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mamma tocca la fronte del bambino per capire se ha l'influenza
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Non ci siamo ancora, ma a quanto pare manca davvero poco. Il picco dell’influenza stagionale sta arrivando. Quest’anno il clou dell’epidemia che si verifica puntualmente ogni inverno è un po’ in ritardo, rispetto al solito e rispetto alle previsioni degli epidemiologi: in genere, l’influenza mette ko milioni di italiani durante le feste natalizie, mentre quest’anno lo farà tra la fine di gennaio e la metà di febbraio. E gli esperti lanciano un allarme: attenzione soprattutto ai bambini piccoli. Per loro le complicanze possono essere molto serie. Facciamo quindi un focus sull’influenza 2019.

Picco in arrivo 

I dati sulle persone colpite sono raccolti e diffusi dal sistema Influnet, la rete, promossa dall’Istituto superiore della sanità, che monitora l’andamento dell’influenza su tutto il territorio nazionale. I casi sono in aumento e, come detto, ci avviciniamo al momento più critico. 

Nella prima settimana del 2019 l’incidenza è arrivata a 5,3 casi ogni 1.000 abitanti. Chi si ammala di più? I bambini, naturalmente, soprattutto quelli con meno di 5 anni (11,2 casi ogni 1.000 abitanti) e i giovani adulti (5,7 casi). Circa 323.000 persone si sono ammalate in questa settimana. Dall’inizio della sorveglianza di Influnet i casi sono stati 1.813.000. 

Le regioni attualmente più colpite sono Piemonte, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia. 

I sintomi dell’influenza 

Sia nei bambini che negli adulti i sintomi della sindrome influenzale stagionale sono piuttosto simili:

  • Esordio improvviso. 
  • Febbre sopra i 38 °C.
  • Brividi.
  • Spossatezza.
  • Mal di testa.
  • Mal di gola.
  • Congestione nasale o rinorrea (naso che cola).
  • Dolori.
  • Senso di malessere.
  • Disturbi respiratori (tosse soprattutto).

I raffreddori e i virus parainfluenzali provocano disturbi più lievi, ad esempio febbre più bassa, e solitamente tendono a passare nel giro di pochi giorni. L’influenza invece dura circa una settimana e nei bambini può protrarsi anche più a lungo. La tosse è il sintomo che, in genere, va via più tardi rispetto agli altri. I disturbi gastrointestinali, come vomito e diarrea, derivano da altri agenti patogeni ancora.

Influenza nei bambini 

I virus influenzali possono essere pericolosi per i bimbi molto piccoli che ancora non hanno un sistema immunitario sufficientemente forte per combattere gli agenti patogeni provenienti dall’esterno. Questo è uno dei motivi per cui alle donne in gravidanza è raccomandato il vaccino antinfluenzale, oltre a quello contro la pertosse: gli anticorpi passano al feto attraverso la placenta e quindi lo proteggono una volta nato. 

«Sono particolarmente a rischio – dice Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) – i bambini con meno di tre mesi e quelli con altre malattie, come le cardiopatie o patologie neuromuscolari. In questi giorni, dal 20 al 30% dei pazienti ricoverati nei reparti di pediatria e neonatologia hanno infatti sintomi riconducibili al virus influenzale e/o al virus respiratorio sinciziale, una “coppia” pericolosa che può fare grossi danni». 

Il virus respiratorio sinciziale è quello responsabile della bronchiolite, che può rendere necessario il ricovero in ospedale.

Cosa fare in caso di influenza 

Il riposo è la prima “medicina” per i bimbi colpiti da influenza. Se hanno la febbre alta non vanno tenuti molto coperti: è un errore che spesso noi mamme commettiamo pensando che possano sentire freddo oppure che la situazione possa peggiorare. Invece bisogna tenerli scoperti: il rischio è che, sotto coperte e piumoni, la temperatura salga ancora. 

