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Donna incinta sul divano
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Gli addetti ai lavori la chiamano “interdizione anticipata maternità“, per tutti è più semplice da ricordare come maternità anticipata, ovvero quel periodo di congedo durante la gravidanza che precede i 5 mesi di congedo obbligatorio. Non tutte le mamme riescono ad arrivare al settimo mese e, soltanto in alcuni casi, lo Stato consente di trascorrere la gestazione a casa ricevendo un contributo economico erogato dall’Inps. Vediamo a chi va questo beneficio.

A chi tocca la maternità anticipata

La maternità anticipata non è un capriccio, dettato dalla voglia di non far nulla durante le 40 settimane. Le condizioni che la impongono di fatto sono tre:

1- complicanze della gravidanza o malattie precedenti della donna che possono peggiorare durante la gestazione;

2- condizioni di lavoro che possono nuocere alla salute della gestante o del bambino (un esempio: una fabbrica che produce solventi chimici);

3- se la futura mamma si occupa del trasporto e del sollevamento di pesi, di lavori pericolosi, faticosi o poco sani e non può essere trasferita ad altre mansioni.

Chi nei primi 7 mesi si trova in una di queste situazioni può chiedere l’astensione dal lavoro. 

Chi può fare domanda di maternità anticipata

Possono far domanda di maternità anticipata le lavoratrici dipendenti e quelle con contratto a tempo determinato del settore pubblico e privato, chi svolge lavori occasionali o con contratto a progetto, le associate in partecipazione. Anche le libere professioniste iscritte alla gestione separata Inps possono richiederla, ma soltanto se ci sono problemi di salute che possono pregiudicare la gravidanza e se smettono di lavorare per l’intero periodo. Ciò significa che una libera professionista non può andare in maternità anticipata per mansioni pericolose o luogo di lavoro insalubre.

Maternità anticipata, a chi presentare domanda

A chi va fatta la richiesta? Allora, se si tratta di un problema di salute (quindi il punto 1 che abbiamo citato sopra), dovete presentare domanda alla vostra Asl. Nei casi collegati invece al posto di lavoro (punti 2 e 3), dovete rivolgervi al Servizio ispezione del lavoro della Direzione territoriale del lavoro corrispondente alla vostra residenza anagrafica.

Nella prima eventualità, recatevi alla Asl con un certificato di un ginecologo che attesti che c’è una gravidanza in corso e che questa è a rischio o per complicanze (ad esempio una minaccia di aborto spontaneo) o per una vostra precedente patologia.

Nei casi di maternità anticipata collegata alle condizioni professionali, l’istanza va presentata alla Direzione territoriale del lavoro o dalla lavoratrice o dal datore di lavoro, sempre col certificato del medico e altra documentazione che può essere richiesta.

Se il ginecologo è accreditato col Sistema sanitario nazionale, il suo certificato è sufficiente e la maternità anticipata scatta a partire dalla data del certificato. Se invece è un privato, il servizio ispettivo farà degli accertamenti e dovrà darvi una risposta entro 7 giorni. Oltre questo termine la domanda si ritiene comunque accolta.

Maternità anticipata, visite fiscali e passaggio a quella obbligatoria

Tenete a mente due cose importanti. La prima: durante la maternità anticipata non siete soggette alla visita fiscale. La seconda: il passaggio dal congedo anticipato a quello obbligatorio non è automatico e va presentata una regolare domanda.

Maternità anticipata: a quanto ammonta 

Quanto vi spetta con la maternità anticipata? Le lavoratrici dipendenti percepiscono la stessa indennità prevista per il congedo obbligatorio, cioè l’80 per cento della retribuzione media giornaliera dell’ultima busta paga. Le lavoratrici autonome prendono invece l’80 per cento di 1/365 del reddito medio annuo derivante da attività di collaborazione coordinata e continuativa o libero professionale.

Articolo aggiornato il 12 luglio 2021