Il pensiero è immediato. Il tempo di metabolizzare il test di gravidanza positivo e la mente vola dritta dritta al momento più atteso e contemporaneamente temuto da ognuna di noi: il parto. Non importa se è il primo o il terzo, il parto si accompagna a tante incognite e paure. Ce la farò a gestire le contrazioni? Come capisco come spingere? E se succede qualcosa? Le domande, i dubbi, i timori sono tantissimi. Ci aiuta a capirli e gestirli la dottoressa Marcella Cicerchia, psicoterapeuta e psicologa perinatale.
Dott.ssa Marcella Cicerchia
Dottoressa Cicerchia, la gravidanza viene sempre considerata un periodo “delicato”. È solo una questione ormonale?
“La gravidanza è un periodo delicato perché è un momento di cambiamenti importanti, che avvengono su diversi piani: emotivo, fisico e sociale. È un momento in cui la futura mamma e il futuro papà si trovano a fare i conti con ciò che sono stati fino a quel momento e con quello che diventeranno. C’è una nuova assunzione di responsabilità, si riveste un nuovo ruolo nell'ambito della società, comincia a cambiare la prospettiva con cui si guarda il mondo. Come tutti i momenti di cambiamento è un periodo delicato, ma anche di grande attivazione positiva, in cui si fanno progetti e si è proiettati nel futuro. Per la donna l’esperienza del cambiamento è vissuta anche sul proprio fisico, i mutamenti che vivrà sulla propria pelle per nove mesi le permetteranno di interiorizzare e preparasi a questa nuova dimensione”.
Quali sono le più classiche paure connesse al parto?
“Le paure più comuni legate al parto riguardano principalmente il travaglio: ci sono donne terrorizzate dall’idea di un travaglio molto lungo, altre dall’idea di non essere in grado di sostenerlo. Spesso mi capita di sentire mamme che manifestano la sensazione di non sentirsi all’altezza, di avere il timore di non saper respirare adeguatamente o di non saper spingere nel modo giusto, ritenendosi poco competenti. La tolleranza del dolore è un'altra componente che spesso spaventa, arrivando in alcuni casi a sfociare in una vera e propria fobia definita tocofobia.
Le donne più in generale temono di perdere il controllo, di non ricevere un sostegno emotivo adeguato, di non essere trattate con empatia o in modo rispettoso; hanno paura di essere lasciate sole dagli operatori della nascita. Hanno paura di sperimentare sentimenti di impotenza e di subire interventi medici di emergenza come il taglio cesareo, l'episiotomia, la nascita operatoria”.
Da cosa hanno origine queste paure?
“La paura del parto ha radici antiche, nella Genesi versetto 3,16 troviamo scritto “[…] con dolore partorirai figli […]”. Questa frase sembra non aver lasciato molte alternative alle generazioni successive.
Se ci fermiamo a riflettere, da sempre la nostra cultura alimenta la paura del parto, proponendo rappresentazioni di nascita drammatiche, in cui la donna è molto sofferente, completamente in balìa degli eventi, priva di alcun potere; per fare un esempio, basta pensare a certe scene mostrate al cinema. A tutto questo ci siamo abituate, forse rassegnate. Nell’immaginario comune, ormai, è radicata l’idea del parto come un evento terrificante.
La letteratura ha dimostrato, inoltre, che le paure aumentano nelle donne che hanno ricevuto informazioni allarmanti da parte di operatori sanitari o che sono state esposte a storie negative relative al parto da amici e parenti”.
Come si possono superare?
“Così come si sono radicate immagini e pensieri negativi sulla nascita, si può riuscire a radicare immagini e pensieri positivi, basta un po’ di esercizio. Si parte dal presupposto che le donne in gravidanza che sperimentano livelli elevati di paura del parto, dovrebbero essere maggiormente sostenute per accrescere in loro il senso di autoefficacia e la percezione di sentirsi al sicuro.
La letteratura mette in luce come le donne, che hanno fiducia in loro stesse, nel proprio corpo, nella propria capacità di dare alla luce e che durante la gravidanza sperimentano un sentimento di sicurezza, descrivano le loro esperienze di nascita molto positivamente.
I percorsi di accompagnamento alla nascita dovrebbero tenere conto delle paure a cui vanno incontro le future mamme e, attraverso programmi mirati, dovrebbero portare messaggi positivi relativi al travaglio e al parto con l’obiettivo di restituire fiducia e sicurezza alla donna e metterla nelle condizioni di fare scelte consapevoli per se stessa e per il suo bambino”.
