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Il periodo della gravidanza è costellato di gioie, aspettative, sogni ad occhi aperti e… alcuni piccoli o grandi fastidi! Molte donne in attesa, infatti, sperimentano talvolta dei disturbi che possono accompagnare la gestazione: uno di questi è la pubalgia.
Mentre le più fortunate l’avranno magari solo sentita nominare, per chi ha avuto la pubalgia in gravidanza sarà difficile dimenticare quel dolore che dall’inguine si irradia alla coscia e alla schiena, rendendo complicati anche i movimenti più innocui come cambiare posizione da sdraiate.
Vediamo insieme a cosa è dovuto questo malessere che può colpire fino al 20% delle donne incinte e come fare per cercare di prevenirlo.
Cos’è la pubalgia
La pubalgia in gravidanza è una sindrome infiammatoria dolorosa, che riguarda la zona pelvica e nello specifico la regione pubica; tale infiammazione coinvolge i muscoli che vanno a inserirsi nella sinfisi pubica, ovvero gli adduttori (muscolo dell’interno coscia) e il retto dell’addome (il bassoventre).
Il dolore compare il più delle volte mentre si fanno le scale, quando si cammina o si sta seduti molto a lungo o quando ci si rigira nel letto.
Cause della pubalgia
La sindrome infiammatoria che caratterizza la pubalgia in gravidanza è la conseguenza dei vari cambiamenti che il corpo subisce durante la gestazione: il peso del pancione che aumenta e il rilascio di grandi quantità di ormonicome la relaxina e il progesterone che incidono sulla lassità dei legamenti sono in genere le cause principali di questa dolorosa condizione.
Altre cause della pubalgia in gravidanza sono:
- le dimensioni del feto: un bimbo molto grande può incidere considerevolmente sul peso a carico della zona pelvica;
- una gravidanza gemellare;
- la familiarità della mamma con la lassità dei legamenti;
- la posizione del feto al termine della gravidanza, quando si prepara ad uscire e dunque preme sul pube;
- problemi alla colonna vertebrale della madre;
- una condizione di ipotonia addominale (muscoli addominali con scarsa tonicità).
Quando compare la pubalgia in gravidanza?
Come abbiamo accennato, man mano che il pancione cresce, il peso a carico della sinfisi pubica aumenta e questo potrebbe portare a sviluppare uno stato infiammatorio; a partire dal sesto mese di gestazione, dunque, alcune mamme in attesa potrebbero iniziare a sperimentare una serie di fastidiosi segnali riconducibili alla pubalgia.
Con l’arrivo del terzo trimestre, diversi ormoni come relaxina e progesterone metteranno il carico sulla lassità a livello di muscoli e legamenti, allo scopo di favorire il passaggio del bambino nel canale del parto: questo potrebbe acuire un quadro già conclamato di pubalgia in gravidanza.
Sintomi della pubalgia
Le donne affette da pubalgia in gravidanza potrebbero sperimentare diversi sintomi, come:
- dolore a carico della zona pelvica, dell’interno coscia, del bassoventre o dei glutei;
- sensazione di “bacino bloccato”;
- dolore alla palpazione della zona pubica;
- dolore alla schiena nella zona del sacro (poco sopra rispetto alle natiche);
- “schiocco” del bacino mentre si sta camminando;
- difficoltà nel compiere movimenti semplici come girarsi nel letto, salire le scale, infilare i pantaloni, uscire dall’auto, sedersi o alzarsi dalla sedia;
- talvolta, una temporanea condizione di incontinenza.
Come alleviare il dolore della pubalgia
Uno stato infiammatorio dovuto alla pubalgia in gravidanza comporta una sensazione di dolore abbastanza importante; oltre a rivolgersi, come prima cosa, al proprio medico, è possibile cercare di alleviare questo disagio mettendo in atto alcuni comportamenti, come:
- evitare di sollevare pesi;
- se si ha già un bimbo piccolo, prenderlo in braccio appoggiandolo sul fianco;
- evitare di fare le scale troppo spesso nell’arco della giornata;
- non stare sedute troppo a lungo, soprattutto a gambe incrociate;
- riposare il più possibile, cambiando spesso posizione;
- dormire con un cuscino fra le gambe: a tale scopo può risultare utile il cuscino per l’allattamento;
- vestirsi e spogliarsi stando sedute;
- quando si sta in piedi, cercare di distribuire il peso del corpo su entrambe le gambe in modo omogeneo.
Oltre agli accorgimenti appena elencati, che possono essere messi in atto durante la vita quotidiana, ci sono alcuni rimedi a cui la donna con pubalgia in gravidanza può ricorrere, ad esempio:
- applicare ghiaccio sulla zona interessata;
- valutare l’acquisto di una guaina o una pancera per il sostegno addominale;
- sotto stretto controllo medico, assumere dei blandi antidolorifici;
- fare moderato esercizio fisico, come lo yoga o il nuoto per gestanti;
Un’ulteriore strategia è quella di affidarsi a professionisti dell’ambito sanitario come fisioterapisti o osteopati, meglio se specializzati in pazienti in gravidanza.
Come prevenire la pubalgia in gravidanza
Il consiglio per cercare di prevenire l’insorgenza della pubalgia in gravidanza, soprattutto se la donna è consapevole di essere a rischio per la lassità di muscoli e legamenti, è quello di puntare sulla forma fisica e quindi ricorrere ad allenamenti mirati al rinforzo della muscolatura addominale e del bacino; anche prima di iniziare una gravidanza, infatti, essere in forma e rinforzare le zone “a rischio” può rivelarsi il giusto escamotage per dare filo da torcere all’infiammazione da pubalgia.
Un altro consiglio per cercare di non incorrere in questo fastidioso disturbo è quello di mantenere il proprio peso corporeo sotto controllo: una dieta equilibrata, consigliata e controllata dal proprio medico o da un nutrizionista, giova moltissimo alle mamme in attesa anche nell’ottica di prevenzione della pubalgia in gravidanza.
Pubalgia dopo il parto
Potrebbe, purtroppo, capitare di non soffrire di pubalgia in gravidanza, ma di sperimentarne i sintomi dopo il parto; quello vaginale, infatti, potrebbe provocare questa condizione.
La causa dell’infiammazione da pubalgia post-parto è connessa alla dilatazione che subisce il bacino durante la fase espulsiva e allo stress a carico di muscoli e legamenti che interessano la zona pubica, al passaggio del bambino.
Per il trattamento della pubalgia post-parto è sempre, innanzitutto, opportuno rivolgersi al proprio medico, il quale valuterà la situazione e prescriverà se necessario una terapia antidolorifica. Inoltre, un osteopata con esperienza in puerperio potrebbe essere una carta vincente per contrastare i fastidi.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.