Seppur necessario in diverse circostanze, il parto cesareo lascia tra i “ricordi” anche una “bella” cicatrice, che in taluni casi, può dare qualche fastidio. “Le patologie della cicatrice da taglio cesareo rappresentano delle ‘moderne patologie’ poiché solo grazie al progresso tecnologico e al notevole aumento dei tagli cesarei si sono comprese e studiate. Consideriamo che, fino a qualche anno fa, l’Italia era fra le prime nazioni al mondo per numero di tagli cesarei. In letteratura scientifica si parla di ‘istmocele’ da circa 10 anni, per cui possiamo definirla una patologia moderna”. Ci spiega tutto il ginecologo Antonio Accardi, che visita a Bergamo, Palermo, Caltanissetta e San Cataldo.
Dr. Antonio Accardi
Dottor Accardi, quali sono i sintomi delle patologie collegate alla cicatrice da taglio cesareo?
“Il sintomo più tipico è quello che le donne riferiscono come il 'ritorno delle mestruazioni'. Spotting (piccole perdite di sangue, ndr) post-mestruale e peri-ovulatorio, algie pelviche post-mestruali e peri-ovulatorie, raccolta di sangue nella cavità uterina espulsa in maniera intermittente dopo il ciclo mestruale rappresentano altri segnali più o meno presenti. Questi sintomi principali (dolore e perdite ematiche irregolari) si accompagnano spesso ad una infertilità secondaria che spesso è il motivo per cui le donne si rivolgono al ginecologo”.
Cos'è e come si forma l'istmocele?
“È un'ernia interna del tessuto uterino che si forma dopo il taglio cesareo. Si chiama istmocele perché si crea in quel tratto tra il corpo e il collo dell'utero denominato 'istmo'.
Quest'area - che si allarga molto durante la gravidanza - è la zona che viene incisa e poi suturata, durante il taglio cesareo, per estrarre il bambino. L’incisione della parerete uterina porta alla formazione di una cicatrice che può diventare più o meno 'ipertrofica', causando la formazione di una sacca tra il canale cervicale e l’orifizio uterino interno. In questa 'sacca' può raccogliersi il sangue mestruale causando dolori eo perdite ematiche atipiche. La cicatrice stessa può essere causa di infertilità poiché provoca un'ostruzione al transito degli spermatozoi eo può determinare uno stato infiammatorio locale, causa ulteriore di perdite atipiche. Infine, con il tempo, la cicatrice stessa può venire rivestita da tessuto endometriale per cui risponde attivamente agli stimoli ormonali causando perdite ematiche. Ad oggi non esistono vere spiegazioni scientifiche del perché alcune cicatrici sono sintomatiche e altre no”.
Come si pone la diagnosi?
“La diagnosi è basata sulla storia clinica della paziente, sui sintomi, sul riscontro ecografico ed isteroscopico”.
È possibile curare la cicatrice?
“La chirurgia della cicatrice è prettamente isteroscopica e consiste nell'asportazione di una parte della stessa, fino a ricreare la fisiologica anatomia dell’utero. La tecnica viene detta istmoplastica. L’istmoplastica viene riservata a tutte quelle pazienti che presentano sintomi fastidiosi riconducibili alla cicatrice post-cesareo oppure a quelle donne con infertilità secondaria in cui si sono state escluse tutte le altre note cause di infertilità. E’ preferibile eseguire tale tecnica in sala operatoria con appositi strumenti miniaturizzati, poiché, se fatta in sedazione, non risulta dolorosa. In ambulatorio viene eseguita la diagnosi con 'isteroscopica diagnostica', ma il trattamento è chirurgico ed avviene in sala operatoria.
Più dettagliatamente, l'istmoplastica si prefigge non di riparare il cedimento della parete, che non può essere ricostruita per via isteroscopica (quindi senza un taglio chirurgico sull'addome), ma di 'ripulire' la zona da fenomeni cicatriziali ed infiammatori che si verificano in maniera ingravescente. A volte è necessario anche rifilare tratti cicatriziali che ostruiscono la cavità uterina in quella zona”.
Ci elenca i vantaggi e i rischi dell'isteroscopia?
“Il vantaggio principale della tecnica isteroscopica è quello di poter evitare la chirurgia tradizionale o anche laparoscopica per la rimozione della cicatrice del cesareo. L’intervento dura appena pochi minuti e la ripresa è quasi immediata. I sintomi vengono risolti in oltre l’80% dei casi. I rischi sono quelli legati all’isteroscopia operativa e alla sedazione anestesiologica. Per chiarezza, la percentuale delle complicanze in isteroscopia operativa è di circa il 2%”.
Quali sono le applicazioni più comuni di questa metodica?
“L’isteroscopia è una tecnica endoscopica mini-invasiva ambulatoriale o eseguita anche in sala operatoria che permette la diagnosi e il trattamento delle più comuni patologie ginecologiche. Risulta oggi fondamentale per la rimozione dei polipi, dei fibromi (o miomi) sottomucosi, per il trattamento delle malformazioni uterine ed in particolare per l'utero setto, per la diagnosi del tumore endometriale e per la diagnostica dell'infertilità”.