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Scatti di crescita
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La vita con un neonato riserva ogni giorno tante sorprese. Nella maggior parte dei casi sono meravigliose, in altri un po’ meno. Può quindi capitare che, all’improvviso, la perfetta routine pappa-nanna-coccole venga scombussolata. Anzi, completamente frantumata tra notti in bianco, poppate continue e disturbate, un insolito e morboso attaccamento alla mamma. Tutto perfettamente normale. Con tutta probabilità sono i “campanelli d’allarme” degli scatti di crescita, episodi ricorrenti soprattutto nel primo anno d’età.  

Quasi sempre lo scatto di crescita ha un impatto negativo sui genitori, in particolare le prime volte. Sembra quasi di avere a che fare con un bimbo completamente diverso. I suoi comportamenti spiazzano, spesso non si sa come reagire e cosa fare per risolvere questa situazione nuova e di cui sicuramente si sarebbe fatto a meno. Ma c’è un aspetto positivo: gli scatti di crescita passano in fretta. Conoscerli è un passo per sapere come affrontarli serenamente. 

Cos’è e come capire se è uno scatto di crescita 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei primi tre mesi di vita un neonato dovrebbe prendere da 400 grammi al mese fino al doppio. Poi, questo ritmo rallenta: il peso della nascita raddoppia dopo 4-6 mesi, per triplicare entro l’anno. Uno scatto di crescita è una fase di accelerazione della crescita di un bambino, una specie di picco in cui peso, lunghezza e circonferenza cranica aumentano più velocemente del solito. Questo incremento è giustificato dal fatto che cresce il fabbisogno energetico del piccolo, che quindi mangia di più. 

Gli scatti di crescita sono fisiologici, cioè è naturale che ci siano. Come accorgersene? In genere, un bambino tranquillo e pacifico, che mangia e dorme più o meno con regolarità, all’improvviso mostra segnali di fastidio. Non è un malessere fisico, come ad esempio quello causato dai dentini che spuntano: il piccolo è disturbato da qualcosa e lo dimostra in vari modi. 

I sintomi degli scatti di crescita non sono uguali per tutti e anche la loro intensità può variare. Eccone alcuni: 

  • maggiore richiesta di latte: qualunque sia il tipo di allattamento seguito (al seno, artificiale o misto), il bimbo sembra insaziabile e chiede più spesso di mangiare. 
  • Pianto frequente. 
  • Nervosismo: si manifesta anche di notte. 
  • Difficoltà a dormire: il sonno non è quieto, ma ci sono molti risvegli. Uno scenario simile a quello delle regressioni del sonno. In alcuni casi (più rari), il bambino dorme di più.
  • Maggiore necessità di contatto fisico, soprattutto con la madre.
  • Poppate agitate: è il classico “attacca e stacca” nervoso dal seno o dal biberon. 
  • Ansia da separazione, specialmente dalla mamma. 

Come gestire gli scatti di crescita 

Gli scatti di crescita hanno il potere di gettare nello sconforto i genitori che, presi alla sprovvista, non sanno come comportarsi. Innanzitutto, occorre dotarsi di una “dose extra” di pazienza: arrabbiarsi non serve a nulla, se non ad aumentare l’irritabilità del proprio bambino. Non ci sono grandi alternative: le sue richieste vanno assecondate presto. Se domanda di essere allattato più frequentemente oppure di essere tenuto in braccio, va fatto, perché è solo questo ciò di cui ha bisogno. 

In secondo luogo, non ci si deve scoraggiare, pensando ad un cambiamento irreversibile del bimbo: gli scatti di crescita non durano molto. In 2-7 giorni la situazione torna esattamente quella che era. 

La gestione di uno scatto di crescita dipende anche dal modo in cui il bambino è nutrito. Si interviene cioè in modo diverso in base all’allattamento artificiale, materno o misto. È importante però chiedere sempre il supporto del proprio pediatra che, conoscendo vostro figlio fin dalla nascita, saprà dare il consiglio giusto. Anche altre figure possono essere un valido sostegno: ostetriche, consulenti per l’allattamento, mamme alla pari etc. 

Quando si usa il latte artificiale 

La cosa da evitare quando si è di fronte ad uno scatto di crescita e si dà latte artificiale è quella di aumentare il numero delle poppate. Le volte in cui il bimbo mangia non sono improvvisate, ma calcolate in base all’età, al peso etc. Quello che invece si può (e si deve) fare è incrementare la quantità di latte nei pasti. Ovviamente in base alle indicazioni del medico. Appena lo scatto di crescita termina, si ritorna alle dosi che si somministravano prima di questo episodio. 

