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donna in gravidanza seduta in un campo di fiori
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Sei ancora in gravidanza nonostante le 40 settimane si siano concluse; ti senti una mongolfiera con le gambe pesanti quasi avessi mille piombini da pesca attaccati attorno ai polpacci. Non dici parolacce perché la figura di mamma dell’anno è già tra i tuoi prossimi obiettivi, ma i tuoi pensieri più intimi, tutti, gridano pietà: non ne puoi davvero più. Bisogna far partire il travaglio.

Ed è in questi momenti che ti vengono in mente i consigli che tua nonna dava a tua sorella maggiore o che tua madre tuttora dispensa come perle di saggezza popolare che, in fondo, racchiudono qualche verità. Forti delle tradizioni, quindi, perché non tentare con i piccoli rimedi naturali prima di ricorrere all’induzione “classica”? Che poi si sa: il bimbo nasce quando è pronto. E su questo poco c’è da discutere.

Come far partire il travaglio con le erbe

I suggerimenti per far partire il travaglio utilizzando le erbe vanno per la maggiore: da trattamenti erboristici specifici quali olio di ricino, granuli di Aperemus, olio di Enotera in capsule, tintura di Actea Racemosa, a possibili rimedi omeopatici. 

In realtà, non ci sono certezze scientifiche che dimostrino che tutti questi escamotage facciano partire le contrazioni giuste del parto. Inoltre, è sempre bene chiedere un parere all’ostetrica o al ginecologo che vi potranno dare qualche informazione in più o, se necessario, mettervi in guardia (ad esempio, una quantità massiccia di olio di ricino potrebbe non servire a nulla per il parto, ma scatenarvi un poderoso mal di pancia. 

Far partire il travaglio con il cibo

Alcune fan dei cibi pro-parto consigliano l’ananas in quanto contiene una sostanza utile ad ammorbidire la cervice uterina (la bromelina, super anche contro la cellulite) e quindi per aiutare l’inizio del travaglio.

Le mamme messicane invitano a tentare gli alimenti piccanti, ma qui la diatriba potrebbe non finire mai a causa dell’indigestione che potrebbe essere causata da tale tipologia di prodotti e della sostanza presente nel peperoncino (la capsaicina), un inibitore naturale della formazione delle endorfine, necessarie a “sostenere” il dolore del parto.

Grazie al suo potere lassativo, la liquirizia pura può provocare crampi intestinali che, a loro volta, potrebbero favorire gli spasmi dell’utero. Anche l’aglio si può usare come stimolante per svuotare l’intestino. In questo modo il nascituro ha più spazio e si può muovere facilmente verso una libertà quanto mai sperata anche dalla mamma. Attenzione però a non esagerare con ricette indigeste.

In generale i cibi ricchi di fibre, e quindi nemici della stitichezza, contribuiscono a liberare l’intestino (prugne, frutta secca, frutta e verdura) e aiutare nella fase finale della gestazione e anche per far partire il travaglio. Una chicca infine è il tè al lampone rosso: oltre a essere rinfrescante nei mesi più caldi, il suo infuso rafforza l’utero e stimola le contrazioni muscolari. Chiedere al medico prima di berlo male non fa.

Far partire il travaglio con l’attività fisica 

Per provare a far partire il travaglio, le sportive suggeriscono l’uso di alcune posizioni dello yoga per “indirizzare” la testa del bimbo: invece di riposare buttandovi a peso morto sul divano o sulla poltrona, provate a mettervi carponi per pochi minuti più volte al giorno o distese su un fianco. Potete utilizzare anche la palla per il fitness: magari non farà partire il travaglio, ma sicuramente se vi dondolate sopra alleggerirete la schiena.

Camminate sia in piano che in salita: potrebbe essere un buon modo per far scendere il piccolo verso il canale del parto. Provate anche ad alzare una gamba e poi l’altra sul posto quasi marciando e sbattendo i piedi ad ogni passo facendo però attenzione a non cadere e a non strapazzarvi troppo. Fai le scale e perché no, se non c’è nessuno che può farlo al posto tuo, utilizza lo straccio come personal trainer.

Altri metodi naturali per far partire il travaglio

Ovviamente non pensare ai calci rotanti di Chuck Norris come attività agonistica per far partire il travaglio. Puoi però stimolare altre parti del tuo corpo (ad esempio i capezzoli) con un massaggio adatto ad avviare le contrazioni; potresti fare sesso col partner (e qui c’è un fondo di verità scientifica: lo sperma contiene le prostaglandine, utilizzate anche nell’induzione in ospedale); contattare tutte le tue amiche esperte in arti orientali con cui, appunto, praticavi lo yoga e sperimentare la digitopressione e la riflessologia.

Ricordate però che è sempre necessario mantenere la calma e non avere fretta. Facile a dirsi e difficilissimo a farsi, lo sappiamo bene. Alla fine della gravidanza la voglia di abbracciare il nostro piccolo è così forte che faremmo qualsiasi cosa pur di anticipare (anche se non troppo) il giorno in cui lo stringiamo al petto. Anche se tutti ci chiedono mille volte di fila se è nato, sappiate che non c’è nulla di prestabilito (a meno che non si tratti di un cesareo programmato): il nostro bimbo nascerà quando arriverà il suo momento.