Diciamo la verità: non esiste nessuna madre che, anche se convintissima dei benefici dei vaccini, va al centro vaccinale felice e rilassata. Non c’è nulla di male ad ammettere che un pizzico di ansia prende ciascuna di noi. È normale, siamo mamme. Eppure, nella stragrande maggioranza dei casi i nostri timori sono del tutto infondati, frutto talvolta di qualche lettura non proprio fidata o dei consigli di un’amica non particolarmente esperta. E per tranquillizzarci un po’, abbiamo fatto una chiacchierata con una pediatra, la dottoressa Chiara Maria Trovato, che risponde alle nostre domande e ai nostri dubbi.
Dr.ssa Chiara Maria Trovato
Dottoressa Trovato, quali sono i vaccini previsti nel nostro Paese?
“Innanzitutto, in Italia abbiamo uno dei calendari vaccinali più importanti in Europa. Abbiamo un gran numero di vaccini che vengono somministrati con uno schema preciso, stabilito in base a evidenze scientifiche pubbliche, accessibili e riproducibili. Questo schema prevede la somministrazione in tempi specifici di alcuni vaccini, iniziando intorno ai tre mesi di vita con l’esavalente e continuando con i richiami in tempi determinati. La fortuna per l’Italia è quella di avere un calendario unico per tutti i bambini. Tutti hanno diritto alla stessa vaccinazione, che è una vaccinazione ad ampio spettro perché non c’è solo l’esavalente, che consente di proteggere da 6 malattie che possono essere letali se prese nel primo periodo della vita perché nei piccoli sono molto più aggressive. Subito dopo c’è la vaccinazione contro il rotavirus che sta sempre nello stesso ‘pacchetto’ di quelle primarie insieme a pneumococchi e meningococchi. Più avanti ci sarà il cosiddetto MPRV contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, infezioni virali che coinvolgono tutta la comunità, ma che in alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda il morbillo, possono provocare sequele difficili anche a distanza di 10 anni. I nostri vaccini hanno richiami specifici intorno ai 5 e agli 11 anni dati dal fluttuare degli anticorpi. Una volta che incontriamo il nostro antagonista produciamo anticorpi. Il nostro sistema immunitario li riconosce come se fossero cattivi, produce le armi per attaccare questo batterio o virus e crea gli anticorpi, proprio come una trincea. Questa trincea però, piano piano, nel tempo diminuisce. Quindi dare un altro po’ di ‘attacco’ ricorda alle nostre difese qual è il nemico e ci aiuta ad aumentare le nostre armi. I richiami servono quindi a svegliare questa trincea che un po’ dorme. L’immunità dei bambini cambia nel tempo e i richiami aiutano ad essere più forti”.
È pericoloso somministrare più vaccini insieme?
“No, assolutamente no. Il nostro sistema immunitario è capace di riconoscere tante cose. Se io riconosco più cose, sono in grado di produrre più anticorpi diversi in maniera più efficiente. Aumentare quindi in una sola somministrazione la quantità di particelle da riconoscere permette al nostro sistema immunitario di essere più attivo. La grande quantità consente di avere una maggiore efficienza. Distribuirli non cambia niente, il sistema immunitario li riconosce ugualmente. Ma perché somministrare ai nostri bambini 6 punture invece di una? Il problema della vaccinazione è la somministrazione, è che devo tenere fermo il bimbo, fargli la puntura. Perché quindi aumentare la somministrazione quando con un’unica abbiamo esattamente la stessa risposta? Come facciamo a sapere che la risposta è uguale? Ce lo dice sempre la letteratura scientifica, la medicina basata sull’evidenza. Con sicurezza possiamo dire che non c’è nessun pericolo a fare più vaccinazioni insieme, che il sistema immunitario di un bambino sano risponde bene e che la protezione è complessivamente uguale. Quindi nessun problema, nessuna paura”.