Quando si allatta al seno 

Appena si verifica uno scatto di crescita e il bambino vuole ciucciare in continuazione, è automatico pensare che il latte materno si sia “impoverito” e che abbia perso il suo potere saziante e le sue virtù. Non è così. La richiesta è maggiore perché c’è un’impennata della crescita. 

Come gestire quindi lo scatto? In caso di allattamento al seno la risposta è semplicissima: basta solo attaccare il neonato al seno più spesso, ogni volta che vuole, anche se ciò significa soddisfare questa necessità (perché di questo si tratta) ogni mezz’ora. In questa maniera, il latte si calibra sulle nuove esigenze del piccolo, diventando ancora più sostanzioso e nutriente. 

Fondamentale è evitare di proporre delle alternative al latte di mamma. Niente acqua, camomilla, tisane o latte artificiale: sono dei “riempitivi” che innescano un circolo vizioso. Con il pancino pieno di altre sostanze, il bambino cerca meno il seno e, se si riduce la suzione, anche la produzione di latte diminuisce. 

Con l’allattamento misto 

L’allattamento misto è una pratica che consiste nell’allattare sia al seno che con latte in formula. In caso di scatti di crescita, la prima “mossa” è quella di offrire al bambino il seno. Se alla fine della poppata appare ancora insoddisfatto, si può integrare con il latte artificiale, sempre sotto consiglio del pediatra. Se invece si propone subito il biberon, si stimola meno il seno ed è quindi possibile che cali la produzione di latte. 

Quanti sono gli scatti di crescita e quando avvengono?

Gli scatti di crescita non sono “obbligatori”: ci sono bambini che non attraversano proprio questi periodi di crescita “eccezionale” oppure li vivono in modo sfumato, senza disturbi. Non ci sono mai regole universali, in particolar modo per tutto ciò che riguarda lo sviluppo, sia fisico che intellettivo, dei bimbi. 

Non si può stabilire con certezza quanti siano gli scatti di crescita, anche se esistono dei momenti in cui è più frequente che si verifichino: in genere, intorno al primo mese, al terzo, al sesto, al nono e al dodicesimo. Potrebbero però essercene altri – magari meno evidenti – anche dopo, durante tutta l’infanzia e fino alla pubertà quando c’è l’ultimo. Molto spesso lo scatto di crescita corrisponde a nuove scoperte o all’affinamento di qualche abilità. 

1 mese

Il primo scatto di crescita è quello che si presenta intorno ad un mese. Superato lo “shock iniziale”, si comincia a cercare la causa scatenante. La maggior parte delle volte si ritiene “colpevole” l’allattamento, qualunque esso sia. Se è materno, si crede che il latte sia troppo povero. Viceversa, quello artificiale eccessivamente pesante. Entrambe le ipotesi sono errate. 

Durante lo scatto, la preoccupazione che il bambino non mangi a sufficienza può essere sfatata osservando i pannolini. Quelli bagnati dovrebbero essere come minimo 5-6 al giorno, quelli sporchi almeno 3-4. Sembra strano, ma questo è il “metro” più comune per capire se l’allattamento procede in maniera corretta. 

3 mesi

Verso i 3 mesi, il bambino sperimenta una crescita sensoriale e motoria molto importante: la sua vista migliora sensibilmente e, allo stesso tempo, è in grado di girare il collo e quindi di orientare il viso verso ciò che attira la sua attenzione: la luce, una giostrina, il volto delle persone che ama…

Tutte queste novità potrebbero associarsi anche ad uno scatto di crescita fisica, con tutti o alcuni dei sintomi che abbiamo elencato prima. Le richieste del bimbo quindi saranno più pressanti e occorrerà trovare il modo di rispondere presto ed efficacemente. 

6 mesi

Attorno al sesto mese quasi tutti i bambini hanno il loro primo appuntamento con lo svezzamento, cioè con l’introduzione nei pasti di alimenti diversi dal latte, materno o formulato. C’è chi accoglie con favore questo cambiamento e chi invece è più titubante e ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi. 

Complice pure l’avvio dell’alimentazione complementare, a quest’epoca potrebbe subentrare lo scatto di crescita dei 6 mesi. Non tutti i bimbi mangiano tanto fin da subito, quindi la fame potrebbe farsi sentire in modo prepotente e, di conseguenza, aumenta la richiesta di latte, di effusioni, di contatto e tutto ciò che comporta lo scatto. Talvolta lo svezzamento ha anche ripercussioni negative sul sonno.

