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Chissà quante volte avete sentito dire questa frase: la gravidanza non è una malattia. Nella maggior parte dei casi è un’affermazione reale. Nonostante qualche piccolo e fisiologico disturbo, il pancione non è una condizione patologica, ma quasi uno stato di grazia che fa sentire benissimo. Purtroppo però non sempre ciò avviene e si parla di gravidanza a rischio. Nei casi più lievi bisogna prendere solo qualche precauzione in più rispetto alle altre future mamme, mentre in quelli più seri può essere necessario il riposo assoluto oppure il ricorso a farmaci. Vediamo tutto in dettaglio.
Cos’è una gravidanza a rischio
Come dice il termine stesso, si tratta di una gravidanza che, per varie ragioni, comporta un rischio di complicanze per la mamma o per il feto. Non sempre sono pericoli gravi, ma talvolta sì. È bene quindi prestare molta attenzione a qualsiasi segnale che non va. Il ginecologo quindi vi dirà il livello di rischio della vostra gestazione e, di conseguenza, darà i consigli migliori per affrontarla.
Una gravidanza può considerarsi a rischio per:
- patologie materne preesistenti.
- Patologie legate alla gravidanza.
- Fattori di rischio generali.
- Condizioni lavorative non compatibili con la gravidanza.
Gravidanza a rischio per patologie preesistenti
Prima di cercare di avere un bambino, qualsiasi donna dovrebbe fare dei controlli per verificare il suo stato di salute generale. Se non è ottimale bisogna intervenire precocemente. Ecco perché il ginecologo deve accertarsi che la futura mamma non sia affetta da particolari patologie che, una volta incinta, potrebbero mettere a rischio la gestazione.
Tra le malattie che possono mettere a rischio una gravidanza ci sono:
- iptertensione.
- Obesità.
- Diabete.
- Malattie autoimmuni.
- Patologie infettive come l’Hiv.
- Disturbi renali.
- Malattie della tiroide.
Quello che va fatto per ridurre il rischio è cercare di curare queste patologie pregresse, in modo da non peggiorare la situazione durante i 9 mesi. In alcuni casi, il medico modificherà le terapie già in uso adattandole alla condizione della dolce attesa. La cosa fondamentale è trovare i trattamenti compatibili con la gravidanza.
Gravidanza a rischio per patologie non preesistenti
Generalmente sono le prime settimane di gravidanza quelle considerate più a rischio, in particolare per le possibilità che si verifichi un aborto spontaneo, un evento più frequente entro la 12esima settimana di gravidanza. Un altro pericolo del primo trimestre di gravidanza è la gravidanza extrauterina che si verifica quando l’embrione non si impianta nell’utero, causando non pochi problemi.
Anche alcune infezioni possono trasformare una normalissima attesa in una a rischio. Alcuni esempi sono la toxoplasmosi, il citomegalovirus e la rosolia. Mentre le manifestazioni sulla mamma sono abbastanza lievi (banali sintomi influenzali nei primi due casi, leggero esantema nel terzo), l’impatto può essere significativo sul feto, provocando tra l’altro malformazioni, ritardo nella crescita, parto pretermine, morte endouterina. Fondamentale quindi prendere tutte le precauzioni possibili per evitare di contrarre la toxoplasmosi e il citomegalovirus e accertarsi di aver avuto la rosolia prima di cercare la gravidanza.
Ci sono poi alcune complicanze che fanno sì che la gravidanza diventi a rischio. Una di queste è la preeclampsia, caratterizzata da pressione alta, edema e proteine nelle urine. In genere si presenta dal secondo trimestre di gravidanza e va tenuta sotto controllo per scongiurare pericoli sia alla mamma che al bambino. Lo stesso vale per il diabete gestazionale.
Fattori di rischio generali
Alcune condizioni costituiscono fattori di rischio generali per la gravidanza:
- Età materna superiore ai 35 anni o inferiore ai 20.
- Abitudine al fumo.
- Consumo di alcol.
- Abuso di sostanze stupefacenti.
- Gravidanza gemellare.
- Sovrappeso o sottopeso.
- Stress.
- Precedenti gravidanze a rischio.
