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coppia nel letto con neonato
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La maggior parte di voi lo avrà detto almeno una volta in gravidanza, ne siamo sicuri: “Il neonato nel lettone? Ma non se parla proprio! Finiremmo per schiacciarlo! E poi la nostra intimità che fine farebbe? Non si discute proprio. Ognuno nel suo letto…”. Ma poi il piccolo nasce e, metti la voglia di coccolarlo giorno e notte e di sentire quel profumo inebriante, metti la stanchezza devastante dopo una giornata di poppate e pannolini che farebbero dormire anche in piedi, ed ecco che il cucciolo di casa finisce bello spaparanzato nel lettone in mezzo a mamma e papà. In alcuni casi però il bed sharing è una scelta consapevole dei genitori ed è una tendenza che sta aumentando. Con i suoi pro e i suoi contro. Che ora vediamo.

Quanto è diffuso il bed sharing

Secondo una recente ricerca, in Italia una coppia su 2 dichiara di praticare il bed sharing, l’abitudine cioè di condividere il proprio letto con i figli. In un caso su 5 questa si protrae oltre i 5 anni del bambino, con eccezioni che arrivano addirittura ai 13. A quanto pare, sono i maschi a cercare di più di dormire coi genitori, mentre le femmine sono più indipendenti (ovviamente parliamo di bambini più grandicelli).

Fino a qualche tempo fa il bed sharing era impensabile perché non rientrava proprio nella nostra mentalità. E sono ancora tante le coppie che pensano che i bimbi vadano resi autonomi presto. Come accennato, a volte il bed sharing viene praticato consapevolmente dai genitori: molti si sentono più sicuri ad avere il neonato sempre con loro. 

Quali sono i vantaggi del bed sharing

Il bed sharing comporta un vantaggio enorme per le mamme che allattano: basta scoprire il seno a qualunque ora, far ciucciare il piccolino e riaddormentarsi tutti serenamente. Con un lattante, la stanchezza si fa sentire e alzarsi spesso la notte non consente di recuperare le energie necessarie ad affrontare la giornata successiva (pensiamo anche a chi torna al lavoro dopo pochi mesi dal parto).

Il bed sharing però non è solo una scelta di comodo per i genitori, ma alcune evidenze scientifiche sottolineano che ci sono risvolti importanti sullo sviluppo dei neonati. Non è affatto vero infatti che i piccoli che dormono nel lettone saranno insicuri da grandi o che raggiungeranno con difficoltà la loro indipendenza. Lo dice, ad esempio, una ricerca condotta dalla Stony Brook University di New York che ha monitorato quasi mille coppie che praticavano il bed sharing. Una volta cresciuti, questi bambini non avevano nessun particolare “disagio in nessun aspetto della loro vita”.

I vantaggi sono anche altri. L’odore dei genitori vicini è un potentissimo calmante per i neonati, soprattutto nelle prime settimane dopo la nascita. Spesso infatti si propone loro un oggetto o un pupazzetto (si chiama dou dou) che la mamma tiene con sé durante la gravidanza per impregnarlo del proprio odore e non far sentire solo il piccolino nella sua culla. Ma se dorme con voi il problema è risolto. Quando sono piccolissimi i neonati hanno bisogno del contatto con la madre (il cosiddetto bonding), non è un capriccio e neanche un vizio, come magari vi sarà capitato di sentirvi dire. È veramente una necessità.

Quali sono i pericoli del bed sharing

Vediamo invece gli svantaggi del bed sharing. Il primo è correlato alla cosiddetta “morte in culla“. Pare infatti che dormire con i genitori possa essere una delle concause della Sids. È quindi importante che anche nel lettone i neonati dormano a pancia in su (fattore protettivo), soprattutto dopo la poppata. Inoltre, un rischio in più è costituito da genitori che fumano o sono obesi, la presenza di tanti cuscini e coperte pesanti nel letto o un materasso non particolarmente rigido. Fate attenzione a tutti questi aspetti se avete intenzione di dormire con vostro figlio o se già lo fate.

Se invece pensate alla paura di schiacciare nel sonno il neonato sappiate che questo è molto difficile che accada: subito dopo il parto, il sonno diventa fisiologicamente più leggero e si è in grado di percepire subito qualunque rumore o movimento particolare. Di contro però questo potrebbe significare che, con l’ansia del piccino nel letto, il vostro sonno potrebbe non essere riposante, ma questo è un fatto del tutto soggettivo.

Bed sharing e intimità con il partner

E poi c’è la questione intimità col partner. La scelta del bed sharing deve necessariamente essere condivisa, non imposta da uno dei due. E deve essere fatta con coscienza. È inevitabile che un bimbo in mezzo alla coppia possa in qualche modo ridurre le occasioni per stare un po’ insieme, per scambiarsi delle effusioni, certo, ma anche solo per parlare un po’ dopo una giornata in cui ci si è visti poco. Un problema però relativo cui si può ovviare cercando soluzioni alternative.

I lettini per il co-sleeping

Oggi però esiste una interessante via di mezzo tra il pupo nel lettone e la culla da solo. Sono i lettini per il co-sleeping (cioè dormire insieme, ma in due letti diversi, affiancati) che hanno tre sponde al posto di quattro e che si possono attaccare al proprio letto. Sono comodi perché consentono di essere molto vicini al bambino e di poterlo allattare agevolmente oppure di consolarlo in caso di pianto. Tutto ciò garantisce maggiore intimità col compagno, più sicurezza per quanto riguarda la Sids, ma al contempo è un’idea che non fa mancare al piccino il contatto e le attenzioni di cui ha bisogno.

Bed sharing e sponde per il letto

Un’altra alternativa per non averlo proprio al centro del letto, ma lateralmente, è costituita dalle sponde che si incastrano sotto al materasso. Sono molto pratiche anche in viaggio perché quando vengono richiuse non prendono molto spazio nel bagagliaio della macchina. Inoltre, possono essere utilizzate più avanti, quando i bambini dormono nel loro letto per evitare che cadano.