Dolore e bruciore vulvare. Difficoltà nei rapporti sessuali. Senso di disagio e ansia. Sono alcuni dei sintomi della vulvodinia, una malattia poco conosciuta e scarsamente diagnosticata che rende la vita difficile a molte donne. Eppure le opzioni terapeutiche non mancano. Ci spiega tutto il dottore Andrea Biondo, specialista in ginecologia e ostetricia a Palermo.

Dr. Andrea Biondo
Dottore Biondo, cosa si intende per vulvodinia e quali sono i suoi sintomi?
“La vulvodinia è una malattia molto diffusa che colpisce circa il 15% delle donne. Tale patologia è caratterizzata principalmente da una ipersensibilità dell’ingresso della vagina e da conseguenti bruciore e dolore in particolare durante i rapporti sessuali e da una rigidità della muscolatura del pavimento pelvico. Tutto ciò in assenza di lesioni cliniche visibili.
Questi i sintomi:
dolore e bruciore vulvare spontaneo o conseguente al contatto con gli indumenti; il disturbo è riferito prevalentemente nella zona vestibolare ma può estendersi all’intera area, interessando l’ano e la zona uretrale, con senso di peso sovrapubico e fatica e bruciore ad urinare;
intorpidimento e gonfiore;
forte dolore al tatto e nei tentativi di penetrazione vaginale;
dispareunia (dolore vaginale nei rapporti sessuali);
senso continuo di disagio, ansia e depressione.
Inoltre, la paziente che soffre di vulvodinia:
avverte come delle punture di aghi; sente fitte o scosse elettriche sul pube, sulla vulva o nella zona perianale;
ha i sintomi tipici di un’infezione (vaginite o cistite), ma il tampone e l’urinocoltura sono negativi;
i pantaloni e gli slip provocano un’irritazione che talora impedisce di stare seduta o di camminare;
prova una sensazione di abrasione all'entrata della vagina;
fatica a urinare e l’urina brucia;
ha sintomi che durano da più di tre mesi”.
Quali sono le cause della vulvodinia?
“Si ritiene che le cause della vulvodinia siano delle infezioni croniche come le vaginiti e le cistiti (spesso da Candida albicans) che provocano una neuropatia del nervo pudendo cioè del fascio nervoso che innerva l’area genitale fino a modificare la composizione delle fibre nervose stesse abbassando la soglia del dolore”.
Come si fa la diagnosi di vulvodinia?
“Una volta esclusa qualunque altra patologia vulvare clinicamente evidente, esiste un importante test detto SWAB-test. Toccando la vulva con l’apice di un cotton-fioc, si crea una sensazione di bruciore e dolore tale da far sobbalzare la paziente sul lettino”.
Può dare qualche consiglio di igiene e di comportamento in caso di vulvodinia?
“Eccone alcuni:
indossare biancheria intima di colore bianco;
non indossare biancheria intima e pantaloni aderenti. Se si fa sport utilizzare indumenti comodi;
usare detergenti intimi delicati e non profumati (meglio se acquistati in farmacia);
usare sempre assorbenti di puro cotone ed evitare l’uso di salva slip;
il detergente intimo va usato non più di 1 o 2 volte al giorno. In caso di lavaggi più frequenti utilizzare solo acqua;
applicare un panno freddo o fare un bidet con acqua fredda dopo i rapporti sessuali;
evitare il contatto prolungato dell’area vulvare con shampoo o bagnoschiuma;
non trattenere a lungo l’urina;
cercare di avere un’attività intestinale regolare; in caso di stitichezza aumentare il consumo di frutta e verdura molto ricche di fibre salutari;
evitare esercizi fisici che comportino uno sfregamento eccessivo e continuo o la frizione sulla regione vulvare (es. bicicletta, cyclette e spinning)”.
Quali sono i trattamenti disponibili?
“Oggi abbiamo tante terapie che consentono di gestire in maniera efficace e ricca di successi la problematica stessa. Il problema è che pochi centri in Italia gestiscono tale problema in maniera adeguata. Questo porta inevitabilmente gravi ritardi di tipo diagnostico e le donne a peregrinare lungo l’Italia. Concettualmente non esiste uno standard di cura, ma ci sono vari approcci che, in maniera multimodale, ossia associati tra loro, possono consentire di risolvere la problematica in una elevatissima percentuale di casi. Tanti i trattamenti disponibili: rimozione di cause scatenanti ed irritative, uso di farmaci che riducano l'incidenza di recidive, manipolazioni, elettrotrazione, laser-frazionato, elettrostimolatori (TENS)”.
Secondo lei si parla abbastanza di questo argomento? Le donne che ne soffrono ne parlano o ci sono tabù e reticenze?
“Purtroppo la patologia è ancora misconosciuta e si calcola che una donna avrà la corretta diagnosi in media dopo essere stata controllata da 7 ginecologi e che circa il 30% delle donne non avrà mai la diagnosi corretta e verranno altresì inviate a psicologi o a psichiatri, mentre la vulvodinia è una patologia organica e deve essere diagnosticata dal ginecologo. Il consiglio è quello di contattare un medico che si occupa di tale patologia in presenza di dolore e bruciore vulvare che durano per più di tre mesi senza avere nessuna reticenza o tabù di parlare di questo argomento”.