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Donna con sindrome dell'ovaio policistico
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PCOS: solo 4 lettere, una sigla all’apparenza banale che però nasconde una problematica complessa, a volte difficile da comprendere e trattare e che, spesso, rende più impervia la strada per diventare genitori. Quattro lettere che stanno per Poly-Cystic Ovary Syndrome, ovvero la sindrome dell’ovaio policistico. Ne avete mai sentito parlare? Lo facciamo noi, per capire di cosa si tratta e come affrontarla, soprattutto se si è alla ricerca di una gravidanza. 

Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico

L’Istituto Superiore di Sanità definisce la sindrome dell’ovaio policistico un disordine ormonale tipico dell’età riproduttiva della donna, quella cioè che va dalla comparsa della prima mestruazione (il cosiddetto menarca) alla menopausa. Spesso si presenta durante i primi cicli mestruali, quindi in giovane età, ma nn è detto: purtroppo può comparire in qualsiasi momento o circostanza, ad esempio dopo un aumento di peso considerevole. 

Secondo il ministero della Salute soffre di sindrome dell’ovaio policistico (chiamata anche policistosi ovarica) il 5-10 per cento della popolazione femminile ed è una delle cause più comuni di infertilità: nel 40 per cento dei casi si verificano infatti difficoltà di concepimento

Talvolta si tende a confondere la sindrome dell’ovaio policistico dal “semplice” ovaio policistico. Quest’ultimo è caratterizzato dalla presenza di cisti ovariche che vengono rilevate con un’ecografia. La PCOS invece ha una sintomatologia più variegata e anche il trattamento è diverso. 

Quali sono i sintomi della PCOS

I tre principali sintomi della sindrome dell’ovaio policistico sono: 

  1. Alterazioni del ciclo mestruale.
  2. Eccessiva produzione di ormoni maschili.
  3. Assenza di ovulazione.

La diagnosi viene fatta in base ai criteri proposti, ormai vent’anni fa, dal Rotterdam Eshre/Asrm OPCOS Consensus Workshop Group. In particolare, per essere sicuri che si tratti della sindrome, devono essere presenti almeno 2 dei 3 sintomi appena elencati. 

Alterazioni del ciclo mestruale

In caso di PCOS il ciclo mestruale non è regolare. Potrebbe essere completamente assente (amenorrea) oppure presentarsi ogni 35 giorni con perdite scarse (oligomenorrea) o, al contrario, essere molto abbondante. L’irregolarità del ciclo peggiora la qualità di vita e diventa un ostacolo quando si desidera una gravidanza. 

Eccessiva produzione di ormoni maschili

Una produzione esagerata di ormoni androgeni è detta iperandrogenismo. Cosa comporta dal punto di vista fisico? Ci sono varie eventualità: massiccia presenza di peli (irsutismo) su viso, petto, addome e cosce, acne e perdita di capelli (alopecia), disturbi tipicamente maschili. In alcuni casi, potrebbe anche cambiare il timbro della voce. 

Assenza di ovulazione 

L’assenza di ovulazione è collegata all’ovaio policistico, cioè alla presenza di molte cisti attorno alle ovaie, altro elemento caratteristico della PCOS. La mancanza di ovulazione rende impossibile il concepimento, ma si può stimolare con alcuni farmaci. Inoltre, in caso di eccesso di peso, il dimagrimento associato all’esercizio fisico è in grado di far tornare l’ovulazione. 

Cause della sindrome dell’ovaio policistico

Le cause della sindrome dell’ovaio policistico non sono ancora del tutto note. Si ipotizza però che alla base ci siano più fattori scatenanti. Eccone alcuni: 

  • Uno squilibrio ormonale a carico delle ovaie, dell’ipofisi e dell’ipotalamo.
  • Disordini metabolici con insulino-resistenza.
  • Infiammazione di basso grado che fa sì che l’ovaio produca ormoni androgeni.
  • Mutazioni genetiche.
  • Familiarità (ad esempio, se una sorella o la madre hanno la stessa sindrome).
  • Sovrappeso e obesità (anche se pure le donne magre possono avere la PCOS).

Come si fa la diagnosi di sindrome dell’ovaio policistico?

