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donna sofferente per depressione post partum
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Senso di inadeguatezza, crisi di pianto incontrollabile, paure e ansie, fino – nei casi più gravi – a sentimenti di vero e proprio rifiuto nei confronti del bambino appena nato. I sintomi della depressione post partum possono essere diversi e sfumare anche in differenti forme di disturbo. Si va da quelle più lievi e comuni ad altre molto più serie e complesse da trattare.

Le stime dicono che tra il 50 e l’80% delle neomamme soffre di “baby blues“, il tipo più “leggero” di depressione post partum, caratterizzato da una specie di malinconia e tristezza, con voglia di piangere, sbalzi di umore, ipersensibilità. Tutte emozioni che l’arrivo di un neonato può scatenare facilmente e di cui non ci si deve vergognare: è solo necessario “assestarsi” un po’. A volte, questi “campanelli d’allarme” suonano già nell’ultima fase della gravidanza, quando il parto si avvicina, e talvolta sfociano in qualcosa di più grave.

Ed è la depressione post partum. È più rara del “baby blues”, anche se non così tanto: la sua incidenza varia tra il 3 e il 15% delle puerpere. Si presenta con sensazioni di ira, disperazione, disturbi del sonno e dell’appetito, angoscia, odio e trascuratezza nei confronti di se stesse e del bambino. Un problema che chi sta attorno alla mamma deve essere in grado di intercettare, per poi chiedere il supporto di uno specialista: in questi casi, è indispensabile per evitare che la situazione degeneri in maniera a volte irreversibile.

Per giocare d’anticipo e scoprire la depressione post partum precocemente, 8 strutture sanitarie italiane saranno coinvolte nel progetto “Fiocchi in ospedale” che vede la sinergia tra MetLife, compagnia assicurativa americana leader nel settore delle polizze vita, e Save the Children, onlus da sempre impegnata a garantire il benessere dei bambini in ogni parte del mondo. Perché la depressione post partum interessa anche i più piccini, non solo le loro mamme.

L’obiettivo di “Fiocchi in ospedale” è monitorare le situazioni a rischio già prima del parto, sfruttando proprio la collaborazione con i grandi ospedali aderenti all’iniziativa: Maria Vittoria di Torino, Niguarda e Sacco di Milano, San Camillo, San Giovanni e Madre Giuseppina Vannini di Roma, Policlinico di Bari, Cardarelli di Napoli. Il progetto punta a fornire assistenza alle mamme e alle loro famiglie fin dalla comparsa dei primi sintomi della depressione post partum, garantendo poi il coinvolgimento di esperti per un’eventuale diagnosi.

Grazie a “Fiocchi in Ospedale”, gli specialisti possono richiedere all’ASL di riferimento un sostegno psicologico domiciliare o un incontro con il servizio di psicoterapia del consultorio territoriale e, nel caso in cui non sia possibile accedere tempestivamente a questi servizi, provvedere all’attivazione della rete di supporto costituita da associazioni. Infine, sono anche previsti interventi di mutuo-aiuto tra le donne che hanno già dei bambini e le neomamme, l’organizzazione di corsi di accompagnamento alla nascita e di incontri informali che prevedono scambi di esperienze, e veri e propri seminari.

La partnership tra MetLife e Save The Children a sostegno di “Fiocchi in Ospedale” è stata rinnovata nel 2015 dopo la positiva esperienza della campagna “Everyone” contro la mortalità infantile in Mozambico. Un’iniziativa, quest’ultima, che ha preso spunto dal lancio nel 2014 di Protezione Junior, la polizza per famiglie che garantisce un aiuto economico in caso di malattia o infortunio dei figli o evento grave che colpisca i genitori. Parte del ricavato derivato dalla vendita di questo prodotto era devoluto a favore del progetto in Africa e, dal 2015, la stessa cosa avviene per supportare “Fiocchi in Ospedale” contribuendo all’assistenza neonatale di migliaia di famiglie.

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.