Cos’è l’Hypnobirthing?
“L'Hypnobirthing, in italiano ipnoparto, è un corso di accompagnamento alla nascita completo che ha l’obiettivo di preparare la donna ad affrontare gravidanza e parto serenamente. Inserendo la nascita tra gli eventi naturali della vita, tende a restituire fiducia alla donna e alle sue capacità generatrici. Alla base dell'ipnoparto c’è l’idea di scardinare il circolo vizioso paura-tensione-dolore responsabile di una percezione più alta del dolore e di una esperienza di nascita poco gratificante. Attraverso immagini positive sulla nascita, l’Hypnobirthing mira ad eliminare il pensiero negativo e la paura del parto per rendere la donna serena e parte attiva del processo di nascita.
La parola ipnoparto sicuramente richiama alla mente l’idea di qualcuno che con un pendolo può ipnotizzarci e farci perdere il controllo: niente di più distante dalla realtà. L'ipnoparto fornisce alla mamma gli strumenti per poter raggiungere uno stato di rilassamento in totale autonomia, quindi come e quando lo desidera. In un corso di accompagnamento alla nascita Hypnobirthing, la donna imparerà ad ascoltare i segnali del proprio corpo e a fidarsi del suo istinto; inoltre riceverà informazioni sulla fisiologia del parto e informazioni pratiche sui luoghi del parto. Una ‘mamma Hypnobirthing’ sarà messa nella condizione di essere adeguatamente informata per compiere scelte e per preparasi al parto che desidera, qualunque esso sia”.
Ipnosi significa alterazione della coscienza?
“Per rendere l’idea di cosa significhi uno stato alterato della coscienza, spesso chiedo alle mamme che frequentano i miei corsi di immaginare una situazione che probabilmente hanno avuto modo di sperimentare in diverse occasioni.
Per esempio, quando guidiamo la nostra auto su una strada che conosciamo bene, può capitare di perderci nei nostri pensieri e di percorrere la strada in modo automatico, apparentemente senza rendercene conto. Sottolineo apparentemente, perché se, nella situazione appena descritta, dovesse capitarci di trovare un ostacolo sulla nostra strada (qualcuno che attraversa, la macchina davanti che frena improvvisamente) saremmo perfettamente in grado di frenare o evitare l’ostacolo.
Questo è lo stato di alterazione della coscienza che la mamma che si è esercitata con l’Hypnobirthing riuscirà a raggiungere al momento del parto. Sarà sempre in controllo di ciò che succede, ma contemporaneamente riuscirà a distaccarsi dalle paure e dalla percezione della fatica e vivrà il parto con la consapevolezza di essere assolutamente in grado di gestire la situazione e gli eventuali frangenti particolari che si potrebbero presentare”.
Che ruolo svolgono i futuri papà nell’Hypnobirthing?
“Il ruolo dei futuri padri è fondamentale nella preparazione al parto e, chiaramente, al momento della nascita. I padri sono il maggior sostegno che la mamma può avere. Partecipare insieme ad un corso di accompagnamento alla nascita o fare insieme gli esercizi di rilassamento e respirazione a casa diventa un momento fondamentale per sentirsi parte attiva, insieme alla propria compagna, della nascita del proprio bambino. I padri che hanno condiviso questi momenti con la propria partner si sentono più coinvolti, sono in controllo della situazione, sono in grado di sostenere la loro compagna in tutto il processo di nascita, si sentono sempre parte attiva”.
Di cosa si occupa la psicologia perinatale?
“La psicologia perinatale è quella branca della psicologia che prende in carico i bisogni della donna e della famiglia in generale dal preconcepimento al primo anno di vita del bambino. Lo psicologo perinatale non interviene esclusivamente in situazioni a rischio di patologia: depressione post parto, infertilità, perdite premature. Infatti è una figura fondamentale in tutte quelle occasioni relative alla maternità in cui è possibile fare prevenzione, dare informazioni e sostegno”.
A chi è indicata questa branca della psicologia?
“È indicata a tutte le coppie che progettano una gravidanza, a chi già si trova in dolce attesa o a chi da poco è diventato genitore. Lo psicologo perinatale opera in diversi contesti, generalmente in équipe con altre figure professionali, ed è preparato per guidare le famiglie in determinate scelte o per sostenere quelle già intraprese. Propone interventi di tipo psicoeducativo volti a rafforzare la coppia e le capacità di ognuno. È chiaramente competente anche in tutte quelle situazioni di disagio in cui si può trovare una coppia in questa delicata fase della vita”.