settimana di gravidanza e la 23esima settimana di gravidanza. Non viene prescritta a tappeto a tutte le mamme, ma solo a quelle che, come dicevamo più sopra, hanno delle problematiche di salute o potrebbero andare incontro a rischi di vario tipo.
La flussimetria materna valuta il flusso sanguigno in direzione dell’utero. Le arterie uterine sono quelle che portano il sangue dalla mamma alla placenta.
La flussimetria fetale
Con questa tipologia di esame, vengono analizzate le arterie ombelicali (trasportano il sangue dal feto alla placenta, attraverso il cordone ombelicale) e l’arteria cerebrale media o il dotto venoso (è presente solo nel feto e porta il sangue dalla placenta al cuore).
Solitamente la flussimetria fetale si esegue dalla 32esima settimana di gravidanza in poi, talvolta in concomitanza con l’ecografia del terzo trimestre. Ricordiamo a questo proposito che questa ecografia ormai non è più a carico del Sistema sanitario nazionale, a meno che non ci siano precise indicazioni mediche.
Attraverso l’analisi del flusso sanguigno del cordone ombelicale e di altri organi del feto (come cuore e cervello), si verifica se il bambino riceve sufficienti quantità di ossigeno e di nutrienti di cui ha bisogno attraverso la placenta. Se questo non avviene, si può ipotizzare un suo malfunzionamento. In questo caso, la situazione va monitorata costantemente e in maniera precisa, a volte anticipando anche il parto.
Flussimetria: quando è necessaria
In alcune circostanze la flussimetria va fatta, ad esempio in caso di:
- ritardo della crescita fetale.
- Malattie o malformazioni fetali (come quelle cardiache).
- Preeclampsia o rischio di sua insorgenza (ad esempio, in donne che l’hanno avuta in precedenti gravidanze).
Doppler fetale casalingo
Da alcuni anni, in commercio sono arrivati alcuni apparecchi chiamati “Doppler fetali”. Non vanno assolutamente confusi con quello di cui abbiamo parlato finora. Anche se la loro affidabilità è relativa, i “Doppler fetali” servono a far sentire il battito cardiaco fetale. Funzionano con un gel di trasmissione e una sonda da collocare sulla pancia. Niente a che vedere quindi con la flussimetria.
Fate attenzione però se decidete di usare questi strumenti. Nascono per tranquillizzare, ma allo stesso tempo possono essere una grandissima fonte di stress, soprattutto se non si riesce a sentire il cuoricino del nostro piccolo. Quindi, meglio evitare.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.