Allattare? Sembra il gesto più semplice che sia mai esistito e, in realtà, è così: pappa pronta in qualunque momento e in ogni luogo, nessuno strumento da sterilizzare prima o dopo la poppata, niente misurini di latte in polvere da controllare, mescolare e riscaldare o temperature da verificare. Allattare però non sempre è una passeggiata e, anche se ai corsi preparto alcune lezioni importantissime vengono dedicate all’argomento, quando la mamma torna a casa con il suo fagottino può anche incontrare difficoltà che sembrano montagne insormontabili. Niente paura: tutto può essere superato. Basta lasciarsi prendere per mano e aiutare, senza vergogna o timore. Ce ne parla la dottoressa Loredana Messina, psicologa e psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Georgia.
Dott.ssa Loredana Messina
Dottoressa Messina, allattare al seno pare la cosa più facile e naturale del mondo, eppure non sempre lo è. Quali sono le difficoltà che le neo mamme esprimono?
“Allattare, così come la gravidanza, è la cosa più naturalmente innaturale perché le varie parti di una donna si intrecciano creando una complessità che non ha eguali. La mamma si ritrova istintivamente e fisicamente a poter fare un gesto che molto spesso non viene accompagnato dalla parte emotiva che inevitabilmente dopo il parto viene stravolta sia per una questione fisiologica (l’assestamento ormonale produce uno scompenso emotivo), sia per una questione mentale (la quotidianità va rivista pienamente seguendo i bisogni del proprio bambino). Da attrice principale della propria vita, la neomamma si trasforma in regista col compito principale di dirigere attori che non comunicano i loro bisogni con la parola, ma con il pianto. Le mamme molto spesso seguono corsi preparto che a livello teorico le rendono edotte sulla fisiologia dando informazioni base, ma che al momento di mettere in pratica, creano maggiore confusione e senso di incapacità. La neomamma si chiede se sarà in grado di aiutare il bambino ad attaccarsi o se l’allattamento a richiesta limiterà la sua vita nella quotidianità. Si chiede se potrà riprendere il suo lavoro o semplicemente se potrà fare una passeggiata con le amiche per il gusto di rilassarsi un po’ senza sentirsi in colpa. È intuibile che le difficoltà sono tante e vanno dalle aspettative di amici e familiari, al ritrovamento di un equilibrio che viene spezzato dall’arrivo di un figlio. Inoltre, vorrei evidenziare che l’allattamento al seno diventa ancora più difficoltoso se in precedenza si è vissuto un evento traumatico legato ad una precedente gravidanza con esito infausto. In questo caso le difficoltà che la neomamma porta sono di tipo relazionale, senso di colpa legato ad un passato non superato, ma che urla ancora nel presente. Ma tutto può essere gestito con pochi ma importanti strumenti”.
In base alla sua esperienza, le mamme sono sufficientemente supportate in questo compito? Quanto conta l'entourage che le circonda? Ad esempio, le nonne, che spesso davano biberon di latte artificiale senza pensieri…
“Molto spesso l’entourage che circonda la neomamma non supporta, ma distrugge l’autostima della stessa, confondendola e facendola sentire non adatta. Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo “so io come gestire tuo figlio, io ho cresciuto te e i tuoi fratelli”? Queste sono frasi che inevitabilmente agiscono inconsapevolmente sul senso di sicurezza della neomamma e la rendono incapace di fidarsi di se stessa e del suo bambino. Io dico sempre che mamma e bambino hanno un canale preferenziale che va ogni oltre linguaggio verbale e va oltre ogni esperienza. Il canale preferenziale di cui parlo è fatto di odori, sapori, carezze e sensazioni. Ogni mamma nel momento in cui inizia a fidarsi di se stessa riesce a comprendere perfettamente il suo bambino creando un linguaggio che è solo loro. Non voglio dire che bisogna invitare educatamente mamme e suocere ad andare via lasciando sereni neomamma e nipoti, ma sicuramente anche i consigli diventano importanti e funzionali solo se dati a richiesta. Naturalmente tutto è soggettivo e non voglio generalizzare e credo che il supporto quando si parla di allattamento al seno diventa un lavoro difficile e delicato. Il ruolo dei papà è fondamentale, sia per la mamma che per il bambino ed è l’unico che possa inserirsi in quel linguaggio esclusivo tra madre e bambino”.
Parliamo proprio dei padri…
“I papà sono fonte di sostegno naturale alle mamme, gli unici che possano dare forza e fiducia alla neomamma. Tuttavia voglio sottolineare che molto spesso i neopapà prendono tutto il carico emotivo sostenendo la propria compagna senza darsi uno spazio in cui vivere le proprie emozioni. Ritengo sia importante per la coppia trovare un equilibrio in cui entrambi i componenti si pensano come madri e padri che nascono insieme al loro bambino, perché come dico sempre io quando nasce un bambino nasce una mamma e anche un papà ed insieme devono trovare il modo di crescere nel rispetto della diversità dei loro bisogni soggettivi e relazionali. Trovare un equilibrio non è sempre semplice e spesso si possono avere difficoltà. Per tale motivo è importante chiedere aiuto a professionisti del settore che, offrendo nuovi punti di vista e strumenti, possono aiutare ad attraversare questo momento di transizione con maggiore serenità. Ad esempio nella sede dell’Associazione Georgia si svolgono degli incontri con l’obiettivo di offrire strumenti, legati alla genitorialità e per la gestione del nuovo ruolo e del nuovo arrivato, che permettono alle mamme e ai papà di trovare la loro strada per donarsi al bambino e apprendere da esso”.
