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Mestruazioni: croce e delizia di ciascuna di noi! Alzi la mano chi, “in quei giorni”, non è ammaccata, con l’umore sotto ai piedi e dolorante. Per alcune però i 5-7 giorni di flusso sono particolarmente pesanti, tanto da costringere a letto con crampi, mal di testa e una serie di malesseri che possono davvero diventare invalidanti. No, non è un’esagerazione. La dismenorrea – cioè le mestruazioni dolorose – è un problema che non va sottovalutato perché riguarda tantissime donne, soprattutto le più giovani. È proprio pensando a loro che, anche nel nostro Paese, si è aperta una discussione sul congedo mestruale, cioè la possibilità di restare a casa da scuola o dal lavoro in modo giustificato nei giorni clou del ciclo mestruale. Una proposta che divide l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. Vediamo perché, cercando innanzitutto di conoscere qualcosa di più sulla dismenorrea.
Cos’è la dismenorrea
Dismenorrea è il termine medico che indica una sintomatologia dolorosa collegata alla fase mestruale del ciclo. Il disturbo predominante sono i dolori mestruali che possono presentarsi già qualche giorno prima delle mestruazioni (sindrome premestruale) e che raggiungono il picco proprio con il loro arrivo. Solitamente durano un paio di giorni, ma a volte anche di più.
La dismenorrea è molto comune. Pare che ne soffra il 60-90% delle donne in età fertile, cosa che provoca il 13-51% di assenze da scuola e il 5-15% di assenze dal lavoro (fonte: proposta di legge sul congedo mestruale del 27 aprile 2016). Ci sono alcuni fattori di rischio, quali il fumo, la familiarità, il menarca precoce (cioè la prima mestruazione al di sotto degli 11 anni d’età), cicli lunghi o irregolari.
Esistono due forme di dismenorrea: primaria e secondaria. La dismenorrea primaria è la più frequente e non è correlata ad altre problematiche di salute. Tra le cause ci sono l’alto livello di prostaglandine rilasciate dall’organismo in concomitanza con le mestruazioni, o l’ansia. In genere i sintomi riguardano prevalentemente le ragazze giovani e diminuiscono dopo la prima gravidanza.
La dismenorrea secondaria invece è connessa ad altri disturbi o a malattie a carico della pelvi, ad esempio l’endometriosi, i fibromi uterini, l’adenomiosi uterina, malformazioni congenite come l’utero setto o bicorne, le cisti ovariche, la malattia infiammatoria pelvica.
Sintomi della dismenorrea
I sintomi della dismenorrea sono diversi. Possono presentarsi tutti oppure solo alcuni, di intensità variabile a seconda dei casi. Il principale è il dolore mestruale, simile a quello di una colica: in alcuni momenti è più intenso, in altri meno. Il mal di pancia è di tipo crampiforme, può essere sordo e costante oppure acuto e pulsante. Di sicuro è forte e a volte si irradia alla schiena e alle gambe.
Tra gli altri possibili sintomi ci sono:
- mal di testa.
- Nausea e talvolta vomito.
- Diarrea.
- Tensione al seno.
- Stanchezza.
- Dolore lombare.
- Vertigini e/o svenimenti.
- Sbalzi d’umore.
- Minzione frequente.
- Sudorazione intensa.
Cos’è il congedo mestruale
Quando si hanno le mestruazione i dolori ci possono stare: quello che succede è che l’endometrio si sfalda e l’utero si ripulisce, visto che non si è instaurata una gravidanza. Non devono però essere esagerati al punto da farci contorcere e rimanere sdraiate. Eppure, come abbiamo visto, per tante donne è così.
L’idea di istituire un congedo mestruale nasce per venire incontro alle esigenze di coloro che soffrono a causa della dismenorrea. Ci si chiede infatti se non sia corretto consentire a chi ne è colpito di assentarsi da scuola o dal proprio posto di lavoro per un paio di giorni, giusto il tempo di passare la “fase critica” delle mestruazioni, senza dover giustificare l’assenza. In questo modo, si può riposare e rimettersi in forma al più presto.
Il congedo mestruale in Italia
In Italia non esiste una legge sul congedo mestruale. La prima proposta in tal senso era stata fatta nel 2016 e prevedeva il diritto all’astensione dal lavoro o da scuola per massimo tre giorni al mese. Non doveva essere considerata come “normale” malattia e doveva essere retribuita al 100%. Per usufruirne sarebbe solo stato necessario presentare al datore di lavoro o all’istituto scolastico un certificato medico specialistico che attestasse la dismenorrea. Ne è seguito… un nulla di fatto.
Una nuova proposta di legge è stata presentata a febbraio di quest’anno da Alleanza Verdi e Sinistra. Nell’articolo 1 si parla di congedo scolastico con massimo 2 giorni al mese di assenze giustificate che non vanno a pesare sul monte ore complessivo. L’articolo 2 disciplina invece il congedo lavorativo, sempre con 2 giorni di assenza retribuita e non equiparata ad altre cause di assenza, a partire dalla malattia. In entrambi i casi occorrerebbe presentare un certificato medico e, nel caso del congedo scolastico, anche la giustificazione dei genitori per l’assenza. Vedremo se è la volta buona…
In mancanza di una legge che regolamenta in modo sistematico questa materia, ci si organizza con iniziative autonome, come ad esempio un liceo di Ravenna o alcune aziende che hanno adottato il congedo mestruale per i loro studenti o i loro dipendenti.
Il congedo mestruale nel mondo
La Spagna è il primo Paese occidentale ad aver introdotto in maniera formale il congedo mestruale. È stato infatti aggiunto uno specifico articolo nella “Legge organica per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi e la garanzia dell’interruzione volontaria della gravidanza”, promulgata lo scorso 16 febbraio.
Nel mondo ci sono molti esempi di nazioni che hanno percorso precocemente questa strada. Il congedo mestruale è stato inserito nei codici di condotta di alcune imprese in Giappone addirittura nel 1947. L’anno successivo è stata la volta dell’Indonesia. Nel 2001 si è aggiunta la Corea del Sud, nel 2013 Taiwan e poi la Cina e il Vietnam. In realtà l’Oriente è così “avanti” perché c’è la credenza che se le donne non si riposano quando hanno le mestruazioni, poi avranno problemi al parto. Nel 2007 anche la Nike si è impegnata su questo fronte.
Congedo mestruale: sì o no?
Attorno a questo argomento così delicato non poteva non nascere il dibattito. C’è infatti chi giudica il congedo mestruale come un’ottima notizia e chi, al contrario, ritiene che sia un passo indietro per quanto riguarda la parità di genere. Il punto è: ma è davvero necessario assentarsi da scuola e lavoro quando si hanno le mestruazioni? Non è che così saremo considerate sempre di più il “sesso debole”? Non rischiamo una nuova forma di discriminazione sessuale?
Finché non avremo a disposizione una legge che detta i confini della questione, ci saranno tanti punti di vista e sarà difficile riuscire ad arrivare ad uno condiviso da tutti. Possiamo immaginare che chi ogni mese aspetta con terrore le mestruazioni potrà sentirsi sollevata all’idea del congedo. Ma ci sarà anche chi deciderà di non beneficiarne per non mettere in piazza la propria privacy. Ci sarà chi vede l’occasione buona di rompere un tabù (parlare di mestruazioni lo genera sempre, chissà poi perché) e imprenditori (uomini) che invece crederanno con forza che “conviene assumere un maschio”. Nel frattempo, il dado è tratto e il tema non può sicuramente essere trascurato.
E voi come la pensate in proposito?