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Il periodo della gestazione comporta grossi cambiamenti a livello fisiologico nel corpo di una donna; il più delle volte non provocano alcun effetto tangibile, permettendo alla mamma in attesa di vivere il periodo della gravidanza in modo sereno. Talvolta, purtroppo, alterano l’equilibrio dell’organismo materno, scatenando alcuni disturbi: la colestasi gravidica è uno di questi.
In questo articolo andremo a scoprire cos’è la colestasi gravidica, quali sono le cause, il trattamento e la dieta da seguire nel caso si dovesse presentare tale condizione.
Cos’è la colestasi gravidica
La colestasi gravidica è una patologia a carico del fegato che insorge, prevalentemente, nel corso del terzo trimestre di gravidanza. Implica un’alterazione del normale deflusso della bile dal fegato al duodeno della madre, causando il versamento di sali biliari e altri composti, come ad esempio la bilirubina, nel circolo ematico materno.
Quali sono i sintomi della colestasi gravidica?
La colestasi in gravidanza è facilmente riconoscibile dal tipico prurito, del quale parleremo in dettaglio più avanti.
Altri sintomi riconducibili a una possibile colestasi gravidica in atto sono:
- ittero (pelle di colore giallastro);
- urinascura;
- feci di colore più chiaro, contenenti grasso;
- diminuzione dell’appetito;
- affaticamento generalizzato;
- aumento della nausea.
Prurito della colestasi gravidica
Il sintomo principale della colestasi in gravidanza è, come accennato, il prurito. Il prurito da colestasi gravidica non è accompagnato da manifestazioni cutanee né arrossamenti di alcun genere e ha alcune caratteristiche:
- è generalizzato, persistente e intenso;
- coinvolge spesso anche le piante dei piedi e i palmi delle mani;
- durante la notte tende al peggioramento, tanto da influire negativamente sulla qualità del sonno della donna in attesa.
Cause della colestasi gravidica
Non sono del tutto chiare le cause della colestasi gravidica: probabilmente questa patologia è dovuta a un maggior affaticamento del fegato durante la gestazione, come del resto succede alla quasi totalità degli organi materni.
Esistono alcuni fattori di rischio degni di nota, responsabili di un possibile scenario di colestasi in gravidanza, ovvero:
- colestasi gravidica in una precedente gravidanza;
- una gravidanza gemellare;
- una gravidanza ottenuta con fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione (FIVET);
- pregresso manifestarsi di colestasi con l’assunzione di contraccettivi ormonali;
- errate abitudini alimentari;
- provenienza della mamma da alcune aree geografiche specifiche (Pakistan, India, Sudamerica).
Colestasi gravidica: i rischi per mamma e bambino
La colestasi gravidica è generalmente benigna per la gestante, anche se non è completamente esente da rischi dovuti a tale patologia; uno di questi è la maggiore possibilità di incorrere in un’emorragia post-partum. Questa ipotesi deriva dal malassorbimento di vitamina K associato alla colestasi gravidica, per cui il vostro medico potrebbe indicarvi un’integrazione di tale importante vitamina da assumere nelle ultime settimane di gestazione.
Se la colestasi gravidica, come detto, rappresenta una patologia innocua per la mamma nella maggior parte dei casi, lo stesso non si può purtroppo dire per il bambino. Il feto corre il rischio di:
- sindrome da distress respiratorio neonatale (insufficienza polmonare);
- bradicardia in fase perinatale (ritmo cardiaco rallentato durante il parto);
- liquido amniotico tinto per la presenza di meconio;
- parto pretermine;
- in rarissimi casi, morte endouterina dopo la 34’ settimana di gestazione per anossia fetale(mancanza di ossigeno al bambino).
Diagnosi e trattamento della colestasi gravidica
Il medico diagnostica un quadro di colestasi gravidica sulla base di segni e sintomi evidenti e tipici, in particolare il prurito, e di analisi del sangue volte ad indagare la funzionalità del fegato della futura mamma; nella fattispecie le analisi riguarderanno la conta:
- delle transaminasi (importanti enzimi di origine epatica);
- di acido colico, importante acido biliare;
- di bilirubina;
- di gamma GT (ulteriori enzimi di origine epatica).
La colestasi gravidica può essere classificata come lieve o severa e questa differenza è data esclusivamente dalla concentrazione di acidi biliari rilevata nel sangue dai test.
Il trattamento della colestasi gravidica è mirato alla diminuzione del fastidio derivante dall’intenso prurito e del livello di acidi biliari nel sangue tramite terapia farmacologica prescritta e controllata dal medico.
Non c’è alcuna evidenza che dimostri la necessità di indurre il parto prima della 37’ settimana in caso di colestasi gravidica; la cura di tale patologia deve avere l’obiettivo di contenerne gli effetti negativi ed evitare le possibili complicanze, con lo scopo altrettanto importante di far vivere alla mamma una gravidanza e un parto sereni.
Dopo aver partorito si assiste alla completa remissione della colestasi gravidica con rientro degli acidi biliari nei parametri normali entro circa quattro settimane.
Cosa mangiare in caso di colestasi gravidica
Una situazione di colestasi gravidica, oltre a tutte le possibili conseguenze descritte, ha chiaramente un impatto anche sull’alimentazione della donna che ne è affetta.
Il consiglio principale mira alla salvaguardia del fegato, dunque il medico vi potrebbe suggerire di evitare tutti quei tipi di cottura che risultano difficili da smaltire, come la frittura; potreste invece optare per metodi semplici come i ferri, il vapore e il lesso.
Nella vostra dieta a prova di colestasi gravidica possono sicuramente essere compresi:
- carni magre (bovino adulto, vitello, coniglio, cavallo);
- olio extravergine di oliva (circa tre cucchiai al giorno);
- pesci magri (spigola, sogliola, rombo, trota, orata);
- formaggi freschi (massimo tre volte a settimana).
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.