Ricordiamo quali sono i benefici del latte materno...
“Il neonato nasce con un apparato digerente molto immaturo e il latte materno fornisce le sostanze nutritive già disponibili e pronte per l’assorbimento che coprono il suo fabbisogno calorico, proteico, minerale e vitaminico stimolando la maturazione dell’apparato digerente e del sistema immunitario. Il latte materno soddisfa tutti i fabbisogni nutrizionali indispensabili allo sviluppo del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario e di quello ormonale. Inoltre, unitamente alla soddisfazione dei fabbisogni affettivi, si crea una “danza” insostituibile tra le parti perfetta e naturale di cui la relazione madre/bambino coglie e sfrutta tutte le risorse. L’allattamento stabilisce, inoltre, la composizione corporea basata sulla giusta quantità di massa muscolare e quella adiposa. Tirando le somme, l’allattamento materno consente una adeguata crescita somatica (gold standard per curve di crescita infantile), previene l’obesità, permette un regolare sviluppo psico–motorio, protegge dalle infezioni e dalle allergie, produce immunomodulazione, favorisce un forte legame emotivo madre/bambino”.
È innegabile che allattare a richiesta sia pesante. Come viverlo al meglio?
“L’allattamento a richiesta diventa stressante se la mamma non ha tutti gli strumenti per gestirlo al meglio e soprattutto se vive con senso di colpa un legittimo e temporaneo allontanamento. Le mamme spesso pensano che utilizzare il biberon vada ad inficiare il concetto principe dell’allattamento esclusivo. Non è così! Io ritengo che tirare il latte e permettere al papà di offrire il latte materno dal biberon sia un modo per continuare ad offrire i corretti nutrienti al bambino, avere uno spazio in cui riposarsi e magari andare dal parrucchiere alla mamma senza sentirsi in colpa, ed è utile al papà che attraverso quel naturale gesto può instaurare un rapporto padre/bambino, altrettanto importante. Molti dicono che la troppa informazione abbia fatto perdere l’informazione trasmessa dalle nonne e dalle zie, tuttavia ritengo che il contesto sociale di oggi ci impone molte differenze perché anche le mamme lavorano e soprattutto perché i papà adesso vogliono rendere altrettanto importante il loro ruolo legittimandolo e prendendo parte della vita familiare e della relazione con il loro bambino. Credo sia più utile per tutto il sistema familiare”.
Quale può essere il ruolo di associazioni come Georgia per le mamme che allattano?
“L’associazione Georgia offre uno spazio d’ascolto in cui le mamme e i papà possono aprirsi, portare le loro esperienze e capire insieme qual è la strada migliore da intraprendere per il bene dell’intero sistema familiare, senza sentirsi giudicati se non vogliono allattare al seno o se esplodono in un pianto infinito se sono stanche e non sanno bene come gestire il piccolo che hanno sempre tanto voluto. A volte alle mamme e ai papà vengono fatte delle richieste sociali che vanno oltre ogni attesa e che l’unico effetto che hanno è la nascita di malessere e senso di colpa. Noi lottiamo contro tutto questo perché riteniamo che il “lavoro” delle mamme e dei papà sia il più difficile al mondo e già basteranno i figli adolescenti a farci sentire in colpa se abbiamo lavorato troppo o troppo poco e mai nulla andrà bene. L’infanzia è il momento più bello e dobbiamo entrare nell’ottica che bisogna crescere insieme con serenità, scrollandoci di dosso la pesantezza che spesso le aspettative sociali ci danno. Altro aspetto importante che non posso non considerare è che, se nel passato delle mamme e dei papà ci son degli eventi traumatici, come la perdita di un figlio in gravidanza o subito dopo il parto, tutto sarà molto più difficile fisicamente ed emotivamente. Ricordo ancora quando una mamma mi ha portato la sua difficoltà ad allattare perché pensava che stava donando il latte ad uno solo dei suoi bambini. Tutto questo può essere affrontato e superato ma questi sono momenti delicati, nella vita di una coppia genitoriale, che vanno affrontati con la “giusta vicinanza” e gli strumenti funzionali”.
Una volta c'erano le balie, poi c'è stato il boom del latte artificiale, ora di nuovo si cerca quanto più possibile di incentivare l'allattamento al seno. Quanti cambiamenti, anche culturali. Qual è il suo giudizio?
“Ritengo che sia innegabile un gioco socio-economico che con il trascorrere del tempo ha fatto il bello e il cattivo tempo. Tuttavia ciò ha creato confusione e una paradossale disinformazione nella troppa informazione. Ormai tutti conosciamo i benefici del latte materno, i nutrienti del latte artificiale, i 10 passi Unicef piuttosto che la prerogativa IBCLC, ma nessuno conosce più la propria strada. Credo sia importante conoscere bene tutto e poi comprendere ciò che può renderci felici e rendere sereni e sorridenti i bambini che mettiamo al mondo e che alleviamo. Non importa cosa decidiamo di fare ma è fondamentale fare la cosa che ci permette maggiore serenità. Non esistono bimbi felici e sani solo perché allattati al seno, ma i bambini sono felici e sereni se la mamma che allatta lo è. E quindi ritengo che non possiamo cancellare i pregiudizi perché siamo umani, ma possiamo conoscerli per meglio governarli. Io voglio sottolineare che sono pro allattamento materno, ma solo se la mamma lo sente e solo che ciò che fa la rende serena”.