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Uno dei timori delle mamme nel corso della gravidanza è quello di un parto prematuro. Un’eventualità traumatica, ma che soprattutto in Italia ha tassi altissimi di successo per i prematuri che nascono prima della 37esima settimana e anche tra coloro che pesano meno di 1,5 chilogrammi.

I bambini nati prematuri, questi piccoli scriccioli che hanno bisogno di più cure subito dopo il parto, sono sottoposti a controlli per almeno tre anni dalla nascita, ma tutto ciò fa parte soprattutto di un protocollo che aiuta la crescita di questi bambini e la risoluzione di problemi legati alla mancata formazione completa di alcune funzionalità. Le raccomandazioni principali, però, sono due: contatto (pelle a pelle) e vicinanza dei genitori, soprattutto della mamma, e nutrizione con il latte materno, l’alimento che più può aiutare i piccoli a crescere e svilupparsi anche durante il periodo in incubatrice.

Il parto anticipato può essere legato a diversi fattori come la gestosi, importanti rialzi di pressione, la rottura del sacco amniotico, il distacco della placenta oppure patologie del piccolo che non possono essere curate dentro il grembo materno. Qualsiasi sia la ragione di un parto prima della 37esima settimana, molto dipende da quanto gli organi interni, soprattutto i polmoni, siano riusciti a formarsi e l’evoluzione del sistema immunitario sia arrivata a un buon punto. Fattori che vengono tenuti sotto strettissimo controllo dagli specialisti dei reparti di neonatologia.

Per questo motivo i neonati prematuri vengono messi in incubatrice per tutelare il passaggio dall’utero materno all’ambiente esterno, la copertura da possibili infezioni, il monitoraggio delle funzionalità e per aiutare anche il sistema respiratorio a completare la sua formazione.

La permanenza nell’incubatrice varia e i genitori, aiutati dai medici competenti, devono essere ottimisti e pieni di pazienza per aiutare il piccolo in questa prima fase della sua vita: se il piccolo è nato tra la 33esima e la 34esima settimana può bastare una settimana, mentre per i più piccini si può arrivare a due mesi. A determinare l’uscita dall’incubatrice dei prematuri sono due elementi: la respirazione autonoma e la capacità di alimentarsi.

Come detto prima, l’amore della mamma e il suo nutrimento possono essere determinanti: i prematuri nutriti con il latte materno, infatti, risultano più protetti dalle infezioni e favoriti nello sviluppo fisico e neurologico. La mamma può utilizzare il tiralatte oppure, qualora non fosse possibile, esistono le banche del latte che forniscono i reparti di neonatologia.

Superata questa fase che può essere molto stressante per genitori e neonato, si passa alla vita fuori dall’ospedale, una vera e propria nuova nascita. Per garantire lo sviluppo dei prematuri, la prassi prevede che i nati con peso inferiore a 1 chilo siano sottoposti a 5 visite nel primo anno e 1 ogni 6 mesi fino a 6 anni. Per i neonati con peso maggiore, le visite sono più diradate, ma la frequenza è stabilita in funzione delle problematiche del piccolo.

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.