9 mesi

Verso il nono mese arriva una tappa importantissima per il bambino: inizia la fase del gattonamento e, con essa, dell’esplorazione del mondo a quattro zampe. Alcuni piccoli però fanno eccezione e “bypassano” questo passaggio mettendosi direttamente in piedi e camminando più o meno speditamente. 

Questo quindi è un periodo di grande attività motoria che, in qualche caso, potrebbe essere accompagnato dallo scatto di crescita dei 9 mesi. La scoperta e le nuove capacità, come appunto saper gattonare, implicano un maggior fabbisogno di energia. Di conseguenza, la fame aumenta e il piccolo reclama a gran voce la sua necessità di integrare. 

12 mesi

In questo mese il bambino si esercita tantissimo: ha l’obiettivo di lasciarsi andare e camminare. Quasi certamente ormai si è alzato e si regge a mobili e divani, e fa tante prove per riuscire a mettere bene i piedini uno davanti all’altro. La ricerca dell’autonomia è continua e molto intensa. Insomma, non si ferma mai. 

Tutto questo gran da fare ha delle conseguenze sia sull’appetito che sul sonno. Potrebbero quindi presentarsi i sintomi degli scatti di crescita dei 12 mesi. Nervosismo, richiesta di più cibo, difficoltà a dormire sono i più tipici. Diventa però importante cercare di mantenere regolari i ritmi che, in questo momento, sembrano un po’ sconvolti. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, fortunatamente gli scatti di crescita non sono eterni. 

Scatti di crescita cognitivi 

Gli scatti di crescita cognitivi sono diversi da quelli di cui abbiamo parlato fin qui. Non sono infatti legati alla crescita fisica dei bambini bensì al loro sviluppo psicologico, logico e cognitivo. Possono però coincidere dal punto di vista temporale, anche se come al solito non ci sono principi che valgono per tutti. 

Gli scatti di crescita cognitivi vengono definiti “wonder weeks”, settimane prodigiose. Il termine fu coniato da due ricercatori olandesi che hanno studiato il fenomeno per parecchi anni. Durante le “wonder weeks”, i bimbi scoprono un sacco di cose e percepiscono la realtà in modo differente. L’effetto però può essere quello di provare una sensazione di disagio che deriva dal tentativo di adattarsi alla nuova situazione. Ed ecco che si verificano pianti, agitazione, problemi a dormire e mangiare. 

La durata delle “wonder weeks” è variabile. Potrebbero anche protrarsi a lungo perché sono legate allo sviluppo del sistema nervoso. Si tratta dunque di processi più complessi che richiedono tempo per essere capiti e metabolizzati. Generalmente si individuano 7 scatti cognitivi: a 5 settimane, a 7-9, 11-12, 14-19, 22-26, 33-37, 41-46. Sottolineiamo che non è possibile definire tempistiche uguali per tutti, proprio perché ciascun bambino è diverso dall’altro sotto tutti i punti di vista. 

Tabella degli scatti di crescita nel neonato 

La crescita dei bimbi non è mai uniforme: a volte (come in concomitanza con gli scatti) ingrana la quinta, mentre in altri è più lenta. In linea di massima però dev’essere costante: bruschi rallentamenti o incrementi troppo repentini vanno sempre osservati con attenzione. In tal senso, il pediatra è molto scrupoloso e, durante i normali controlli o i bilanci di salute periodici, verifica sempre i cambiamenti in termini di peso, altezza e, nei più piccini, circonferenza cranica. 

Lo strumento a cui si affidano i medici per le loro valutazioni sono i percentili di crescita. Possono essere considerati l’unità di misura della crescita di un bambino, valori di riferimento che servono a capire l’andamento dello sviluppo fisico. Le informazioni del bimbo (come l’età e il peso, l’altezza o la circonferenza della testa) vengono segnati in un grafico, da cui derivano le curve di crescita. In caso di scatti si potranno notare dei picchi, che ad esempio potrebbero far salire i percentili a livelli molto alti. 

I pediatri seguono curve di crescita certificate, come quelle create dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (che ad esempio distingue la crescita dei bambini allattati al seno da quelli che prendono latte artificiale) o dagli americani Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

Fonti

Ministero della Salute
Organizzazione Mondiale della Sanità
Leache League Italia

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.