La diagnosi precoce è fondamentale sia per iniziare al più presto una terapia, sia per evitare di andare incontro ad alcune complicanze. Sembra infatti che la sindrome dell’ovaio policistico sia direttamente collegata ad una maggiore incidenza di diabete di tipo 2, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.

L’iter diagnostico prevede alcuni step finalizzati ad escludere altri disturbi e a confermare il sospetto di PCOS. Prima di tutto, la visita ginecologica e l’ecografia transvaginale per controllare il volume delle ovaie che spesso aumenta in caso di questa sindrome. Si verifica poi se ci sono segni di una iperproduzione di ormoni maschili (irsutismo, acne, alopecia etc.). 

Considerato che il peso gioca il suo ruolo, si calcolerà anche l’indice di massa corporeo, per evidenziare eventuali condizioni di sovrappeso o di obesità. Alcune analisi del sangue serviranno infine a completare il quadro. Tra i test richiesti ci potrebbero essere i livelli di ormoni androgeni e di altro tipo (ad esempio, l’LH o la prolattina), la glicemia, l’insulinemia, il colesterolo e altri a discrezione del medico. 

Come si cura la sindrome dell’ovaio policistico?

Non esiste una cura unica per la sindrome dell’ovaio policistico. Spesso la PCOS va “attaccata” da più fronti. Ad esempio si interviene contestualmente sull’ovulazione e sull’acne. Quindi, non c’è un prodotto farmaceutico valido per tutte coloro che hanno la PCOS.

Inoltre, la terapia dipende dalla fase della vita di ciascuna donna. Se, per esempio, non ha in mente una gravidanza, verrà prescritta la pillola anticoncezionale a base di estrogeni e progestinici. Oppure si può procedere con un trattamento ormonale sempre con estrogeni e progestinici insieme ad antiandrogeni. L’obiettivo è quello di ridurre la produzione di ormoni maschili e, allo stesso tempo, contrastare i loro sintomi, come la crescita dei peli. 

Il discorso cambia se si intende cercare una gravidanza perché, per ovvi motivi, la pillola non può essere utilizzata. In questo caso, si passa a terapie differenti, finalizzate a ripristinare la normale ovulazione o a migliorare la funzionalità metabolica (per esempio con farmaci che bloccano o riducono il rilascio di insulina da parte del pancreas, riducendo la quantità di zuccheri circolanti nel sangue). Una molecola molto efficace per rimanere incinta è il clomifene, il principio attivo più utilizzato per trattare l’infertilità in donne con PCOS. In alternativa, si possono provare le gonadotropine, che sono degli ormoni. 

Parte integrante della terapia è lo stile di vita che deve essere sano e incentrato sulle buone abitudini. L’attività fisica è importantissima, sia per perdere peso quando occorre, sia per garantire il buon funzionamento di tutto l’organismo (ad esempio, con una riduzione dei sintomi collegati alla sindrome metabolica). Anche l’alimentazione non va trascurata, fin dall’infanzia. Chi soffre di PCOS dovrebbe bandire dalla sua tavola alcolici e zuccheri e preferire alimenti con basso indice glicemico. 

Sindrome dell’ovaio policistico e gravidanza

Sindrome dell’ovaio policistico e gravidanza: mission impossible? Assolutamente no! Una donna con la PCOS non deve appendere al chiodo il sogno di diventare mamma. Magari servirà qualche sforzo in più, ma non è detto che sia irrealizzabile. Quello che si deve fare è cercare di migliorare la situazione generale, ricorrendo anche a farmaci o integratori, quando opportuno. La prima cosa da fare è perdere peso: a volte è sufficiente questo per ripristinare l’ovulazione. 

Una gravidanza a seguito di PCOS impone un approccio multidisciplinare. Il ginecologo ad esempio sarà affiancato da altre figure specialistiche, come l’endocrinologo. C’è da dire tra l’altro che una donna con sindrome dell’ovaio policistico in gravidanza ha qualche possibilità in più di andare incontro ad alcune complicanze. Tra queste ci sono l’aborto spontaneo, il diabete gestazionale, il parto pretermine, la preeclampsia. Il rischio è più alto in caso di obesità. 

Fonti:

Ministero della Salute
Istituto Superiore della Sanità

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.