Contents
- Cos’è la cardioaspirina
- Perché si prescrive la cardioaspirina in gravidanza
- Cardioaspirina in gravidanza e preeclampsia
- Cardioaspirina e preeclampsia: gli studi scientifici
- Cardioaspirina e poliabortività
- Quando iniziare a prendere la cardioaspirina in gravidanza
- Fino a quando assumere la cardioaspirina
- Rischi della cardioaspirina in gravidanza
- Quando sospendere la cardioaspirina in gravidanza
- Cardioaspirina: prima o dopo i pasti?
Con la consulenza scientifica del dott. Lorenzo Vasciaveo, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia e responsabile di Medicina materno-fetale presso il Policlinico Riuniti di Foggia, e della dott.ssa Erika Zanzarelli, medico in formazione specialistica in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Foggia – Policlinico Riuniti di Foggia.
“Nessun problema: basterà prendere la cardioaspirina per qualche settimana”. Sono tante le donne in gravidanza che si sono sentite dire questa frase dal proprio ginecologo. Non è un farmaco che si prescrive “a tappeto”, a tutte le “pancione”, ma solo ad alcune e in determinati casi. Vediamo dunque quando e perché è indicata la cardioaspirina in gravidanza.
Cos’è la cardioaspirina
L’aspirina nella sua forma classica è utilizzata come antinfiammatorio e può contenere un dosaggio di acido acetilsalicilico variabile. La cardioaspirina contiene basse dosi di acido acetilsalicilico (100 mg) in quanto già attivo l’effetto antiaggregante.
In gravidanza la dose di acido acetilsalicilico raccomandata nella profilassi per preeclampsia e restrizione della crescita fetale è di 150 mg al giorno.
La cardioaspirina (detta anche aspirinetta) previene la formazione di trombi all’interno dei vasi sanguigni, cioè di coaguli di sangue che possono provocare eventi cardiovascolari seri, come infarto e ictus. Ad esempio, spesso viene prescritta dopo che si verificano problemi come quelli appena citati, in modo da scongiurare il pericolo di un nuovo episodio.
Perché si prescrive la cardioaspirina in gravidanza
L’impiego dell’aspirinetta in gravidanza è abbastanza dibattuto. La tendenza è quella di cercare di prescriverla solo in casi davvero necessari e non come prevenzione generica. L’aspetto complesso è quello di riuscire ad individuare le donne veramente a rischio. Ci sono delle situazioni in cui sicuramente il suo impiego è utile.
La cardioaspirina in gravidanza viene prescritta nelle donne che, dopo aver eseguito il test di screening del primo trimestre (test combinato), risultino ad aumentato rischio di sviluppare preeclampsia e restrizione della crescita fetale oppure nelle donne con fattori di rischio già noti:
- precedente preeclampsia pretermine;
- ipertensione cronica;
- diabete pregravidico;
- BMI > 30 kg/m2;
- sindrome da anticorpi antifosfolipidi;
- procreazione medicalmente assistita per infertilità materna o inspiegata.
Cardioaspirina in gravidanza e preeclampsia
La preeclampsia (in precedenza chiamata gestosi) colpisce dal 2 al 8% delle donne gravide. Rappresenta l’evoluzione dell’ipertensione gestazionale e si definisce come l’insorgenza de novo di ipertensione dopo le 20 settimane associata a proteinuria e/o presenza di alterazioni della funzione renale o epatica, segni neurologici, emolisi o trombocitopenia e/o iposviluppo fetale.
Le cause della preeclampsia non sono ancora del tutto conosciute. Ci sono però dei fattori di rischio che permettono così di fare prevenzione. Tra questi ricordiamo l’obesità, l’età materna avanzata, la familiarità per gestosi, la preeclampsia in precedenti gravidanze, la presenza di malattie pregresse (diabete, patologie renali, ipertensione arteriosa). In questi casi è molto importante segnalare tutto questo al ginecologo all’inizio della gestazione, così da intervenire in maniera precoce.
Cardioaspirina e preeclampsia: gli studi scientifici
La US Preventive Services Task Force, il Centro statunitense per i servizi di prevenzione, raccomanda l’assunzione di aspirina a basso dosaggio alle donne in gravidanza che sono più a rischio di sviluppare preeclampsia. Gli esperti americani sono giunti a questa conclusione sulla base di una grande revisione di 21 studi randomizzati e 2 osservazionali.
La cardioaspirina dovrebbe essere assunta fino alla 36esima settimana di gestazione. A seconda del livello di rischio, in base a vari fattori considerati, il farmaco è associato ad una riduzione assoluta del rischio dal 2 al 5%, ad una diminuzione del parto pretermine dal 2 al 4% e ad una diminuzione della limitata crescita uterina dall’1 al 5%. Inoltre, la cardioaspirina non aumenta il rischio di distacco di placenta, emorragia post parto, emorragia fetale intracranica o mortalità perinatale.
