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Quando si parla di fertilità, chissà per quale ragione subito si pensa alla donna e alla sua capacità riproduttiva. In realtà non è un “problema” solo suo perché in molti casi anche l’uomo ha le sue responsabilità. Le possibilità di una gravidanza dipendono anche dall’uomo. Sapete ad esempio che quasi nella metà dei casi di infertilità la causa è maschile? Il benessere riproduttivo dell’uomo dipende da molti fattori. Alcuni (ad esempio, alcuni stili di vita) si possono correggere, mentre per altri occorre l’intervento del medico. Vediamo quali sono i rischi per la fertilità maschile e come correre ai ripari.
Come cambia la fertilità maschile
A differenza di quello che si potrebbe pensare, anche la fertilità maschile si modifica nel tempo. Certo non si tratta di un cambiamento radicale come quello della fertilità della donna con l’età che, ad un certo punto, vede esaurire la sua riserva ovarica e va incontro alla menopausa, però oggettivamente qualcosa di diverso c’è.
Anche per l’uomo l’età gioca a sfavore della capacità riproduttiva e comincia a declinare dopo i 35 anni. Il calo è decisamente più drastico dopo i 50/55 anni. Quando è possibile e se ci sono tutti i presupposti, questo è un altro motivo per cui bisognerebbe cercare una gravidanza quando si è ancora in giovane età. Capiamo ovviamente che non sempre ciò è fattibile, per tante ragioni personali. Ecco perché spesso si arriva ad avere una gravidanza a 40 anni.
Col passare del tempo, la prima cosa che si riduce è il volume dell’eiaculato, a causa dell’invecchiamento delle vescicole seminali. Il volume diminuisce per una percentuale che varia dal 3 al 22 per cento. Anche la mobilità degli spermatozoi via via peggiora, diminuendo dal 4 al 18 per cento.
Le alterazioni biologiche del liquido seminale non solo rendono più difficile il concepimento, ma sono correlate ad un maggior rischio di aborto spontaneo nel primo trimestre di gravidanza (in particolare se l’uomo ha superato i 50 anni d’età e la donna i 35). Inoltre, è più alto il rischio di problematiche legate alla gravidanza, come ad esempio il diabete gestazionale. Non preoccupatevi: non è una regola che ciò accada. Vogliamo solo informarvi su rischi ipotetici.
Fertilità maschile e varicocele
Uno dei “nemici giurati” della fertilità maschile è il varicocele, una dilatazione patologica delle vene del testicolo che diventano varici. È una malattia piuttosto diffusa: interessa infatti circa il 10-20 per cento della popolazione maschile. In genere ha un esordio abbastanza precoce, tra gli 11 e i 16 anni.
Spesso il varicocele non dà sintomi particolari e, di conseguenza, non sempre viene diagnosticato precocemente. Quando ci sono, i sintomi comprendono sensazione di pesantezza al testicolo sinistro, soprattutto dopo uno sforzo fisico o dopo che si è stati a lungo in piedi. Altre volte è possibile che l’uomo senta una specie di “ingombro” nella zona dello scroto.
Non tutti gli uomini sanno che l’autopalpazione dei testicoli è un gesto fondamentale, un po’ come quella al seno per le donne. È molto importante perché consente di conoscere la propria anatomia e quindi di accorgersi di eventuali alterazioni. Andrebbe fatta ogni mese a partire dai 15 anni d’età.
Oltre a questo, uno strumento diagnostico basilare è la visita dall’andrologo. L’ideale sarebbe andarci quando non si ha alcun disturbo, a partire dalla pubertà. Molti uomini e soprattutto i più giovani provano vergogna a sottoporsi a questo genere di visita. Ma è un tabù che va assolutamente superato: non c’è nulla di male e anzi ne va della propria salute.
Fertilità maschile e criptorchidismo
Questo termine così tecnico indica la mancata discesa di un testicolo o di entrambi. Il problema si evidenzia già alla nascita e va tenuto sotto controllo. Il criptorchidismo riguarda tra il 3 e il 5 per cento della popolazione infantile ed è frequente tra i bimbi prematuri o con basso peso alla nascita (30 per cento).
La tempestività è fondamentale per la cura di questo disturbo. È consigliabile infatti intervenire entro i due anni d’età con una terapia di tipo ormonale o, in caso di insuccesso, con un intervento chirurgico. Curarlo in ritardo o addirittura non curarlo proprio può avere conseguenze importanti, come la riduzione del numero degli spermatozoi e una probabilità più alta di ammalarsi di tumori maligni.
Fertilità maschile e azoospermia
L’1 per cento della popolazione mondiale soffre di azoospermia, che comporta l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale. Si tratta di un problema piuttosto serio quando si cerca una gravidanza. Il disturbo infatti è riscontrabile nel 10-20 per cento dei casi di infertilità maschile.