Il rotavirus è un agente patogeno responsabile della maggior parte delle gastroenteriti in età pediatrica con conseguenze anche serie. Esiste però un vaccino che non è obbligatorio, ma raccomandato. Cosa ne pensa?
“Il rotavirus è un virus molto piccolo che ha una contagiosità altissima e determina vomito e diarrea. Questo virus, portando la diarrea, fa perdere principalmente liquidi. Noi adulti abbiamo liquidi un po’ più ‘nascosti’ e possiamo bere. Il nostro bimbo non beve. Il vomito e la diarrea quindi provocano per prima cosa la disidratazione. Noi siamo un equilibrio, una bilancia. Quando ci disidratiamo, cambiano questi equilibri e il bambino ha bisogno di essere infuso: serve una flebo in ospedale. L’infusione di liquidi gli permette di recuperare quelli che ha perso. In Italia e in Europa questa è la prima causa di ospedalizzazione per diarrea. Nei Paesi in via di sviluppo di disidratazione severa ancora si muore. Quindi parliamo di un problema serio. Il vaccino viene somministrato per bocca perché così insegniamo agli anticorpi presenti nell’intestino a riconoscerlo. Quando lo incontrano sono in grado di debellarlo. Perché tante mamme sono spaventate da questo vaccino? Perché può dare qualche effetto collaterale. Un po’ di diarrea, talvolta ci può essere qualche traccia di sangue nelle feci, un po’ di vomito. Ma tutto questo è dovuto al fatto che il virus è in grado di svegliare il sistema immunitario senza fare troppi danni. Viene riconosciuto e attaccato dal sistema immunitario, cosa che in futuro ci consentirà di non avere più gastroenteriti da rotavirus, evitando l’ospedalizzazione al bambino, alla mamma e a tutto l’entourage familiare. Come comunità scientifica avevamo grandissime aspettative su questo vaccino. Io mi occupo di ricerca, in particolare di celiachia, e per tanti anni si è creduto che il rotavirus fosse la causa della celiachia. Nonostante il vaccino, purtroppo l’incidenza è più o meno la stessa, ma la buona notizia è che i bambini vaccinati, se sono geneticamente predisposti, hanno un’incidenza più bassa di diabete di tipo 1, quello insulino-dipendente. Quindi, oltre alla protezione dalle gastroenteriti, sembra avere un ruolo protettivo rispetto allo sviluppo di alcune malattie autoimmuni. Gli studi sono in corso, ma questo è già un bel risultato. Gli effetti collaterali del vaccino anti rotavirus vanno spiegati dai noi pediatri. Durano in genere 24-48 ore, ma la protezione è a lungo termine”.
Spesso i bimbi sono molto infastiditi dall’iniezione. Come si può trattare il punto dove viene fatta?
“Hanno ragione, c’è un aghetto, un piccolo trauma lo facciamo, come se si sbucciassero un ginocchio. Possiamo utilizzare delle creme, un po’ come se trattassimo un livido, ad esempio quelle all’arnica. Si possono mettere subito dopo la puntura. Ci sono alcuni vaccini che creano una reazione un po’ più importante, un ponfo. Su quelli si può utilizzare già tornando a casa per un paio di giorni questa cremina che permette il riassorbimento del livido”.
Veniamo al punto focale. Quali sono le paure delle mamme?
