Contents
Da settimane non si parla d’altro. Da quando è scoppiata l’epidemia in Cina, il coronavirus è entrato di prepotenza nelle nostre case. Telegiornali, quotidiani, social network ormai sono monotematici: COVID-19 in tutte le salse. Ma è giusto così: quello che stiamo vivendo in questo periodo ha pochi precedenti simili, almeno nel nostro Paese. Siamo coinvolti tutti a livelli diversi, ma il coronavirus in gravidanza assume un senso ancora più forte e i dubbi delle future mamme sono tanti. Così come le paure.
Anche noi non potevamo non parlarne. È quasi un atto dovuto nei confronti delle tante donne che ci seguono. Vogliamo fare chiarezza, raccontare storie con un finale positivo e, se possibile, tranquillizzare un po’ tutte.
La prima buon notizia è che non siete sole, ma c’è un gruppo di specialisti all’opera esclusivamente per trattare argomenti come la gravidanza, il parto e l’allattamento. L’Istituto Superiore della Sanità (Iss) ha creato un tavolo tecnico, coordinato dal Centro nazionale di prevenzione delle malattie e di promozione della salute. Lo scopo è analizzare tutta la letteratura scientifica mondiale che si occupa di questo tema.
L’Iss ha coinvolto le principali società scientifiche di neonatologi, pediatri, ginecologi e ostetriche (SIN, SIMP, SIP, SIGO, AOGOI, AGUI e FNOPO), che ovviamente hanno accolto di buon grado l’invito alla collaborazione. In questo caso, possiamo stare tranquille che le decisioni che vengono prese (ad esempio su allattamento o sul parto) sono certificate da ricerche scientifiche.
Una prima piccola ricerca cinese ha preso in esame tre donne positive al COVID-19 che hanno partorito con taglio cesareo. Tutte avevano contratto il virus nel terzo trimestre di gravidanza. I tamponi effettuati sui neonati hanno dato esito negativo e non c’era traccia del virus neanche nella placenta o nel liquido amniotico. Non ci sarebbe dunque trasmissione verticale (madre-figlio), cosa accertata anche da altri dati della letteratura, seppur sempre limitati.
Attualmente le informazioni disponibili fanno riferimento ai primi 19 casi di donne positive che hanno avuto un bambino. Anche nel sangue prelevato dal cordone ombelicale non è risultata traccia di virus, ad ulteriore conferma che le mamme positive non infetterebbero i feti.
Gravidanza e sensibilità al virus
Stando agli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, attualmente non si hanno informazioni sulla suscettibilità delle donne incinte al nuovo coronavirus. Vero è però che, in gravidanza, il sistema immunitario è più vulnerabile e il rischio di ammalarsi più alto. Ecco perché quindi le regole di prevenzione vanno attuate con un’attenzione maggiore.
Probabilmente ve lo state chiedendo tutte: quale parto è raccomandato in caso di positività al coronavirus? Rispondiamo a questa domanda seguendo ciò che dice l’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (AOGOI). Secondo la società scientifica, allo stato attuale delle conoscenze e, a meno che non ci siano particolari condizioni materne o fetali che lo richiedano, il cesareo non è la prima opzione.
Il parto naturale quindi resta da preferire, qualora non ci siano indicazioni differenti. È comunque opportuno parlarne col proprio ginecologo. In questa fase così delicata è sicuramente la persona migliore con cui confrontarsi.
E cosa fare dopo il parto in caso di mamma positiva? Rooming-in sì o no? L’isolamento (della madre e/o del neonato) sarà valutato attentamente dal team ospedaliero che verificherà rischi e benefici della scelta. Se dovessero essere separati, ai sanitari è raccomandato di aiutare la mamma a mantenere la produzione di latte materno, ad esempio attraverso la spremitura del seno.
Finora, nel colostro (il primo latte prodotto dal seno dopo il parto) non sono state trovate tracce di COVID-19, mentre in almeno un caso sono stati trovati anticorpi nel latte materno. Questo è un importante fattore protettivo per il neonato.
In generale, l’allattamento al seno va comunque promosso, anche nel caso in cui la mamma sia positiva al virus oppure se è sottoposta agli accertamenti del caso. Ovviamente se le sue condizioni fisiche e psicologiche lo consentono. Se assume farmaci per la cura dell’infezione, i medici valuteranno di volta in volta la compatibilità con l’allattamento.
Quali precauzioni prendere? Quelle a cui per ora dobbiamo attenerci tutti. In primis, lavarsi spesso le mani, soprattutto prima di allattare. È inoltre buona regola indossare una mascherina per coprire naso e bocca.
L’esplosione dell’epidemia nel nostro Paese ha portato il governo ad adottare misure molto rigide nel giro di pochissimo tempo. Se prima le limitazioni riguardavano le cosiddette zone rosse al nord, ora siamo tutti nella stessa situazione. E questo cambia l’organizzazione di molte cose.
I reparti maternità si sono dovuti adeguare, con modalità diverse da ospedale a ospedale. C’è chi ha ridotto drasticamente le visite mediche e le attività ambulatoriali, chi limita gli accessi dei parenti, talvolta anche dei papà in sala parto. Praticamente ovunque e in tutte le strutture (sia pubbliche che private) sono stati sospesi i corsi preparto. Se avete già scelto dove partorire, mettetevi in contatto con medici e ostetriche per capire come comportarvi, in particolare se il parto è vicino.
In Italia la prima donna incinta di cui si è parlato è stata la moglie di Mattia, il primo malato di Codogno, paese ormai noto a tutti per essere uno dei centri più colpiti dall’epidemia. È stata ricoverata anche lei, ma è potuta tornare a casa.
A Massa Carrara un bellissimo caso di un parto naturale. La mamma si era recata in ospedale e i ginecologi hanno richiesto una consulenza infettivologica per alcuni sintomi sospetti. La donna, positiva al virus, ha avuto 7 ore di travaglio e ha poi dato alla luce una bambina sana. La piccola ora è ricoverata in isolamento in neonatologia, ma sta bene.
A fine febbraio un’altra storia simile a Piacenza. Anche in questo caso, la gestante, proveniente da Lodi, era positiva al coronavirus ed era ricoverata nel reparto di malattie infettive. Quando è iniziato il travaglio è stata portata in una sala parto “blindatissima”. Il suo bambino è negativo al tampone.
- Uscire da casa solo per motivi indispensabili.
- Lavarsi accuratamente le mani.
- Non toccarsi occhi e bocca con le mani.
- Rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro.
- Tossire o starnutire in un fazzoletto di carta e gettarlo subito dopo, oppure nella piega del braccio.
- In caso di malessere non recarsi al pronto soccorso, ma contattare telefonicamente il proprio medico o i numeri di emergenza nazionali e regionali.
- Pulire le superfici con detersivi a base di alcol o cloro.
- Usare la mascherina in caso di sintomi.
- Evitare abbracci, baci e strette di mano.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.