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mamma e papà tengono mano del neonato
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Sono sempre di più le evidenze scientifiche che concordano su un punto: il nostro benessere – fisico e mentale – passa da un intestino in buona salute. Probabilmente la parola microbioma non vi suona del tutto nuova, ma sapete cosa significa? Si intende la popolazione di miliardi di microrganismi (soprattutto batteri) che vivono nel nostro intestino e che ha un sacco di funzioni benefiche.
E per fa sì che la flora intestinale faccia il suo dovere bisogna fare in modo che anche lei goda di ottima salute. Sì perché il microbioma può proteggerci da molte malattie. Ad esempio, con la giusta integrazione di un microrganismo chiamato bifidus, si possono risolvere problemi dei neonati, come la dermatite atopica e la crosta lattea. Vediamo perché insieme alla biologa nutrizionista Giovanna Tranchida di “In sinergia nutrizione e benessere” (date un’occhiata alla pagina Fb cliccando QUI).

Dr.ssa Giovanna Tranchida

Dr.ssa Giovanna Tranchida

    Dottoressa Tranchida, perché il bifidus può essere risolutivo per questi disturbi tipici dei neonati?

    “Il microbioma va considerato come un organo. L'intestino è a sé, ma la popolazione dei microbi lavora per tutto il corpo. Le malattie della pelle sono collegate all'intestino. Per esempio, la dermatite atopica dipende dal fatto che nel neonato l'intestino non è ancora ben funzionante. La stessa cosa vale per la crosta lattea. L'assunzione di bifidus e di biotina – che è un aminoacido che supporta il rinnovo cellulare – la fa scomparire. Gli integratori sono più importanti degli alimenti perché purtroppo il cibo non è più quello di una volta. Sono fondamentali per assicurarsi il benessere”.

    Questo vale anche per la mamma?

    “Certo. Con il parto naturale, attraverso il passaggio dal canale vaginale, il bambino fa scorta di lactobacilli e bifidus, che come abbiamo detto sono molto protettivi. Ecco perché nell'ultimo periodo della gravidanza andrebbe fatta un'integrazione, soprattutto se è previsto un cesareo programmato. Con il cesareo, il primo batterio con cui viene in contatto il bimbo è il clostridium che si trova sulla pelle o sugli indumenti. E' un batterio di tipo infiammatorio e fermentativo e quindi può essere causa delle coliche del neonato. Questo spiega perché i bimbi nati col parto cesareo soffrono più di coliche di quelli nati in modo naturale. Inoltre, sono più predisposti ad allergie, morbo di Crohn, sovrappeso. Il cesareo è un salvavita, ma il suo abuso ha creato una popolazione con maggiori intolleranze al latte, obesità, asma. Il cesareo ha delle conseguenze anche sulla madre che quindi, dopo il parto, deve ripristinare la sua flora batterica”.

    Come si assume il bifidus?

    “Deve essere di origine umana, quindi lo yogurt non serve. La supplementazione deve continuare anche durante l'allattamento”.

    Ricapitoliamo perché fa così bene...

    “Soprattutto insieme al lactobacillus, dà benefici a livello immunitario, in particolare per le vie respiratorie. Previene l'asma e aiuta a rinforzare la pelle. L'intestino ha una popolazione suddivisa in buona, cattiva e indecisa. Il clostridium, ad esempio, fa parte di quella cattiva perché produce gas. Gli indecisi invece possono essere negativi o positivi: dipende molto dall'alimentazione e dallo stress. In altre parole, dipende molto da noi. L'intestino è come uno 'scolapasta': decide cosa è buono e cosa non lo è”.

    Torniamo un attimo ad allattamento e alimentazione: si discute sempre su quali cibi la mamma può mangiare e quali invece sono evitare per ridurre il rischio di coliche al neonato. Ognuno insomma dice un po' la sua. Quali sono i consigli giusti secondo lei?

    “Prendiamo il caso delle verdure: per alcuni si possono assumere, per altri no. Dipende tutto dalla flora intestinale. Se la mamma non ha seguito un'alimentazione corretta durante la gravidanza, non è detto che abbia una buona quantità di bifidus. Il primo alimento da non assumere durante l'allattamento è il latte vaccino. Innanzitutto, perché non deriva da 'mucche felici': solo l'uomo, con gli allevamenti intensivi, può arrivare ad un tale livello di crudeltà. E poi perché nel latte finiscono molte sostanze di scarto. Questo spiega la teoria secondo cui dopo l'allattamento al seno bisognerebbe abbandonare il latte. Quindi, sì ai latti vegetali, alla frutta prima dei pasti perché si riduce la fermentazione e perché l'apporto di vitamine è migliore, di sera verdura cotta e molto brodosa. I latticini vanno limitati ad una volta alla settimana. In gravidanza, allattamento e nei bambini fino a 3 anni è sconsigliato mangiare pesci grossi come pesce spada, tonno e salmone: contengono molto mercurio, che può interferire col sistema nervoso dei bambini”.