“Credo che quello che spaventa sia la mancanza di rassicurazione. Il nostro compito come pediatri è darvi le armi per stare tranquille. Spesso spaventa il contenuto dei vaccini, ‘chissà che cosa c’è dentro’. Quello che c’è dentro il vaccino lo sappiamo perfettamente, chiunque prende la scatola lo legge, è pubblico. Ci sono acqua, sali, stabilizzanti, ma sono cose sicure che permettono a quel prodotto di funzionare. L’altro motivo per cui fanno paura è che qualcuno li ha associati allo sviluppo di alcune malattie, quali l’autismo. Purtroppo è una patologia che si manifesta tra i 18 e i 20 mesi di età. È la stessa epoca in cui avviene la somministrazione del vaccino morbillo-parotite-rosolia-varicella. Quindi le due cose temporalmente coincidono. Un medico ha ipotizzato che i bambini che sviluppavano autismo avevano fatto l’MPRV. In realtà questo studio è stato ritirato dalla comunità scientifica perché è stato visto che non c’erano nessi di causalità. I finlandesi, che studiano i loro bambini fin dalla nascita, hanno osservato la loro popolazione. L’incidenza di autismo tra bambini vaccinati e non vaccinati è esattamente la stessa. Questo studio prospettico - dalla nascita in poi - ha smentito questa associazione. Sfortunatamente l’autismo è una malattia difficile, tutti cercano le cause e forse noi genitori e noi dottori abbiamo bisogno di risposte a questa domanda, motivo per cui le teorie spesso prendono piede”.
Quali sono gli altri timori?
“La febbre dopo il vaccino. ‘Dopo mio figlio sta male e io non voglio’. Gli faccio più male se lo lascio senza vaccini. La febbre è dovuta alla risposta del nostro sistema immunitario. Incontro il mio famoso ‘nemico’ e inizio la guerra con la febbre. La febbre non ci deve fare paura perché è una risposta del nostro organismo contro qualche cosa. La febbre dopo il vaccino è una delle reazioni del sistema immunitario, la conosciamo e la possiamo trattare con un antipiretico, senza paura. Io chiedo sempre alle mie mamme se metterebbero il figlio in auto senza cintura di sicurezza, seggiolino o ovetto. La risposta è sempre no. Fare i vaccini ai nostri bambini è dar loro la cintura di sicurezza in macchina, è un’arma per salvargli la vita. Non possiamo perdere questa chance che la scienza ci ha dato. Tanto più che in Italia sono pure gratuiti, pubblici e accessibili”.
Si possono vaccinare i bambini raffreddati?
“Dipende da quanto sono raffreddati. Un po’ di naso che cola non è un problema perché il nostro sistema immunitario è in grado di reagire normalmente. Se invece il bambino ha la febbre, sta male, ha le placche alla gola o l’otite, non è il caso di vaccinarlo perché il suo sistema immunitario sta combattendo un’altra battaglia. Il rischio è di non dargli i tempi giusti, cioè di non fargli affrontare una cosa per volta. Si può andare dal pediatra? Sì. Se c’è qualcosa che non mi convince, se non sono tranquilla, il compito del pediatra è assolutamente anche quello, controllare cioè se il bambino può essere vaccinato. In linea di massima, l’unica vera controindicazione è la febbre o un’infezione in atto, come placche oppure otite”.
È importante rispettare il calendario vaccinale?
“È importante rispettarlo perché è stato fatto rispettando l’andamento anticorpale. Sappiamo per esempio che l’antitetanica va ripetuta ogni 10 anni e anche noi adulti dobbiamo rifarla perché il tempo in cui funziona è appunto 10 anni. Gli anticorpi hanno una determinata durata. Il richiamo dei vaccini va fatto al momento giusto. Certo, se sgarro di 2-3 mesi non succede niente, non spaventiamoci. Siamo abbastanza elastici, però i ‘pacchetti’ vanno rispettati: entro il terzo mese, entro l’anno di vita, entro il sesto e il dodicesimo anno”.
Dopo il vaccino per la varicella, il bambino è contagioso?
“L’MPRV sono vaccini vivi attenuati. Teoricamente non c’è contagiosità. Tuttavia noi consigliamo di evitare che il bambino stia a contatto con donne in gravidanza o bimbi molto piccoli. Il virus si replica e la sicurezza completa non l’abbiamo. Di base però il bambino che fa il vaccino il giorno dopo può andare tranquillamente a scuola perché non è contagioso”.