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Ogni anno, nel mondo si registrano dai 3 ai 5 miliardi di episodi di gastroenterite nei bambini, soprattutto in quelli con meno di 5 anni di età e, in particolare, nei Paesi meno sviluppati. È una delle malattie infettive più frequenti in età pediatrica e in Italia è una delle principali cause di ospedalizzazione, anche perché è molto contagiosa.
Spesso la gastroenterite viene chiamata anche influenza intestinale, ma è un’espressione impropria perché non vi è alcun nesso con il virus influenzale. È invece un’infiammazione della mucosa dello stomaco e dell’intestino che provoca una serie di disturbi. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente, ma in altri è necessario il ricorso alle cure ospedaliere, specialmente se colpisce i neonati.
Le cause della gastroenterite nei bambini sono essenzialmente tre:
- virus (Rotavirus, Norovirus e Adenovirus).
- Batteri (Salmonella, Campylobacter Jejuni, Escherichia Coli, Vibrio cholerae).
- Parassiti (Giardia Iamblia, Entamoeba histolytica).
Le gastroenteriti virali sono le più diffuse in assoluto (con picchi in inverno, tra novembre e marzo), meno quelle batteriche e, nei nostri territori, ancora meno quelle scatenate da parassiti. Tra i virus, il Rotavirus è quello maggiormente coinvolto, in special modo tra i 3 e i 15 mesi.
Quali sono i sintomi della gastroenterite nei bambini
I sintomi della gastroenterite nei bambini sono tipicamente questi:
- vomito.
- Nausea.
- Diarrea.
- Febbre.
- Bruciore gastrico.
- Dolori addominali (più forti con le scariche di diarrea).
- Crampi allo stomaco.
- Debolezza.
- Inappetenza.
- Sonnolenza.
- Mal di testa.
Vomito e diarrea sono i più classici. In realtà, non sempre c’è vomito, ma è difficile che si presenti una gastroenterite senza diarrea. L’incubazione della gastroenterite (soprattutto se virale) è piuttosto rapida: i sintomi compaiono presto, nel giro di un paio di giorni da quando il bambino si è infettato.
Il contagio può avvenire per contatto diretto con l’agente patogeno (ad esempio cibi o acqua contaminati), indiretto attraverso mani e bocca, toccando superfici, stoviglie oppure oggetti contaminati, per contatti interpersonali con la persona infetta. Questo spiega perché, principalmente nel periodo invernale, negli asili e nelle scuole si assiste a vere e proprie epidemie di problemi intestinali.
Quanti giorni dura la gastroenterite
In linea di massima, il decorso della gastroenterite è abbastanza veloce. Come dicevamo, i sintomi si presentano 1-2 giorni dopo che il bambino si è infettato e, in genere, passano in meno di una settimana. Non è una regola: a volte la guarigione arriva dopo diversi giorni, ma potrebbero bastare 48 ore.
Attenzione: si è contagiosi dal momento in cui si manifestano i disturbi fino a 48 ore dopo la loro scomparsa. Ecco perché non bisogna mandare i bambini a scuola appena non accusano più sintomi, ma aspettare ancora 2 giorni.
Il vero pericolo della gastroenterite nei bambini è la disidratazione. È una condizione che si verifica quando la quantità di acqua introdotta mangiando o bevendo è inferiore a quella che l’organismo consuma per le sue normali attività fisiologiche o a causa di malattie. In altre parole: se il bambino con la gastroenterite perde liquidi con vomito e diarrea e questi liquidi non vengono reintegrati può disidratarsi.
Come capire se un bambino è disidratato? Osservando alcuni campanelli d’allarme:
- scarsa reattività, fino alla letargia.
- Pelle e labbra asciutte.
- Pianto senza lacrime.
- Fontanella anteriore infossata (se ha meno di un anno di età).
- Occhi infossati e cerchiati.
- Poca pipì.
La disidratazione può avere conseguenze importanti su alcune categorie di soggetti: anziani, persone con il sistema immunitario indebolito, bambini molto piccoli. Se un piccolino con la gastroenterite si disidrata, è opportuno rivolgersi ad un pronto soccorso pediatrico. È inoltre il caso di andare in ospedale se:
- il vomito non si ferma;
- il bambino è molto sofferente e abbattuto;
- si tratta di neonati di poche settimane o pochi mesi;
- i sintomi durano da 7-8 giorni;
- la febbre è alta;
- c’è sangue nelle feci.
