Contents
Uno dei disturbi più fastidiosi dei bimbi molto piccoli è il reflusso gastroesofageo, che è una delle cause più frequenti di ricorso al pediatra. Sì perché spesso le mamme si fanno prendere dall’ansia causata da questo problema. La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, il reflusso gastroesofageo del neonato tende a scomparire da solo nel giro di qualche mese, anche se è giusto diagnosticarlo per cercare in qualche modo di contrastarlo.
Va detto subito però che il semplice rigurgito dei bambini, tipico della quasi totalità dei piccini, è cosa diversa dal reflusso: la piccola quantità di latte emessa dalla bocca dopo la poppata o il ruttino è ben altra cosa dal reflusso gastroesofageo vero e proprio. Vediamo perché e cosa c’è da fare.
Cos’è il reflusso gastroesofageo nel neonato
Il reflusso è la risalita del contenuto gastrico nell’esofago, provocata dal rilassamento o da un cattivo funzionamento del cardias, la piccola valvola che separa lo stomaco dall’esofago. Quando si contrae, il cardias trattiene il cibo nello stomaco.
Il disturbo colpisce soprattutto in tenerissima età: è molto frequente infatti sino ai 10-12 mesi di vita perché i meccanismi che controllano la digestione sono ancora immaturi. Secondo le stime epidemiologiche ne soffre circa la metà dei neonati. In genere, si tratta di un problema transitorio, destinato a risolversi in breve tempo, solitamente entro il terzo mese. Ma non per tutti è così e i casi possono essere più o meno seri.
Cause del reflusso
La prima causa scatenante del reflusso gastroesofageo del neonato è il non perfetto funzionamento del cardias. Tra gli altri fattori che possono provocarlo e il disturbo ci sono posizioni scorrette durante l’allattamento o la poppata con il biberon, momenti di stress (perché anche i neonati si stressano, ad esempio quando sono molto stanchi), stati infiammatori viscerali, situazioni più complesse e meno frequenti come malformazioni degli organi o malattie addominali.
Come riconoscere il reflusso nei neonati
Il sintomo principale del reflusso nei bimbi piccoli è il rigurgito, anche se non in tutti si presenta: il latte (o il cibo, se parliamo di bambini più grandicelli) può risalire nell’esofago, ma non necessariamente fuoriuscire dalla bocca. In altri casi, invece, può esserci vomito. Il rigurgito si verifica dopo ogni pasto, a piccole boccate ripetute, e di solito si accentua se il neonato ha mangiato molto oppure se è sdraiato. Talvolta c’è anche il singhiozzo.
Possono inoltre essere presenti altri sintomi non a carico dell’apparato gastrointestinale:
- tosse;
- asma bronchiale;
- crisi di apnea e broncopolmoniti: sono rari e si hanno quando succhi gastrici e cibi parzialmente digeriti finiscono in bronchi e polmoni.
Quando diventa una malattia?
Come dicevamo più sopra, in linea generale, il reflusso gastroesofageo del neonato non deve preoccupare perché è una fase temporanea e non patologica della vita di un bimbo appena nato. Diverso il caso se i sintomi diventano importanti. Il reflusso va considerato una malattia se:
- è frequente e costante;
- si presenta dopo ogni pasto;
- è accompagnato da vomito violento (a “fontana“);
- ci sono sintomi di esofagite (infiammazione dell’esofago causata dalla risalita degli acidi gastrici): il bambino è irrequieto (soprattutto di notte) per il bruciore e il dolore all’esofago e ha crisi di pianto durante e dopo il pasto;
- c’è un rallentamento o un blocco della crescita.
Se il reflusso gastroesofageo del neonato è particolarmente serio possono esserci alcuni sintomi che rendono necessario l’immediato consulto col pediatra: tracce di sangue nel vomito, feci molto scure, anemia. In questo caso saranno prescritti accertamenti medici più approfonditi.
Diagnosi di reflusso gastroesofageo del neonato
Nei casi più semplici e non patologici (quelli cioè con normali rigurgiti) non vengono effettuati esami particolari: sarà il pediatra a porre la diagnosi, basandosi sui sintomi riportati da mamma e papà. Quando invece si sospetta una malattia da reflusso gastroesofageo, vengono prescritte la radiografia del transito esofageo e la pHmetria, cioè un esame che serve a registrare e valutare gli episodi di reflusso in 24 ore.
Nei casi in cui ci sia esofagite e il quadro sia più complesso, si eseguono endoscopia esofagogastrica, scintigrafia ed ecografia. Ma sottolineiamo che non sono test di routine, ma solo se la sintomatologia è molto importante.
Come risolvere il reflusso nei neonati
Le cure dipendono dall’entità del disturbo. Se i sintomi si limitano al rigurgito non ci sono terapie specifiche, anche perché è un fenomeno passeggero che tende a passare da solo. Ecco però qualche consiglio:
- somministrare al bambino pasti più scarsi e frequenti;
- tenerlo un po’ in posizione verticale dopo aver mangiato;
- porre il neonato con la testa e il tronco più sollevati di circa 30 gradi rispetto al resto del corpo (basta mettere un cuscino sotto al materasso del lettino, della culla o della navicella);
- su consiglio del pediatra, aumentare la consistenza del pasto (esistono specifici addensanti per il latte);
- sempre su consiglio del pediatra, provare il latte antireflusso.
I farmaci andrebbero somministrati solo ed esclusivamente nei casi più gravi e sempre sotto strettissima sorveglianza medica. Se il vomito è frequente si usano prodotti procinetici che accelerano lo svuotamento gastrico, e antiacidi se c’è esofagite.
Reflusso e osteopatia
L’osteopatia per il reflusso può essere efficace. Le manipolazioni dell’osteopata sono un approccio delicato e naturale al problema del reflusso nei neonati. Negli ultimi anni sempre più mamme si sono rivolte a questo specialista per curare vari disturbi dei piccoli, incluso quello di cui abbiamo appena parlato.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.