Altre conferme arrivano dall’uso di aspirina in gravidanza. Una ricerca condotta al King’s College Hospital di Londra e pubblicata sul New England Journal of Medicine ha coinvolto 1.620 donne predisposte alla preeclampsia di 13 reparti maternità tra Regno Unito, Spagna, Italia, Belgio, Grecia e Israele. Le donne sono state divise in due gruppi: il primo è stato trattato con 150 mg di aspirina al giorno dall’11esima/14esima settimana di gravidanza fino alla 36esima, mentre il secondo ha ricevuto un placebo. Nel gruppo sottoposto alla terapia con aspirina, i casi di preeclampsia sono stati 13 (1,6%), mentre nel gruppo di controllo 35 (4,3%).
Cardioaspirina e poliabortività
Per poliabortività si intendono 3 o più aborti spontanei consecutivi. Il 5% delle donne ha avuto due aborti consecutivi, mentre l’1% ne ha avuti 3. Se la perdita di un bimbo è, in linea generale, un evento molto frequente – seppur dolorosissimo -, quando si verifica tre o più volte è necessario iniziare ad indagare sulle cause. Il ginecologo indagherà su vari fronti: anomalie uterine, problemi di coagulazione, problemi cromosomici, vari fattori di rischio.
In caso di poliabortività, la cardioaspirina non è sempre efficace, mentre lo è se la donna è affetta da trombofilia. La trombofilia è la tendenza del sangue a formare dei trombi. Le cause sono molteplici: carenza di vitamine anticoagulanti (come la vitamina C), fattori genetici (ad esempio la mutazione dell’enzima MTHFR che fa aumentare l’omocisteina o quella del fattore V di Leiden o della prototrombina), sindrome da anticorpi antifosfolipidi (causa un’eccessiva coagulabilità del sangue).
Quando si pone diagnosi di poliabortività e viene confermata una di queste cause, in previsione di una nuova gravidanza, il medico prescriverà l’assunzione della cardioaspirina che renderà quindi il sangue più fluido e, allo stesso tempo, ridurrà eventuali stati infiammatori che potrebbero pure essere alla base delle interruzioni della gravidanza.
Quando iniziare a prendere la cardioaspirina in gravidanza
L’assunzione di cardioaspirina è raccomandata dalla 12esima settimana di gravidanza.
Fino a quando assumere la cardioaspirina
In genere il farmaco si prende fino alla 36esima settimana di gravidanza. Ovviamente se il medico lo ritiene opportuno questo periodo può essere prolungato.
Rischi della cardioaspirina in gravidanza
Durante la gravidanza l’aspirina e, più in generale, gli antinfiammatori non steroidei vanno assunti con particolare cautela, specialmente nel terzo trimestre. Il pericolo potenziale è quello della chiusura di un importante vaso sanguigno, chiamato dotto di Botallo, circostanza che potrebbe essere insidiosa per il feto.
Se però il dosaggio è basso e l’assunzione avviene sotto controllo medico, i rischi sono praticamente pari a zero. Una quantità elevata potrebbe invece avere conseguenze quali malformazioni congenite, problemi cardiaci, anomalie del liquido amniotico.
Esiste poi una serie di effetti collaterali tipici dell’acido acetilsalicilico, più frequenti in soggetti particolarmente sensibili: bruciore di stomaco, nausea, diarrea, vomito, reazioni allergiche (a volte gravi), sanguinamenti vaginali, patologie a carico dell’orecchio, dell’apparato respiratorio, cardiache, cutanee, problemi al sistema nervoso. Il basso dosaggio però riduce la loro incidenza.
Quando sospendere la cardioaspirina in gravidanza
In alcuni casi l’aspirinetta deve essere sospesa:
- Reazioni allergiche.
- Effetti collaterali gravi.
- Sanguinamenti vaginali.
- In prossimità del parto.
L’ultimo punto è particolarmente importante. Come abbiamo visto, la cardioaspirina rende il sangue più fluido. Quando è prolungata, l’assunzione va interrotta circa un paio di settimane prima del parto (se è programmato, cioè se è un cesareo) oppure della data presunta del parto. Qualunque sia la modalità con cui avviene, il parto comporta sempre una perdita di sangue. Con la cardioaspirina il rischio è che possano verificarsi emorragie anche abbondanti che potrebbero essere pericolose.
Cardioaspirina: prima o dopo i pasti?
Le compresse di cardioaspirina sono gastroresistenti e a rilascio graduale. La posologia indica una pillola al giorno. Esistono anche formulazioni in bustine da preferire in gravidanza per la formulazione da 160 mg.
Nel foglietto illustrativo viene suggerito di prenderla prima dei pasti per avere un’efficacia maggiore. In realtà, l’assunzione a stomaco vuoto può provocare effetti collaterali fastidiosi, soprattutto a livello gastrointestinale. Di conseguenza, è consigliabile prendere la cardioaspirina a stomaco pieno, preferibilmente la sera, dopo cena. Il ginecologo potrebbe anche suggerire di accoppiare un gastroprotettore al mattino, un farmaco che protegge la mucosa gastrica, riducendo gli effetti avversi.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.