Un neonato fino a 4-5 mesi si sveglia ogni 3-4 ore di solito in lacrime e urlante per la fame. Dai sei mesi in poi, però, la lunghezza del sonno si estende, fino anche a sei ore e via via oltre da allora in poi. Ma dal primo semestre di vita, però, oltre ai normali risvegli possono iniziare anche gli incubi e più tardi, dall’anno in poi, il cosiddetto pavor nocturnus.
Come distinguere allora tra un semplice risveglio, i brutti sogni e gli attacchi di panico durante il sonno? Prima di tutto non serve allarmarsi, nessuna delle tre opzioni è segno di una patologia, ma può esserlo in alcuni casi di un disagio. Andiamo passo per passo.
Intanto è provato da diversi studi che due bambini su dieci dai cinque ai 20 mesi hanno problemi a dormire ininterrottamente tutta la notte, una percentuale che diminuisce con l’aumentare dell’età. I risvegli, però, possono essere di diversi tipi e quelli che sicuramente possono far preoccupare di più i genitori sono quelli che provocano urla, pianti e stati di disagio e agitazione intensa. In questo caso si può trattare di un incubo o del terrore notturno (pavor).
L’incubo si manifesta nella fase Rem del sonno, di solito nelle prime ore del mattino quando si formano i sogni, ed è molto comune nella prima infanzia e fino all’inizio dell’età scolare. Di solito il bambino si sveglia agitato e cerca conforto tra le braccia dei genitori.
Il pavor nocturnus, invece, si presenta nel pieno della notte, nel sonno profondo e somiglia a un vero attacco di panico. Non si tratta neanche di un vero e proprio risveglio, ma di un’agitazione, con urla, respirazione affannata, movimenti, occhi aperti o serrati, ma che avvengono mentre il bambino sta ancora di fatto dormendo e per questo non reagisce a stimoli del mondo circostante. Il terrore notturno, quindi, deve essere gestito in maniera diversa dall’incubo.
È meglio non cercare di svegliare il piccolo, che potrebbe non capire il perché del risveglio e delle facce spaventate attorno a lui. Anche se lo trovate seduto sul letto o in piedi, aspettate qualche minuto e tutto tornerà alla normalità e il “sonnambulo” a dormire profondamente.
Gli incubi o il pavor sono spesso causati da un evento di fondo, come un cambio di routine, l’inizio dell’asilo, della scuola, un litigio, lo stress in famiglia o una separazione. L’importante, per evitare i risvegli, è prima di tutto cercare di vivere con serenità le fasi vicine all’addormentamento e creare, il più possibile, una routine, un rituale che accompagni il piccolo verso un sonno tranquillo.
Nel caso degli incubi, poi, bisogna cercare di dialogare con il piccolo per capire le cause scatenanti o cosa sogna.
Ma cosa fare, invece, quando si assiste a una crisi da pavor? Anche se sembra complicato, la cosa migliore è non fare nulla, non toccare il bambino, ma cercare di evitare che si faccia male, non cercare di svegliarlo perché potrebbe essere un trauma, ma al massimo parlare tranquillamente e con toni bassi.