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Camminare è un traguardo a cui, dopo un percorso naturale, arrivano tutti i bambini; l’unica diversità riguarda la tempistica: c’è chi resta un “gattonatore” velocissimo fino a 14 mesi, chi procede impavido su due gambe già a 10. Però l’emozione di vedere il proprio piccolo in piedi che zompetta da una stanza all’altra è così forte che spesso i genitori si preoccupano di ritardi inesistenti.

Lo sviluppo motorio dei bambini

Premettendo che ogni bimbo cresce in modo unico e personale, le fasi di sviluppo motorio rappresentano delle indicazioni piuttosto generiche dei movimenti che il bambino dovrebbe essere capace di fare in un dato momento. Al terzo mese di vita, ad esempio, il neonato inizia a mantenere la testa eretta; al quarto riesce, se messo a pancia in giù, a tirarsi su con gli avambracci, inoltre sgambetta e muove le braccia; al sesto mese si mette i piedini in bocca e tende gli arti superiori; all’ottavo sta seduto da solo, molleggia sulle gambe e pian piano impara a rotolarsi.

A dieci mesi, il bambino è in grado di fare alcuni movimenti più complessi, come sedersi da solo passando dalla posizione supina a quella seduta, afferrare gli oggetti che lo interessano e aggrapparsi a vari appigli per sostenersi. Da qui a gattonare è un soffio: aggrappandosi infatti riesce a mettersi in piedi e a spostarsi in modo autonomo sebbene, a 11 mesi, qualcuno cerchi direttamente l’indipendenza motoria. Dai 12 ai 14 mesi quasi tutti i bimbi iniziano a fare i primi passi ed entro i 18 vanno spediti nella ricerca di movimenti in piena libertà.

Il bambino non cammina: quando preoccuparsi

È chiaro che se un bimbo a 20 mesi ancora non cammina è meglio rivolgersi ad uno specialista. In linea di massima però i genitori vogliosi di vedere il proprio figlio in testa alle maratone casalinghe devono avere pazienza: è bene non costringere il piccolo a fare movimenti che non gli vengono spontanei. Secondo i pediatri, infatti, accelerare la loro motricità non regala alcun vantaggio. Allo stesso modo, diversi studi internazionali sottolineano l’inutilità e la pericolosità del girello come strumento-stimolo per camminare.

Come favorire i primi passi dei bambini

Esistono invece dei piccoli trucchi per dare sicurezza ai bimbi spaventati da questa nuova opportunità di movimento e per stimolarli a camminare in maniera sana.

Oltre ad attrarlo verso i suoi oggetti preferiti (biberon, ciuccio, giocattoli) e a premiarlo per i vari tentativi riusciti o meno con carezze e baci, bisogna infondergli serenità con gesti calmi e sorrisi continui.

Quando i piccoli iniziano a camminare, a pazienza, in breve, non deve mai venir meno. Inoltre, in questa fase di mera scoperta, è preferibile “imbottire” la casa e i pavimenti. In primis, un bel tappeto morbido per attutire i tonfi quando il bimbo sperimenta la posizione eretta, lo renderà meno timoroso nel ritentare. Poi, come per magia, gli angoli di mobili e oggetti spigolosi devono sparire sotto la formula dei paraspigoli, i cassetti devono essere bloccati, i detersivi spostati in alto, e le prese elettriche chiuse con le placche per bambini.

Attenzione anche ad oggetti pesanti, ad esempio la televisione, che se posizionata ad altezza bimbo potrebbe essere causa di spiacevoli incidenti; meglio creare una distanza di sicurezza piazzando un tavolo e impedendo così che il piccolo camminatore se la tiri addosso.

Quali scarpe primi passi scegliere

Infine, i neocamminatori, e comunque i bambini fino ai due anni di vita, hanno bisogno di scarpe che siano flessibili, di qualità e comode, realizzate con materiali traspiranti meglio se alte fino alla caviglia in inverno e chiuse sia davanti che sul tallone in estate. Bandite le infradito, le ciabattine, le scarpe a buon mercato e i numeri troppo grandi. Via libera anche ai piedi completamente nudi.