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Asilo nido sì, asilo nido no. È davvero un dilemma dai toni shakespeariani quello che investe molti genitori prima di una scelta definitiva. Lasciare i propri pargoli, così teneri e indifesi, all’asilo fa stringere il cuore, ma spesso non si può fare altrimenti. I ritmi lavorativi sono troppo intensi e riguardano sia la mamma che il papà e se non si può contare sui super nonni, i veri eroi del mondo contemporaneo, o su versioni italiane di Mary Poppins, la scelta ricade inevitabilmente sugli asili nido.
In maniera intuitiva e un po’ generalizzata, possiamo raggruppare gli aspetti negativi dell’inserimento al nido dentro alcune aree principali. Le probabili se non certe malattie, il distacco doloroso da mamma e papà, l’obbligatorietà di sopportare qualcosa che non piace e non avere ancora gli strumenti per capire e analizzare la situazione. Da qui una certa dose di nervosismo e di senso di frustrazione del bimbo.
Asilo nido e malattie
Sul versante malattie, causate da una maggiore esposizione a forme influenzali, virus e germi, l’unico vantaggio è l’irrobustimento del piccolo grazie ad un sistema immunitario che via via si rafforza. Di certo, però, voi sarete a pezzi nel vederlo sofferente in un numero di volte molto superiore a quello previsto. E, essendo così piccolo, non sarà facile capire il livello di tale sofferenza. Inoltre, se avete scelto un asilo nido per necessità lavorative, vi toccherà prendere ferie e permessi molto frequentemente.
La separazione dai genitori
Il distacco dai genitori può essere vissuto in maniera traumatica dal piccolo, il quale difficilmente capirà il perché di una scelta per lui così dolorosa. In questo caso, bisogna essere convinti che si stia facendo la cosa giusta, bisogna dimostrare serenità e calma. Solo così lui o lei avvertirà uno stato di tranquillità privo di tensione e si eviterà lo strazio di occhioni sgranati in lacrime (e parlo di quelli dei genitori).
I vantaggi di scegliere un asilo nido
Al di là del perché, tuttavia, scegliere un asilo nido ha anche degli aspetti positivi molto importanti per la crescita del bambino e riguardano la socializzazione, il veloce adattamento alle regole, un senso di autonomia più sviluppato e un più rapido sviluppo sensoriale tramite giochi costruiti ad hoc per la sua tenera età. L’interazione con altri adulti (le educatrici) li abitua, inoltre, a fidarsi e a seguire chi si occuperà di loro al posto di mamma e papà con professionalità e preparazione.
A che età iniziare
Le controversie sulla scelta di un asilo nido riguardano anche a che età è il caso di affrontare l’inserimento. Ci sono, infatti, i sostenitori di una linea temporale più morbida dove viene consigliato di aspettare almeno 18 mesi, 20 per i figli unici. C’è chi propone in ogni caso un inserimento molto graduale e chi, invece, suggerisce già il nido a 6/8 mesi, subito dopo lo svezzamento insomma. Questo purché i genitori – in particolar modo la mamma – siano convinti che questa scelta sia veramente un’opportunità.
Il passaggio dall’intimità familiare ad una dimensione sociale è possibile anche nei bimbi più piccoli e i metodi educativi utilizzati dovrebbero essere condivisi e in linea con quanto vissuto a casa. Di contro, il malessere dei genitori verrà percepito dal bimbo diventando il primo, grande svantaggio di una scelta a favore del nido.