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La pressione sanguigna è un parametro vitale da monitorare attentamente durante la gravidanza. Un’alterazione significativa dei valori pressori può essere un campanello d’allarme per situazioni potenzialmente pericolose sia per la madre che per il bambino. In particolare, potrebbe essere la spia di una condizione tipica per lo più del terzo trimestre chiamata preeclampsia, un problema da non prendere assolutamente sottogamba.
La pressione in gravidanza può avere delle oscillazioni a seconda delle settimane di gestazione. All’inizio spesso è bassa e causa qualche disturbo un po’ fastidioso, ma gestibile con alcuni accorgimenti. Viceversa, alla fine della gravidanza potrebbe tendere ad un aumento che va monitorato insieme al medico. Si stima che, in Italia, una donna incinta su 10 soffra di ipertensione.
Questo articolo esamina i rischi associati alla pressione alta e bassa in gravidanza, fornendo informazioni su come tenerla sotto controllo e quando preoccuparsi.
Quando la pressione alta è pericolosa in gravidanza
La pressione sanguigna è considerata alta in gravidanza quando supera i 140/90 mmHg (millimetri di mercurio). Per le raccomandazioni di buona pratica clinica dell’Associazione Italiana Preeclampsia, l’ipertensione si manifesta con valori maggiori o uguali a 140/90 mmHg misurati ambulatorialmente oppure maggiori di 135/85 mmHg rilevati a casa propria.
In linea generale, viene considerata corretta una pressione in gravidanza minore di 120 mmHg di “massima” (pressione sistolica) e minore di 80 mmHg di “minima” (pressione diastolica). Secondo le linee guida nazionali, 140/90 è il valore di soglia limite da non superare.
La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) distingue diverse forme di ipertensione in gravidanza:
- cronica: era già preesistente prima della gravidanza o compare entro le 20 settimane di gestazione.
- Gestazionale: si presenta dopo le 20 settimane, ma senza altri sintomi riconducibili alla preeclampsia (proteinuria, alterazioni biochimiche o ematologiche, ridotta crescita fetale). A volte però può evolvere in gestosi.
- Preeclampsia: se non trattata, può portare a complicanze come danni agli organi interni, ritardo di crescita fetale e, nei casi più gravi, eclampsia, che comporta convulsioni potenzialmente letali.
Esiste poi la cosiddetta “ipertensione da camice bianco” con valori maggiori di 140/90 mmHg se la misurazione avviene in ambulatorio, mentre sono normali se viene fatta presso il proprio domicilio. Probabilmente vi è una componente emotiva molto forte. Infine, citiamo l’”ipertensione mascherata”: la pressione è regolare durante i controlli medici, mentre si alza in altre occasioni. Per diagnosticarla è necessario un monitoraggio H24.
Ci sono vari fattori di rischio per la pressione alta in gravidanza:
- storia di ipertensione prima della gravidanza.
- Gravidanza multipla (gemelli, trigemini).
- Età superiore a 35 anni o inferiore a 18.
- Prima gravidanza.
- Sovrappeso o obesità.
- Diabete preesistente o gestazionale.
- Storia familiare di preeclampsia o gestosi in precedenti gravidanze.
- Obesità o patologie a carico del sistema immunitario.
- Gravidanza con tecniche di fecondazione assistita.
Come abbassare la pressione
Per ridurre la pressione sanguigna durante la gravidanza, è fondamentale adottare uno stile di vita sano. Ecco alcuni consigli:
- dieta equilibrata. Seguire un regime alimentare ricco di frutta, verdura, cereali integrali e povero di sale può aiutare a mantenere la pressione entri i range di normalità.
- Attività fisica moderata. Camminare, nuotare o fare yoga prenatale possono contribuire a ridurre la pressione in gravidanza.
- Riduzione dello stress. Pratiche come la meditazione o la respirazione profonda possono essere utili per gestire lo stress, che a sua volta può influenzare la pressione.
- Monitoraggio regolare. Controllare regolarmente la pressione consente di rilevare tempestivamente eventuali variazioni.
Se l’ipertensione era già presente e trattata prima della gravidanza, è possibile che la terapia venga modificata, rimodulando la posologia dei farmaci o addirittura cambiando i principi attivi con quelli compatibili con la gestazione. In alcuni casi specifici e selezionati, l’aspirina a basso dosaggio viene prescritta per prevenire l’insorgenza della preeclampsia.
Quando preoccuparsi per la pressione bassa in gravidanza
Secondo la definizione dell’American Heart Association, la pressione è bassa quando si attesta al di sotto di 90/60 mmHg. La pressione bassa in gravidanza è meno insidiosa di quella alta. Si verifica più frequentemente nel primo trimestre, ma potrebbe comparire anche nel terzo. Le cause comuni sono le variazioni ormonali (soprattutto con l’incremento dei livelli di progesterone, che provoca vasodilatazione) e l’aumento del volume del sangue. Più raramente alla base c’è una patologia, come anemia, problemi cardiaci o tiroidei.
La pressione sanguigna dipende anche dalla postura. Quando una donna incinta è distesa a pancia in su, l’utero ingrossato preme sulla vena cava. Potrebbe quindi verificarsi una reazione vagale con un abbassamento della pressione e relativi sintomi. È quindi sempre consigliabile stare sdraiate sul fianco, preferibilmente quello sinistro.
La pressione bassa si presenta con alcuni sintomi: palpitazioni, sudorazione fredda, nausea, vertigini, fiato corto, vista offuscata, stanchezza, svenimenti. Questi ultimi sono i più insidiosi per il rischio di cadute e di uno scambio di ossigeno non ottimale tra la donna e il bambino.
Sebbene raramente rappresenti un pericolo per il feto, è importante monitorare i sintomi e consultare il medico se:
- la pressione sistolica scende sotto i 90 mmHg.
- Si verificano svenimenti frequenti o prolungati.
- Si presentano sintomi di shock (pelle fredda e sudata, respirazione rapida).
Cosa fare in caso di pressione bassa in gravidanza? In genere non si assumono farmaci, ma è bene seguire qualche buona regola. Prestare attenzione a quando si cambia posizione (soprattutto quando ci si alza dal letto); fare pasti piccoli e frequenti; idratarsi molto (anche con sali minerali); evitare sforzi e luoghi affollati; non esporsi al sole né uscire nelle ore del giorno più calde; non stare a stomaco vuoto a lungo; non fare bagni eccessivamente caldi; non indossare abiti stretti; tenere sempre qualcosa di dolce in borsa (ad esempio, delle gelatine di frutta).
Quando misurarla
La pressione sanguigna dovrebbe essere misurata regolarmente durante la gravidanza, in particolare durante le visite prenatali. Solitamente viene rilevata durante il primo incontro e, in base ai risultati e alla storia clinica della paziente, si decide ogni quanto occorre farlo. È auspicabile effettuare un controllo a ogni visita medica per assicurarsi che rimanga entro i limiti. Se si è a rischio di sviluppare ipertensione o preeclampsia, potrebbe essere necessario un monitoraggio più frequente, anche a casa.
È importante seguire le indicazioni del proprio ginecologo e comunicare qualsiasi sintomo anomalo o sbalzo nei valori pressori. Una gestione attenta della pressione sanguigna è essenziale per garantire una gravidanza sicura e ridurre le possibilità di complicazioni.
Fonti
- Istituto Superiore di Sanità
- Ministero della Salute
- Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
- Associazione Italiana Preeclampsia
- American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG)
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.