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Vulvodinia
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Dolore e bruciore vulvare. Difficoltà nei rapporti sessuali. Senso di disagio e ansia. Sono alcuni dei sintomi della vulvodinia, una patologia poco conosciuta e scarsamente diagnosticata che rende la vita difficile a molte donne. Qualche mese fa se n’è parlato un po’ più del solito dopo che Giorgia Soleri, l’ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, ha fatto una sorta di “outing”, raccontando pubblicamente di esserne affetta. Vediamo di approfondire la tematica. 

Cos’è la vulvodinia

La vulvodinia è una malattia molto diffusa che colpisce circa il 15% delle donne. È caratterizzata principalmente da una ipersensibilità dell’ingresso della vagina e da conseguenti bruciore e dolore in particolare durante i rapporti sessuali e dalla rigidità della muscolatura del pavimento pelvico. Tutto ciò in assenza di lesioni cliniche visibili.

“Purtroppo – spiega il dottore Andrea Biondo, specialista in ginecologia e ostetricia a Palermo – la vulvodinia è ancora misconosciuta e si calcola che una donna avrà la corretta diagnosi in media dopo essere stata controllata da 7 ginecologi. Inoltre, si stima che circa il 30% delle donne non avrà mai la diagnosi corretta. Moltissime verranno inviate a psicologi o a psichiatri, mentre la vulvodinia è una patologia organica e deve essere diagnosticata dal ginecologo. Il consiglio è quello di contattare un medico che si occupa di tale patologia in presenza di dolore e bruciore vulvare che durano per più di tre mesi, senza avere nessuna reticenza o tabù”. Insomma, bisogna parlarne per fare in modo che aumenti la consapevolezza. 

Quando si presenta?

Non esiste una specifica epoca di insorgenza della vulvodinia. In linea generale, è più colpita la fascia d’età compresa tra 30 e 35 anni che, mediamente, è quella in cui si partorisce e in cui potrebbero verificarsi eventi come l’indebolimento del pavimento pelvico, lacerazioni post parto, incontinenza, tutte situazioni che potrebbero “aprire la porta” alla vulvodinia. 

La vulvodinia in menopausa è piuttosto frequente. Anche in questo caso ci sono alcuni fattori scatenanti: il naturale assottigliamento delle pareti vaginali, il cambiamento dell’acidità vaginale, la maggiore predisposizione alle infezioni da candida. A volte la diagnosi di vulvodinia in menopausa è più difficoltosa perché secchezza, bruciore e dolore potrebbero semplicemente essere provocati dalla carenza di estrogeni tipica di questo periodo della vita. 

Quali sono i sintomi della vulvodinia

I sintomi della vulvodinia sono diversi e possono variare da paziente a paziente: non è detto che i disturbi siano tutti uguali. Eccone alcuni: 

  • dolore e bruciore vulvare spontaneo o conseguente al contatto con gli indumenti: il disturbo è riferito prevalentemente nella zona vestibolare (quella di “confine” tra vulva e vagina), ma può estendersi all’intera area, interessando l’ano e la zona uretrale, con senso di peso sovrapubico, fatica e bruciore ad urinare;
  • intorpidimento e gonfiore;
  • forte dolore al tatto e nei tentativi di penetrazione vaginale;
  • dispareunia (dolore vaginale nei rapporti sessuali);
  • senso continuo di disagio, ansia e depressione.
  • sensazione di punture di aghi, fitte o scosse elettriche sul pube, sulla vulva o nella zona perianale;
  • sintomi tipici di un’infezione (vaginite o cistite), ma il tampone e l’urinocoltura sono negativi;
  • irritazioni causate da pantaloni e slip che talvolta impediscono di stare seduta o di camminare;
  • sensazione di abrasione all’entrata della vagina;
  • difficoltà ad urinare e bruciore alla minzione;
  • sintomi che durano da più di tre mesi.

Cause della vulvodinia

Sulle cause della vulvodinia ancora restano dei punti da chiarire perché non tutte sono note. “Si ritiene che le cause della vulvodinia siano delle infezioni croniche come le vaginiti e le cistiti (spesso da Candida albicans) che provocano una neuropatia del nervo pudendo, cioè del fascio nervoso che innerva l’area genitale, fino a modificare la composizione delle fibre nervose stesse abbassando la soglia del dolore”, dice il dottore Biondo.

Come si fa la diagnosi di vulvodinia

Per diagnosticare la vulvodinia, la prima cosa da fare è togliersi il dubbio che si tratti di altre patologie. I sintomi infatti potrebbero essere sovrapponibili ad altre problematiche, come infezioni vulvo-vaginali, vaginismo, secchezza delle mucose vaginali caratteristica ad esempio della menopausa. 

“Una volta esclusa qualunque altra patologia vulvare clinicamente evidente – chiarisce il ginecologo -, esiste un importante test detto SWAB-test. Toccando la vulva con l’apice di un cotton-fioc, si crea una sensazione di bruciore e dolore tale da far sobbalzare la paziente sul lettino”.

Come si cura?

Come già accennato, uno dei problemi più significativi della vulvodinia è quello di riuscire a diagnosticarla in modo preciso e soprattutto veloce. Una volta che la patologia viene identificata con sicurezza, fortunatamente ci sono diverse opzioni terapeutiche per tenere sotto controllo i sintomi. 

“Oggi abbiamo tante terapie che consentono di gestire la vulvodinia in maniera efficace e ricca di successi – conferma Andrea Biondo -. Il problema è che pochi centri in Italia la gestiscono adeguatamente. Questo porta inevitabilmente gravi ritardi di tipo diagnostico e le donne a peregrinare lungo l’Italia. Concettualmente non esiste uno standard di cura, ma ci sono vari approcci che, in maniera multimodale, ossia associati tra loro, possono consentire di risolvere la vulvodinia in una elevatissima percentuale di casi. Tanti i trattamenti disponibili: rimozione di cause scatenanti ed irritative, uso di farmaci che riducano l’incidenza di recidive, manipolazioni, elettrotrazione, laser-frazionato, elettrostimolatori (TENS)”.

Igiene e stile di vita

Seguire alcune regole di igiene e di stile di vita è fondamentale per sopportare meglio la sintomatologia. Tra queste: 

  • indossare biancheria intima di colore bianco;
  • non indossare biancheria intima e pantaloni aderenti
  • se si fa sport, scegliere indumenti comodi;
  • usare detergenti intimi delicati e non profumati (meglio se acquistati in farmacia). In ogni caso, non va usato più di 1 o 2 volte al giorno. Se sono necessari lavaggi più frequenti, utilizzare solo acqua;
  • usare sempre assorbenti di puro cotone ed evitare l’uso di salvaslip;
  • applicare un panno freddo o fare un bidet con acqua fredda dopo i rapporti sessuali;
  • evitare il contatto prolungato dell’area vulvare con shampoo o bagnoschiuma;
  • non trattenere a lungo l’urina;
  • cercare di avere un’attività intestinale regolare. In caso di stitichezza aumentare il consumo di frutta e verdura, molto ricche di fibre;
  • evitare esercizi fisici che comportino uno sfregamento eccessivo e continuo o la frizione sulla regione vulvare: ad esempio, bicicletta, cyclette e spinning.

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.