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Piatto con crostini di salone affumicato in gravidanza
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Con le classiche farfalle per un primo piatto “evergreen” e praticamente irresistibile. Su un avocado toast per un brunch molto “cool”. Su cracker, formaggio spalmabile e erba cipollina per un aperitivo stuzzicante. In una bella insalata mista in un’afosa giornata estiva. Esiste qualcosa di più versatile del salmone affumicato? Forse, ma senza ombra di dubbio è un ingrediente che si presta a un sacco di preparazioni. Col suo sapore delicato è estremamente invitante. Ma come tanti altri aspetti dell’alimentazione, col pancione il dubbio nasce spontaneo: si può mangiare salmone affumicato in gravidanza?

Salmone in gravidanza 

Partiamo da una considerazione: il pesce in gravidanza non dovrebbe mai mancare. Infatti fornisce moltissimi nutrienti e minerali che contribuiscono in maniera sostanziale non solo al benessere della mamma, ma anche a quello del piccolo che porta in grembo. Quale privilegiare? Senza dubbio quello azzurro, fonte ricchissima in particolare di acidi grassi “buoni”, che hanno proprietà benefiche. Ma se acciughe, sgombri e alici non vi fanno impazzire, certamente sul banco del pescivendolo troverete qualcosa che vi piace. L’importante è che sia pesce e, soprattutto, che venga cotto bene. 

Se rispettate questa fondamentale regola della cottura, via libera al salmone in gravidanza. Lo trovate fresco, decongelato, in scatola (tipo il tonno, al naturale o in olio d’oliva) e affumicato. 

Perché il salmone fa bene?

Il salmone è un pesce dalle mille virtù. Prima fra tutte la quantità notevole di Omega 3, i famosi acidi grassi che fanno così bene alla salute. Tra questi un ruolo importantissimo in gravidanza lo gioca il DHA (acido docosaesaenoico), che spesso viene utilizzato anche negli integratori per la dolce attesa. Tra le varie funzioni, il DHA contribuisce allo sviluppo del cervello del feto e aiuta a migliorare alcune patologie metaboliche di cui potrebbe soffrire la mamma. 

Inoltre, il salmone contiene vitamina D (basilare per la crescita dello scheletro del bambino), un livello piuttosto consistente di proteine cosiddette “nobili” (cioè di alto valore biologico) e, se allevato in mare, anche di iodio (essenziale per lo sviluppo fetale e per la tiroide). 

Di contro però c’è da sottolineare anche un rovescio della medaglia: l’elevato contenuto di colesterolo e, nel caso del salmone affumicato, anche di sale. Entrambi vanno sempre tenuti sotto controllo, ma in special modo quando si aspetta un bimbo. 

Il consumo di salmone non deve essere esagerato. Un paio di porzioni alla settimana (pari complessivamente a circa 250 grammi di salmone fresco) andranno bene. Anche perché non si deve dimenticare che, allo stesso modo di altri pesci grandi come il tonno oppure il pesce spada, potrebbe accumulare mercurio, un metallo dannoso. 

Le proprietà del salmone affumicato

Torniamo a parlare di salmone affumicato, oggetto del nostro approfondimento. Ecco alcuni valori nutrizionali per 100 grammi di prodotto secondo il Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA): 

  • 147 kcal.
  • 25,4 grammi di proteine.
  • 4,5 grammi di lipidi.
  • 1.880 milligrammi di sodio
  • 420 milligrammi di potassio.
  • 250 milligrammi di fosforo. 

Alcuni di questi numeri (ad esempio quelli delle proteine e del potassio) sono positivi, al contrario invece di altri come il sodio, cioè il sale, che non possono definirsi toccasana.

Salmone affumicato in gravidanza: sì o no?

Arriviamo subito al nocciolo della questione e alla risposta alla domanda che avevamo posto all’inizio. Salmone in gravidanza: sì o no? Chiaramente il ginecologo o l’ostetrica di riferimento sono le due figure professionali che potranno darvi i suggerimenti migliori e più qualificati. In linea di massima, il salmone affumicato in gravidanza viene sconsigliato. E ora vi diciamo perché. 

Nella maggior parte dei casi, il salmone affumicato è crudo e, in quanto tale, può facilmente essere veicolo di infezioni causate da vari microrganismi patogeni. Il primo è la Listeria monocytogenes (batterio), ma ci sono anche la salmonella (un altro batterio) e l’anisakis (un parassita). In gravidanza, infezioni tutto sommato innocue o comunque non eccessivamente temibili (con le dovute eccezioni), potrebbero trasformarsi in qualcosa di molto più serio.  

L’affumicatura del salmone (metodo utilizzato fin dall’antichità per conservare i cibi) riduce il rischio di contaminazione, ma non lo elimina del tutto. Diciamo quindi che potete stare un po’ più tranquille se sulla confezione del salmone trovate scritto “affumicatura a caldo”. Viceversa, con quella a freddo non siete al sicuro al 100%. Anche la marinatura non risolve il problema, indifferentemente se si utilizza il limone o l’aceto. 