In ospedale si procederà ad una reidratazione intensiva per via endovenosa e probabilmente ad alcuni esami specifici sia per verificare un eventuale scompenso elettrolitico, sia per individuare il germe responsabile della gastroenterite (ad esempio, potrebbe essere eseguita la coprocoltura per Rotavirus, Norovirus, Salmonella o un esame parassitologico se si è stati di recente in luoghi a rischio).
Come si cura la gastroenterite nei bambini
Lo scopo primario della terapia della gastroenterite non è fermare il vomito o la diarrea, che sono dei fisiologici meccanismi dell’organismo per liberarsi naturalmente dall’agente patogeno: l’obiettivo è evitare la disidratazione. La prima cosa da fare quindi è reintegrare i liquidi e i sali minerali persi. Non importa se il bambino non mangia: importa moltissimo che beva.
La bevanda ideale sono le soluzioni reidratanti orali, che contengono tutte le sostanze che servono al bimbo per riprendersi in fretta. All’inizio, vanno proposte a dosi ridotte, meglio se fredde: si comincia con un cucchiaino da caffè ogni due minuti. Se non stimolano il vomito, si può aumentare gradualmente la quantità.
Da evitare le bibite gassate e i succhi di frutta: il loro contenuto di acqua, zuccheri e sali non è adeguato. Inoltre queste bevande possono peggiorare la diarrea. Se le soluzioni reidratanti non piacciono, meglio il tè deteinato o la camomilla, somministrati sempre poco per volta. In caso di gastroenterite nei neonati allattati al seno, è auspicabile farli attaccare spesso.
Il pediatra (che ovviamente va sempre informato) potrebbe prescrivere un antipiretico per abbassare la febbre e i probiotici per riequilibrare la flora batterica intestinale. L’antibiotico non si dà mai per le forme virali, talvolta per quelle batteriche e solo dopo aver individuato il batterio responsabile dell’infezione. Per le gastroenteriti da parassiti sono necessari farmaci specifici in base al parassita.
Anche l’alimentazione ha la sua importanza. Sfatiamo però un mito: non per forza si deve proporre riso bollito e petto di pollo arrosto, né si deve tenere a digiuno forzato un piccolo che sta male. La Società Italiana di Pediatria ha infatti evidenziato che le diete restrittive contro la diarrea non si sono rivelate utili, ma che è sufficiente seguire le normali regole per un’alimentazione corretta.
E c’è anche di più. Un bambino che non sta bene non ha molta fame e non va mai forzato a mangiare se non ne ha voglia. La dieta “in bianco” è ancora meno appetibile. La soluzione è offrire cibi semplici, ma allo stesso tempo stuzzicanti. I pasti dovrebbero essere piccoli e frequenti, aumentando l’apporto calorico man mano che il bimbo sta meglio.
Vanno privilegiati i carboidrati (riso, pane, pasta, patate, che danno energia e sono facilmente digeribili), carne bianca, pesce, alcuni frutti (mele sbucciate, banane). Soprattutto all’inizio del malessere, da evitare sono i latticini, i cibi grassi, speziati o con condimenti pesanti, le verdure e gli zuccheri (aggravano i sintomi, specie la diarrea).
Tra i rimedi naturali per la gastroenterite nei bambini ci sono i tannini, contenuti in alcune piante medicinali come tè e mirtillo nero. Hanno la capacità di proteggere la mucosa intestinale e limitare la perdita di acqua e sali minerali. Sono però solo un supporto alla reidratazione.
Come si può prevenire la gastroenterite
La prevenzione è fondamentale per “sfuggire” al contagio e alla diffusione della malattia. Di conseguenza, è indispensabile tenere a casa il bambino malato, lavarsi bene le mani, disinfettare le superfici che potrebbero essere contaminate (come la tavoletta del wc), lavare a parte e ad alta temperatura vestiti, lenzuola e asciugamani usati dal piccolo paziente, non utilizzare le sue stesse stoviglie.
Esistono poi delle misure più generiche di prevenzione della gastroenterite, come le precauzioni nella preparazione e nella conservazione dei cibi o nei viaggi in nazioni a rischio. Per quanto riguarda il Rotavirus, da qualche anno è disponibile la vaccinazione, che si è dimostrata particolarmente valida per ridurre la comparsa dei sintomi. Il vaccino (in gocce orali) si somministra in 2 o 3 dosi a partire dalla sesta settimana di vita del neonato.
Fonti
- Istituto Superiore della Sanità
- Società Italiana di Igiene
- Società Italiana di Pediatria
- Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.