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donna in gravidanza al corso preparto
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Il corso di accompagnamento al parto è un “viaggio nel viaggio”, un momento fondamentale nelle 40 settimane che vi porteranno a conoscere la gioia più grande della vostra vita. Ma è anche una tappa importante per imparare tante cose, per sapere come il corpo si prepara a questo evento, cosa potrebbe accadere durante travaglio e parto e cosa succederà dopo, quando tornerete a casa con il vostro cucciolo, tra poppate e pannolini. E poi – ma non è un aspetto secondario – serve a confrontarsi con altre future mamme, a scambiarsi opinioni e – perché no – a condividere le proprie paure.

Ma come scegliere il corso giusto? Un criterio è quello di frequentarne uno che preveda tanti incontri. “Più lungo è il corso, meglio si apprendono i messaggi”, spiega Jessica Manzo, ostetrica che gestisce i corsi di accompagnamento al parto di Mamme&Movimento a Palermo. Il prossimo partirà il 7 marzo ed è già possibile prenotarsi: basta solo aver concluso il primo trimestre.

Dr.ssa Jessica Manzo

Dr.ssa Jessica Manzo

    Dottoressa Manzo, perché un corso più lungo è da preferire?

    “I corsi intensivi sono più utili. Noi iniziamo intorno alla 15esima settimana, quindi molto in anticipo rispetto ai corsi tradizionali. In questo modo, le mamme stanno con noi diversi mesi, per la maggior parte della gravidanza. I nostri incontri sono 15 e durano due ore, un’ora di teoria e l’altra di pratica con la Gyrokinesis. Di solito, comincio con argomenti più soft, come l’alimentazione, l’igiene, i viaggi. Poi, man mano che andiamo avanti con gli incontri, ci addentriamo in altri temi, come il travaglio e il parto, l’episiotomia e il massaggio perineale. Passando tanto tempo insieme, le donne sono molto più consapevoli di sé e, una volta che giungono in sala parto, gestiscono il travaglio autonomamente”.

    Gli appuntamenti sono aperti anche ai papà?

    “Alcuni incontri sono dedicati a loro. In genere, dopo la parte teorica, mi aiuto con dei video più o meno divertenti. Solitamente partecipano agli incontri sulla rianimazione neonatale e sulla conservazione delle cellule staminali. In ogni caso, sono i benvenuti, così come in sala parto”.

    Quali sono le domande che pongono più spesso le future mamme durante i corsi di accompagnamento al parto?

    “All’inizio sono soprattutto domande legate all’alimentazione, per lo più per la paura di prendere troppi chili, anche dal punto di vista estetico. Quindi, mi soffermo ad elencare quali possono essere i rischi collegati ad un eccesso di peso in gravidanza. Quando poi entriamo nel vivo del corso mi fanno molte domande sull’anestesia epidurale. Spiego che non si tratta della soluzione a tutti i mali perché la fase prodromica devono comunque gestirla loro, da sole. E poi chiarisco che non tutte possono farla. Insomma, non devono vedere l’epidurale come l’unica alternativa”.

    Altri quesiti frequenti?

    “Le donne chiedono molte informazioni sull’episiotomia. Prima veniva fatta a tappeto, ora valutiamo il perineo caso per caso in sala parto. Se durante il travaglio si distende bene, l’episiotomia non si fa. Però in qualche caso, ad esempio se c’è un bambino di 4 chili, è meglio un’episiotomia che una lacerazione di terzo o quarto grado”.

    In base alla sua esperienza, qual è l’atteggiamento generale delle mamme nei confronti dell’allattamento al seno?

    “Quelle veramente motivate sono poche. Molte pensano che non avranno latte, altre rimandano il problema dicendo ‘poi vediamo’. La cosa importante è non circondarsi di persone che le demoralizzano. Il latte ce l’hanno tutte le mamme, ma ancora sull’allattamento sopravvive qualche retaggio antico”.