L’unico modo quindi per consumare serenamente il salmone affumicato in gravidanza è cuocerlo. Il calore è il sistema più efficace per distruggere i potenziali agenti patogeni. Certo, in questo modo il sapore del salmone non sarà lo stesso, ma almeno potete portarlo a tavola senza ansia. 

Cos’è la listeriosi?

Il pericolo numero uno che potrebbe annidarsi nel salmone affumicato è la Listeria monocytogenes che, se ingerita, è responsabile di tossinfezioni alimentari. L’Istituto Superiore della Sanità (Iss) cita la listeriosi come una questione di sanità pubblica sempre più significativa, anche se è meno frequente di altri disturbi come la salmonellosi. 

Il batterio è molto diffuso nell’ambiente, nel suolo, nella vegetazione e nell’acqua. Nel caso dei salmoni potrebbe trovarsi nelle acque degli allevamenti ed è resistente all’affumicatura e anche al congelamento: muore solo con la cottura. Sempre secondo l’Iss, gli alimenti più spesso associati a listeriosi sono il pesce affumicato, prodotti a base di carne come i paté e gli hot dog, formaggi a pasta molle, formaggi erborinati o poco stagionati, vegetali preconfezionati e latte non pastorizzato. 

I sintomi possono essere variabili dalla classica gastroenterite febbrile (si presentano nel giro di poche ore dall’ingestione del cibo contaminato) a gastroenteriti invasive o sistemiche che, nei casi più preoccupanti, possono avere complicanze quali meningite, setticemia, encefalite. Queste forme gravi hanno un’incubazione lunga (anche 70 giorni). 

La listeriosi in gravidanza può costituire una problematica rilevante perché potrebbe provocare aborto spontaneo, morte fetale endouterina, parto prematuro e infezioni neonatali. Si può contrarre in qualsiasi trimestre, ma è stata osservata più frequentemente nel terzo. 

Il salmone affumicato aumenta il rischio di toxoplasmosi?

Se vi state chiedendo se il salmone affumicato aumenta il rischio di toxoplasmosi vi rispondiamo così: no. Il pesce infatti non diffonde questa infezione che preoccupa tanto (e a ragione veduta) le future mamme. La toxoplasmosi è determinata dal Toxoplasma gondii, un parassita che può infettare vari animali. 

La toxoplasmosi si trasmette attraverso carne cruda, salumi crudi, frutta e verdura non lavate accuratamente. Il microrganismo si può trovare nelle feci degli animali infetti (tipo i gatti) che, a loro volta, contaminano la terra. Attraverso il contatto oro-fecale quindi può arrivare all’uomo. In gravidanza l’infezione può attraversare la placenta, causando malformazioni, aborto o morte in utero.

Come abbiamo già accennato, il pesce può essere vettore di alcune infezioni, ma non della toxoplasmosi. Occhio solo alle cross-contaminazioni, cioè alla contaminazione da parte di altri cibi (per esempio, se per ipotesi conservate in frigorifero nello stesso piatto pesce e carne cruda) oppure di utensili o superfici contaminati e non lavati in maniera ottimale. 

Salmone in gravidanza e sale

Oltre alla possibilità di scatenare tossinfezioni alimentari, un altro motivo per cui il salmone affumicato in gravidanza non è indicato è che si tratta di un cibo molto salato. Il sale in gravidanza andrebbe limitato per diverse ragioni, ad esempio per non far alzare la pressione arteriosa (predispone alla gestosi) e per limitare l’insorgenza della ritenzione idrica, molto comune durante la gestazione. A dire il vero, bisognerebbe assumerne poco a prescindere. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un consumo giornaliero di massimo 5 grammi, pari ad un cucchiaino da caffè. 

Il ministero della Salute dice che “un consumo elevato di sale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di ipertensione”. In gravidanza “è ancora più importante ridurne l’assunzione e preferire quello iodato”. In questo periodo e durante l’allattamento il fabbisogno di iodio aumenta e il sale iodato è una soluzione per integrare. 

Per ridurre il sale – in gravidanza, ma non soltanto – si può ricorrere ad alcuni escamotage, ad esempio utilizzare le spezie per condire la carne, il pesce e le verdure. In secondo luogo bisognerebbe limitare i cibi che ne contengono, compreso quindi il salmone affumicato. 

Salmone cotto in gravidanza 

Come comportarsi quindi? Il salmone cotto in gravidanza è probabilmente il miglior compromesso per aggirare alcune insidie, come quello della listeriosi. Il salmone fresco si può cucinare in tanti modi diversi che non modificano il gusto intenso e inconfondibile di questo pesce, ma anzi lo esaltano. Al vapore, al forno (lo avete mai provato in crosta di patate oppure con arancia e pistacchi?), alla griglia oppure nei primi piatti, le idee certamente non mancano. 

Se proprio non potete resistere al richiamo del salmone affumicato in gravidanza il consiglio è quello di scottarlo prima di mangiarlo. Sarà meno allettante, ma almeno vi togliete lo sfizio… in sicurezza. Buon appetito!

Fonti

Ministero della Salute
Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA)
Istituto Superiore della Sanità
Organizzazione Mondiale della Sanità