Come distinguere quinta malattia e sesta malattia? A causa del nome “numericamente” vicino, le due patologie sono spesso confuse sebbene siano diverse sotto numerosi aspetti.
Il virus che provoca la quinta malattia, chiamata in questo modo perché è stata scoperta dopo il morbillo, la scarlattina, la rosolia e la quarta malattia – le quattro malattie infettive tipiche dell’infanzia – è il parvovirus B19. La malattia, nota anche come eritema infettivo, compare quasi sempre nei mesi primaverili, tra marzo e maggio, ed in generale non è pericolosa.
A differenza delle altre malattie virali non ha una prepotente forza contagiosa e, infatti, i bimbi possono continuare ad andare a scuola (colpisce tipicamente la fascia di età scolare che va tra i 5 e i 10 anni). Il periodo di incubazione dura due settimane; il contagio avviene attraverso il contatto diretto con muco o saliva di chi è infetto, parlando o tramite starnuti e tosse.
I bimbi colpiti dalla quinta malattia presentano sulle gote chiazze rosse e calde; le macchie in seguito si allargano anche agli arti superiori e inferiori, al busto e ai glutei; di solito vanno via dopo una o due settimane. Per evitare la loro ricomparsa è bene non fare esporre il piccolo al sole o a repentini cambiamenti della temperatura.
Il parvovirus B19 può essere considerato davvero pericoloso solo in alcuni casi; ad esempio può provocare un’insufficienza grave del midollo osseo in quei soggetti affetti da anemie emolitiche croniche (come la talassemia); inoltre bisogna fare attenzione durante la gravidanza: nonostante la quinta malattia non influenzi il corretto sviluppo del feto, essa aumenta il rischio di aborto nei primi mesi della gestazione.
Ben diverso è il caso della sesta malattia, conosciuta anche come esantema critico o esantema subitum o “febbre dei tre giorni”, molto infettiva, che colpisce i bimbi più piccoli (sei mesi – due anni). Si può manifestare alla fine dell’inverno (febbraio-marzo) o all’inizio dell’autunno (ottobre) ed è provocata dall’Herpes virus 6 o più raramente dall’Herpes virus 7.
Il suo esordio è brusco e veloce con febbre che può toccare anche i 40 °C e dura tre giorni (da qui il nome più comune) o al massimo cinque. Il contagio avviene per via respiratoria e i piccoli manifestano i segni di una congestione delle alte vie aeree e un malessere generale. Ha un’incubazione che va dai 5 ai 15 giorni, e oltre alla temperatura molto alta, si presenta con raffreddore, congiuntivite e mal di gola; nei casi più gravi possono insorgere anche le convulsioni.
Dopo la febbre, le condizioni migliorano sebbene ci sia la tipica (e conseguente) eruzione cutanea con macchioline rosa su arti, tronco e collo. Questa fase dura al massimo un paio di giorni e non provoca né prurito, né desquamazione della pelle.
Per entrambe le malattie le terapie adottate fungono da supporto e sono accompagnate da consigli pratici: antistaminici contro il prurito, antifebbrili per la febbre troppo alta, idratazione continua, unghie corte per evitare che il bimbo si gratti e faccia infettare la cute. Infine, a causa delle loro caratteristiche non esistono vaccini per prevenirle.
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