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Metodo Estivill
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È uno degli scogli in apparenza più insormontabili per i neogenitori, soprattutto col primo figlio, quando stanchezza e carenza di sonno cominciano a farsi sentire: la fase dell’addormentamento del neonato, infatti, impensierisce spesso mamme e papà alle prime armi.

Negli anni, sono stati sviluppati e divulgati tantissimi metodi o presunti tali, pensati da neuropsichiatri infantili, pediatri e pedagogisti; uno di questi, fra i più conosciuti, prende il nome da Eduard Estivill, neuropsichiatra spagnolo che nel 1995 ha pubblicato il famosissimo “Fate la nanna”.

In questo testo, Estivill illustra la sua tecnica per far addormentare il neonato, basandosi sull’assunto che prendere sonno sia un’abitudine e che come tale vada appresa: di conseguenza, per il neuropsichiatra ricade sui genitori il compito di insegnare al proprio bambino ad addormentarsi da solo tramite la cosiddetta “estinzione graduale del pianto”. Andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.

Cos’è il metodo Estivill

Nel già citato libro “Fate la nanna”, Eduard Estivill sostiene che nel giro di pochi giorni, seguendo alla lettera il metodo, il neonato si addormenterà da solo e dormirà tutta la notte; questo grazie, in una prima fase, all’introduzione di una routine della sera: il bagnetto, seguìto dal pigiamino, la lettura di un libro, qualche canzoncina della buonanotte.

La seconda fase del metodo Estivill prevede che il piccolo venga messo nel suo lettino e che i genitori lascino la stanza immediatamente; come facilmente intuibile, il bambino inizierà a piangere. Estivill sostiene che i genitori non debbano correre subito da lui, ma attendere un intervallo di tempo via via maggiore prima di intervenire: inizialmente 3 minuti, poi 5, poi 10, poi 15 e così via. 

Una volta trascorso il tempo d’attesa i genitori possono entrare nella stanza a rassicurare il bambino senza prenderlo in braccio, parlandogli finché non si sarà calmato. Lo stesso metodo va applicato in caso di risvegli notturni del bimbo: in questo consiste l’estinzione graduale del pianto.

In questo modo, sostiene il neuropsichiatra, il piccolo “apprenderà” che piangere non serve a nulla e inizierà ad addormentarsi da solo, riducendo – fino a perdere del tutto – anche i risvegli notturni.

Metodo Estivill: controversie

Nel suo libro, Eduard Estivill ribadisce che tale metodica per l’addormentamento del neonato può essere messa in pratica già a partire dai tre mesi di vita e promette, come abbiamo detto, risultati eccellenti nel giro di pochi giorni.

Il metodo Estivill, tuttavia, è stato ampiamente messo in discussione dalla comunità scientifica di neuropsichiatri infantili e pediatri in quanto trascura alcuni aspetti importanti, come il fatto che:

  • ogni bimbo è a sé e, di conseguenza, non può esistere un sistema unico e infallibile che funzioni per tutti;
  • un neonato ha esclusivamente il pianto come strumento di comunicazione per richiamare l’attenzione dei genitori o di chi se ne occupa, e col pianto esprime un’esigenza e non un capriccio;
  • i risvegli notturni dei neonati e dei bambini sono fisiologici almeno per i primi tre anni di vita;
  • un neonato smette di piangere se non consolato per sfinimento e non per presa di coscienza del fatto che piangere “non serva a nulla”.

Per queste quattro ragioni fondamentali, Estivill stesso ha in parte ritrattato il suo metodo specificando che sia stato pensato non per i neonati, ma per bambini più grandi; tuttavia, è opportuno specificare che il pianto prolungato causa un elevato rilascio di cortisolo (ormone dello stress) nell’organismo del bambino, indipendentemente dalla sua età, sottoponendolo dunque a un livello di sfinimento eccessivo e del tutto gratuito.

Consigli su come addormentare il vostro bambino

Al di là dei neuropsichiatri e dei loro metodi schematici e sostanzialmente inapplicabili all’unicità di un esserino appena venuto al mondo, ogni neogenitore dovrebbe tenere a mente un concetto fondamentale: non è vostro figlio a doversi adattare a voi e ai vostri tempi, ma è esattamente il contrario. Il ritmo del sonno di un neonato, infatti, non è lo stesso di una persona adulta e come tale va assecondato.

Un piccolino appena nato non piange per capriccio o perché è stato “viziato”, ma perché è l’unico modo che conosce per vedere soddisfatte le sue necessità: piange per il sonno, per la fame, per il freddo, per il bisogno di contatto con la mamma.

Sottolineato questo, è in ogni caso comprensibile il livello di stanchezza che possono raggiungere i neogenitori, soprattutto quando il loro bambino “dorme poco”. Ecco alcuni consigli per favorire il sonno sereno del vostro piccolo e di conseguenza anche di mamme e papà:

  • provate a cambiare il luogo della nanna il giorno e la notte;
  • instaurate, fin da subito, una buona routine della sera: il bagnetto, il massaggino, la poppata, le canzoncine; mantenete la routine e vedrete che sarà di grande aiuto per l’addormentamento del vostro bimbo;
  • prediligete, per i neonati, la culla rispetto al lettino: conferisce quella sensazione di contenimento che al bambino appena nato dona sicurezza e favorisce il suo rilassamento;
  • non esitate a prenderlo in braccio se dovesse svegliarsi e piangere: il contatto con la mamma o con chi se ne prende cura è fondamentale per donargli serenità e, dunque, aiutarlo a riprendere sonno una volta soddisfatta la necessità che l’ha portato a svegliarsi;
  • un ottimo aiuto per far addormentare i vostri bimbi sono senza dubbio i rumori bianchi: il rumore bianco è un suono con frequenze più o meno alte che il cervello interpreta come gradevole e rilassante. L’acqua che scroscia, il vento tra le foglie, la risacca, fino ad arrivare al suono del phon acceso: sono tutti esempi di rumori bianchi che, provare per credere, possono davvero favorire il sonno del vostro piccolo! Potete trovare video online con i rumori bianchi in riproduzione continua, o acquistare direttamente dei dispositivi che li emettono: in commercio ce ne sono davvero moltissimi.