Sui “rimedi della nonna”, tipo le spugnature con alcol o la borsa del ghiaccio in testa, i pareri sono discordanti. Diciamo che sbalzi termici importanti (come ad esempio il ghiaccio) non sono positivi. Per dare un po’ di sollievo ai piccoli malati si può passare sul corpo un asciugamano tiepido, soffermandosi sui polsi e l’interno delle cosce. In questo modo si eviterà che la febbre si abbassi troppo velocemente, cosa che non va fatta. 

Molto spesso i bimbi che non stanno bene non hanno molta fame. L’alimentazione deve essere leggera, evitando i grassi e preferendo i carboidrati, ottima riserva energetica per l’organismo che “combatte” contro la febbre. Fondamentale è che i bambini bevano tanto perché il corpo richiede molti liquidi: la disidratazione è un rischio. Acqua, tè deteinato, succhi di frutta, spremute non devono mancare su comodino. 

Quando chiamare il pediatra 

Noi mamme, si sa, ci facciamo prendere dal panico abbastanza facilmente e, pur sapendo che la febbre è “amica” perché serve a cacciare i virus dall’organismo, quando il termometro va su un pochino di ansia la proviamo. Avvisare il pediatra è sempre giusto perché così potrà dirci cosa fare e rassicurarci che si tratta di una “semplice” influenza. 

In alcuni casi però va consultato senza esitazioni: 

  • Se il bambino è molto piccolo. 
  • Se il bambino appare molto sofferente.
  • Se il bambino rifiuta di mangiare e di bere.

Influenza e farmaci

Il pediatra (e solo lui) potrà indicare i prodotti giusti per abbassare la febbre (antipiretici). I più utilizzati sono il paracetamolo e l’ibuprofene (è un antinfiammatorio). Alcuni medici suggeriscono di alternarli, ma la Società italiana di pediatria sconsiglia di farlo. In ogni caso il pediatra spiegherà la posologia (cioè quanto farmaco dare) e la durata del trattamento. Vi dirà inoltre ogni quanto somministrarlo. 

Per quanto riguarda l’uso degli antibiotici, c’è da dire che non servono a curare l’influenza. L’antibiotico è un farmaco che tratta le infezioni provocate da batteri e la sindrome influenzale è causata da virus. Questa tipologia di farmaci quindi si rivela del tutto inutile a meno che non ci sia un’eventuale complicanza batterica, ad esempio a carico dell’apparato respiratorio: in quel caso, il medico potrebbe prescriverlo. Ma non certamente per fare passare la febbre. 

Come evitare i contagi

I bambini si ammalano più spesso perché il contagio dell’influenza è veloce e semplice: la trasmissione avviene per via aerea, attraverso starnuti, colpi di tosse, saliva o con il contatto diretto con le secrezioni respiratorie. I piccoli che frequentano luoghi chiusi sono quindi le prime “vittime” del virus: asili, scuole, palestre e altri posti di aggregazione sono un perfetto veicolo di contagio. 

Ecco il decalogo Sip per prevenire la diffusione dell’epidemia: 

1. lavare le mani frequentemente;
2. non scambiare ciucci e posate tra i bambini;
3. idratare bene i bambini;
4. far assumere frutta e verdura in quantità adeguate;
5. qualora prescritte dal pediatra, non dimenticare di somministrare le vitamine;
6. curare il raffreddore con i lavaggi nasali;
7. evitare il contatto con persone con sintomi influenzali;
8. areare gli ambienti chiusi frequentemente;
9. vestire i bambini in modo adeguato: né troppo, né troppo poco;
10. se i bambini rientrano nelle categorie consigliate, non dimenticare di sottoporli al vaccino antinfluenzale.

Il suggerimento di evitare il contatto con persone che non stanno bene è fondamentale per i neonati: per loro anche il banale raffreddore può complicarsi in modo serio, quindi prestate molta attenzione. Per esempio, se siete proprio voi mamme ad essere malate, utilizzate una mascherina per proteggere naso e bocca. 

Il vaccino antinfluenzale è raccomandato per alcune categorie di bambini, cioè coloro che soffrono di alcune patologie: per loro le conseguenze dell’influenza potrebbero essere importanti ed è quindi giusto proteggerli con la vaccinazione. 

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.