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donna misura il diametro della pancia
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A cura di diastasitalia.it

Dopo il parto, molte donne si trovano ad avere una condizione poco conosciuta ma molto diffusa: la diastasi dei muscoli retti addominali. I muscoli retti dell’addome, che noi tutti chiamiamo più semplicemente addominali, sono due muscoli che hanno l’aspetto di fasce verticali che partono dalla gabbia toracica fino al bacino. Questi muscoli sono molto ravvicinati ed hanno la funzione di contenere i visceri addominali, come una sorta di panciera interna.

Cause della diastasi addominale

La gravidanza porta un aumento della pressione all’interno dell’addome, causata dall’utero in crescita, e ciò comporta la separazione verso l’esterno di questi muscoli che si allontanano dalla linea mediana (linea alba); questo è un processo naturale che dovrebbe risolversi entro 6-8 mesi dal parto. Quando questa separazione (“gap”) permane oltre questo tempo e supera i 2,5 cm, si può parlare di diastasi patologica. 

Sintomi della diastasi addominale

I sintomi ricorrenti sono:

  • dolori alla schiena.
  • Instabilità del bacino.
  • Incontinenza urinaria.
  • Difficoltà digestive e/o respiratorie.
  • Dolore nel compiere alcuni movimenti come, ad esempio, allacciarsi le scarpe.

Spesso alla diastasi si associano anche ernie ombelicali, addominali, epigastriche.

Il sintomo più evidente della diastasi dei muscoli retti addominali, quello che salta subito all’occhio, è la forma dell’addome, che risulta globoso, come se si fosse di nuovo in dolce attesa, nonostante siano passati molti mesi dal parto; ciò causa non pochi problemi psicologici alla donna, che spesso soffre, non riconoscendosi più nell’immagine che lo specchio le rimanda. 

Come capire se si ha la diastasi addominale

Per capire se si soffre di diastasi addominale, il primo, semplice passo è quello di fare l’autovalutazione. 

La diastasi è patologica quando la misura del “gap“ in rilassamento è di almeno due dita. Dopo l’autovalutazione il passo successivo è fare un esame diagnostico quale può essere l’ecografia muscolo-tendinea della parete addominale o tac o risonanza magnetica (senza contrasto), tutte con la dicitura “per sospetta diastasi dei retti“. Importante è avere la misurazione della diastasi per capire come intervenire.

Come si cura la diastasi addominale

In caso di diastasi minime o asintomatiche è consigliabile rivolgersi a fisioterapisti esperti o a istruttori di ginnastica hipopressiva. Per le diastasi di maggiore entità, l’unica via è l’intervento chirurgico di plicatura dei muscoli retti addominali, associato ad una addominoplastica, per eliminare, qualora fosse presente, la pelle in eccesso. In alcune regioni d’Italia è possibile sottoporsi a questo tipo di intervento in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Nel nostro sito www.diastasitalia.it  c’è una mappatura delle regioni e dei chirurghi plastici che eseguono questo tipo di intervento in convenzione, nelle quali mettersi in lista. 

Le attività di Diastasi Italia ODV

Per aiutare il maggior numero di donne a conoscere questa patologia è nato nel 2015 il gruppo Facebook “Diastasi Italia Official Group”, una realtà che ad oggi conta quasi 18.000 membri; un gruppo di supporto che ha lo scopo di accompagnare le donne durante tutto l’iter che porta dalla scoperta della patologia alla soluzione fisioterapica o chirurgica. Accanto al gruppo Facebook, c’è il sito Internet www.diastasitalia.it, primo sito ad occuparsi della patologia con approfondimenti, interviste, video e collaborazioni.

Da quest’anno si è costituita l’associazione Diastasi Italia ODV, che ha come obiettivo la diffusione della conoscenza della patologia diastasi dei retti addominali alle donne, ai medici e agli operatori sanitari sia pubblici che privati; ampliare la connessione, anche tramite l’utilizzo di strumenti di social media, tra gli interessati al fine di una maggior diffusione delle informazioni e al fine di far sorgere iniziative volontarie e organizzate di sostegno personale e pratico nel percorso medico volto ad affrontare la patologia; ampliare la consapevolezza della malattia e ad inserirla negli ambiti ufficiali di studio e ricerca e sostenere un più ampio riconoscimento della patologia all’interno delle strutture sanitarie pubbliche.

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.