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La placenta, organo temporaneo che si forma a partire dalla quarta settimana di sviluppo dell’embrione, è il principale legame tra mamma e bimbo ed ha il compito di proteggere il feto, nutrirlo e supportarne lo sviluppo nel corso del tempo. A volte però presenta dei difetti che vanno monitorati con attenzione durante la gravidanza.
A cosa serve la placenta
La placenta fornisce ossigeno al feto e allontana l’anidride carbonica così come depura i liquidi corporei e permette il passaggio di anticorpi impedendo l’accesso di elementi patogeni. La forma base è di solito rotonda o ovale con due superfici piatte ed un margine di poco più spesso; è dotata di 2 appendici e cioè la membrana fetale ed il cordone ombelicale.
Ha la forma di un disco che aderisce alla parete dell’utero con al suo interno i vasi sanguigni materni e quelli fetali. Non c’è però contatto diretto tra sangue materno e quello fetale, cioè il passaggio delle sostanze nutritive e dell’ossigeno avviene attraverso la cosiddetta barriera placentare (una membrana molto sottile).
Il peso può variare da 400 a 700 grammi. In realtà, la placenta propriamente detta è molto più piccola ed è formata dai villi coriali e da una superficie amnio-coriale: insomma, la “piccola piscina” dove nuota e beve il feto.
Quali sono i difetti della placenta
Tuttavia non sempre la placenta è perfetta e questo è causa di alcune conseguenze più o meno gravi. I difetti si possono presentare nel diametro (placenta membranacea), nella forma (bilobata, bipartita o multilobata), nella posizione (previa), nell’aderenza (e qui si parla di placenta increta, accreta, percreta).
Placenta membranacea
Nel caso, ad esempio, di placenta membranacea la circonferenza si ingrandisce e occupa, a volte anche del tutto, la parete uterina. Possono verificarsi emorragie sia prima che dopo il parto. Per placenta previa, invece, si indica quella situazione in cui essa ricopre la cervice uterina, cioè si “impianta” nella parte posteriore dell’utero coprendo in parte o del tutto l’orifizio uterino interno; capita spesso dopo i 35 anni, se la donna ha subito interventi specifici, locali, dopo gravidanze multiple.
Bisogna stare molto attente dunque a emorragie vaginali (di solito avvengono nei primi tre mesi della gravidanza), a dolori vicino a ovaie e pelvi, ed evitare sforzi e rapporti sessuali. Di solito, man mano che l’utero cresce, la placenta “sale” da sola; ma quando rimane bassa (e soprattutto centrale), rende difficile se non addirittura rischioso il parto vaginale. In tal caso, in genere, per evitare sofferenze al feto e grosse emorragie, i medici scelgono il parto cesareo.
Aderenze uterine
Per quanto riguarda i problemi di aderenza uterina bisogna sempre stare all’erta e pronti ad intervenire nel caso di emorragie (di solito dopo il parto, lo specialista capirà come intervenire per rimuovere chirurgicamente la placenta). Infatti, in una gravidanza normale, la placenta si attacca alle pareti uterine lontano dalla cervice e si distacca dall’utero dopo il parto.
Placenta accreta
Quando invece si parla di placenta accreta significa che questa si attacca troppo in profondità e con forza alle pareti dell’utero; increta ancora più a fondo nella parete e, infine nella condizione di percreta, la placenta si estende fino agli organi vicini (la vescica). Le conseguenze, per tutti i casi suddetti, sono quasi sempre emorragie vaginali al terzo trimestre di gravidanza e, spesso, parti prematuri. Tra i fattori di rischio: aver avuto altri parti (vaginali o cesarei) o una precedente placenta previa.
Come prevenire i problemi alla placenta
Le future mamme possono soltanto cercare di evitare le situazioni di “eccessi” relative a cibi e bevande sbagliati assunti durante la gravidanza e seguire quindi una corretta dieta alimentare: dovrebbero anche evitare le emozioni troppo forti e cancellare i vizi pregressi come il fumo (proprio perché il “filtro placenta” non è infallibile).
Naturalmente solo con un comportamento preventivo e con controlli regolari la gravidanza può proseguire in modo sereno. Monitorare i cambiamenti interni (ed esterni) del corpo è un dovere verso il futuro nascituro ma soprattutto verso se stesse.
Infine conoscere la posizione della placenta è utile anche per scegliere di effettuare l’amniocentesi (tra la quindicesima e la diciottesima settimana di gravidanza è possibile prelevare pochi ml del liquido amniotico): questo tipo di esame non obbligatorio permette di diagnosticare infezioni fetali, patologie geniche ed anomalie del cromosoma.
Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.