Gravidanza a rischio e condizioni di lavoro
Alcune situazioni lavorative possono essere rischiose per una mamma in attesa e/o per il bambino che porta in grembo. Fortunatamente, la legge tutela le lavoratrici. In particolare, in gravidanza non possono trasportare o sollevare pesi o fare lavori pericolosi, insalubri e faticosi. Non devono assumere posizioni scomode né stare in piedi per molte ore di seguito.
A prescindere dalla propria mansione, anche alcuni ambienti lavorativi non sono propriamente adatti ad una donna incinta. Pensiamo ad esempio alle fabbriche in cui si preparano vernici o solventi che, se inalati, potrebbero essere nocivi.
Insomma, il messaggio è chiaro: l’obiettivo è quello di non mettere a rischio la propria incolumità e quella del bimbo. È quindi giusto valutare insieme al proprio datore di lavoro il da farsi in caso di gravidanza: o si passa a compiti e ambienti non pericolosi oppure si dovrà andare in maternità anticipata, di cui parliamo tra poco.
Sintomi e trattamento della gravidanza a rischio
I segnali di una gravidanza a rischio dipendono dalla causa scatenante. Per esempio, se il problema è una minaccia d’aborto potrebbero esserci contrazioni, dolori addominali, perdite di sangue. Se il problema invece è l’ipertensione, i valori della pressione arteriosa saranno alti. Nel caso della preeclampsia invece si potrebbero riscontrare le proteine nelle urine e così via.
Va da sé che anche il trattamento deriva dal problema di fondo. Il ginecologo, ad esempio, potrebbe prescrivere il riposo a letto che, in alcuni casi, è totale. Significa che ci si deve alzare soltanto per andare in bagno. E poi ovviamente ci sono farmaci specifici per ogni singola problematica. In alcuni casi invece non se ne hanno a disposizione e quello che si fa è cercare di arrivare al parto in sicurezza, cioè senza anticiparlo troppo.
Gravidanza a rischio e maternità anticipata
Chi si trova, per uno dei motivi che abbiamo elencato, a vivere una situazione di gravidanza a rischio può chiedere la maternità anticipata. Come sicuramente saprete, le donne lavoratrici hanno diritto a 5 mesi di congedo di maternità obbligatorio per stare a casa o 2 mesi prima del parto e 3 dopo oppure 1 prima e 4 dopo. Come suggerisce la parola stessa, la maternità può essere anticipata per gravidanza a rischio.
Possono far domanda le lavoratrici dipendenti e quelle con contratto a tempo determinato del settore pubblico e privato, chi svolge lavori occasionali o con contratto a progetto, le associate in partecipazione. Anche le libere professioniste iscritte alla gestione separata Inps possono richiederla, ma soltanto per motivi di salute.
In caso di gravidanza a rischio per problemi di salute, l’istanza va presentata alla Asl di appartenenza. Nei casi collegati invece al posto di lavoro non salubre o non adatto ad una donna incinta, ci si rivolge al Servizio ispezione del lavoro della Direzione territoriale del lavoro.
Nel primo caso serve il certificato di un ginecologo che attesti che c’è una gravidanza in corso e che questa è a rischio o per complicanze o per una precedente patologia. Il certificato serve anche se la richiesta viene fatta per le condizioni professionali. Se il ginecologo è accreditato col Sistema sanitario nazionale, il suo certificato è sufficiente e la maternità anticipata scatta a partire dalla data del certificato. Se invece è un privato, il servizio ispettivo farà degli accertamenti e dovrà darvi una risposta entro 7 giorni. Oltre questo termine la domanda si ritiene comunque accolta.
Per quanto riguarda l’ammontare dell’indennità, le lavoratrici dipendenti percepiscono la stessa somma prevista per il congedo obbligatorio, cioè l’80 per cento della retribuzione media giornaliera dell’ultima busta paga. Le autonome prendono l’80 per cento di 1/365 del reddito medio annuo derivante da attività di collaborazione coordinata e continuativa o libero professionale.
Durante la maternità anticipata le lavoratrici non sono soggette alla visita fiscale. Inoltre, per il passaggio dal congedo anticipato a quello obbligatorio va fatta una apposita domanda.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.