La diagnosi viene fatta attraverso vari esami: spermiogramma, test ormonali, ecografia, analisi genetica, biopsia testicolare. I trattamenti cambiano a seconda della causa e vanno dalla chirurgia alle terapie dedicate. Spesso la soluzione per diventare genitori è la procreazione medicalmente assistita.
Fertilità maschile: altre patologie rischiose
Alcune malattie sessualmente trasmissibili possono avere delle conseguenze negative sulla fertilità, fino a comprometterla. Bisognerebbe pensarci da giovani, quando spesso i rapporti sessuali sono promiscui e consumati senza “pensarci troppo”. La prevenzione con i metodi anticoncezionali di barriera (preservativo) è basilare. Le malattie sessualmente trasmesse possono provocare a loro volta disturbi quali uretrite, epididimite, orchite e prostatite, modificando la qualità degli spermatozoi e la loro capacità di fecondazione.
Anche i tumori al testicolo costituiscono un pericolo per la capacità riproduttiva maschile. Ogni anno in Italia se ne registrano circa 2.000 casi. Le terapie consentono una buona prognosi per gli uomini che ne sono colpiti, ma spesso sono piuttosto pesanti, rischiando di compromettere la fertilità. Per esempio è ciò che accade con la chemioterapia e la radioterapia. Prima di sottoporsi a questi trattamenti solitamente vengono consigliate tecniche di crioconservazione degli spermatozoi (congelamento) per poi riutilizzarli con la PMA.
Fertilità maschile e stili di vita
Alcuni stili di vita hanno un’influenza diretta sulla fertilità maschile, arrivando in taluni casi a peggiorarla in maniera molto significativa. Vediamone alcuni.
- Fumo. La nicotina e le altre sostanze contenute nelle sigarette sono tra le principali cause di disfunzioni sessuali maschili. Il fumo infatti riduce la qualità e il numero degli spermatozoi. In chi fuma molto, la diminuzione è di circa del 20 per cento.
- Alcol. In particolare se assunti in grande quantità, gli alcolici provocano una ridotta quantità di testosterone prodotto dai testicoli (ipogonadismo). Inoltre, l’alcol riduce la qualità e il numero degli spermatozoi.
- Sostanze stupefacenti. Hanno effetti diversi a seconda della sostanza che si assume. La marijuana diminuisce la motilità e il numero degli spermatozoi, oltre ad alterare gli ormoni. La cocaina può provocare infertilità e disfunzione erettile, mentre gli oppiacei possono causare ipogonadismo e aumentare le alterazioni genetiche del Dna degli spermatozoi.
- Disturbi alimentari. Forse non ci avevate mai pensato, ma i problemi di alimentazione sono la causa del 12 per cento dei casi di infertilità. L’obesità diminuisce il testosterone e, di conseguenza, la libido e la quantità di sperma. Inoltre, accresce le alterazioni genetiche nel Dna degli spermatozoi. Ma anche l’eccessiva magrezza non fa bene.
- Sostanze dopanti. L’abitudine al doping inibisce la produzione di testosterone e provoca anche gravi scompensi metabolici. Queste sostanze possono causare anche azoospermia e alterazione dei caratteri sessuali.
Fertilità maschile, come migliorarla
- Informati sulla tua fertilità: consulta il medico per sapere come preservarla nel tempo. Non vergognarti di farlo: è normale e soprattutto sano!
- Intervieni su tutti i fattori di rischio: riducendo quelli, ci sono più possibilità di mantenersi in buona salute.
- Occhio alle infezioni: quelle sessualmente trasmissibili sono in grado di compromettere la fertilità.
- Stop al fumo: le sigarette danneggiano in maniera seria gli spermatozoi, la loro qualità e qualità.
- Bevi poco: l’eccesso di alcol può provocare conseguenze come impotenza e calo della libido.
- No al doping: gli steroidi anabolizzanti bloccano la produzione di ormone maschile.
Esami per la fertilità maschile
Oltre alla visita dall’andrologo, ci sono alcuni test che si possono fare per controllare la propria fertilità, soprattutto in vista di una gravidanza.
- Spermiogramma. È un esame del liquido seminale che valuta la quantità e la qualità degli spermatozoi. È molto importante conoscere queste caratteristiche perché possono avere ripercussioni sulla fertilità. Ad esempio, gli spermatozoi lenti hanno meno capacità di fecondare. La stessa cosa avviene se sono quantitativamente scarsi.
- Dosaggi ormonali. Fondamentale è anche analizzare la quantità circolante di alcuni ormoni che hanno un’influenza più o meno diretta sulla fertilità. Tra questi l’ormone follicolo-stimolante, quello luteinizzante, il testosterone, la prolattina, l’estradiolo, gli ormoni tiroidei.
- Ecocolordoppler scrotale o testicolare. Si tratta di un test non invasivo che consente di valutare le caratteristiche dei testicoli e di individuare eventuali patologie a loro carico che possono, tra l’altro, inficiare la capacità riproduttiva dell’uomo. Uno dei problemi più comunemente connessi all’infertilità è il varicocele.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.