Sono sempre di più nel nostro Paese le donne che scelgono di partorire in acqua e aumentano anche le strutture pubbliche e private che offrono questa straordinaria opportunità. Essere immerse in una vasca colma d’acqua calda (circa 37 gradi) stimola la produzione di endorfine, ormoni che agiscono sulla percezione del dolore: le contrazioni diventano meno fastidiose, la respirazione migliora e il bambino nasce in modo più dolce. Tenete anche presente che, col parto in acqua, la percentuale di episiotomie si riduce drasticamente.
Le indicazioni per questa modalità di parto sono la gravidanza fisiologica e senza particolari problemi, niente patologie come il diabete gestazionale, non deve chiaramente esserci sofferenza fetale e il bimbo non deve essere particolarmente grosso. Ne parliamo con Sara Amato, coordinatrice delle ostetriche all’Arnas-Civico di Palermo, dove è appena partito uno studio scientifico sul parto in acqua.

Dr.ssa Sara Amato
Dottoressa Amato, quali sono i benefici di questo tipo di parto?
“Il parto in acqua rappresenta una modalità di parto nel contesto di un’ostetricia non interventista, volta a soddisfare le esigenze delle donne che nell’acqua si sentono più protette, nel più completo rispetto della loro intimità. Il dolore tipico del travaglio è causato dalla combinazione di un complesso numero di fattori fisici e psicologici che giocano un ruolo fondamentale nella percezione soggettiva. La paura dell’ignoto rispetto alla nuova esperienza, l’ansia di non essere in grado di farvi fronte con successo, i fattori culturali e sociali influenzano negativamente il marasma ormonale. La tensione muscolare aumenta, gli oppioidi naturali, come le endorfine, diminuiscono e la sensazione dolorosa viene di conseguenza esacerbata”.
L'acqua quindi serve in primo luogo a rilassarsi in un momento di grande tensione qual è il travaglio?
“L’immersione in acqua può influire su questi fattori in modo considerevole. L’acqua contiene, sostiene, accarezza, massaggia ed evoca sensazioni piacevoli e rilassanti. La donna ha maggiore libertà di movimento ed il suo corpo è equilibratamente sostenuto in assenza di gravità. La spinta idrostatica migliora la circolazione feto-placentare promuovendo contrazioni più efficaci, diminuisce la pressione addominale sulla vena cava e sull’aorta, riduce la tensione a livello del pavimento pelvico con effetto emolliente sui tessuti molli. Produce l’intimità fisica necessaria all’apertura emozionale, stimola l’energia sessuale intesa come energia vitale, primordiale e creativa che permette la rapida progressione del travaglio e del parto”.
E i papà come lo vivono?
“Molti compagni si sentono più coinvolti e soprattutto meno spaventati. L’acqua aiuta il bonding e migliora l’interazione della triade madre-bambino-padre”.
Insomma, gli effetti positivi sembrano proprio tanti...
“Per coloro che hanno travagli lunghi, con contrazioni prolungate e molto dolorose e fastidiose, l'acqua genera dei benefici incredibili poiché i recettori a livello cutaneo ritardano la percezione del dolore a livello cerebrale. Questa è la teoria del 'cancello del dolore' per cui la sensazione dolorosa arriva al cervello in maniera ritardata. Tra gli altri benefici, il recupero post-partum è più veloce e sicuramente l’autostima ne uscirà potenziata. Per il bambino, venire al mondo in acqua è probabilmente il modo meno traumatico per distaccarsi dal corpo materno, ma soprattutto il più rispettoso rispetto ai suoi bisogni”.
Cosa ne pensano le donne?
“Queste sono le impressioni di una mamma che ha partorito in acqua. 'Prima era un temporale... Le onde diventavano sempre più minacciose fino a divenire tempesta… Poi come d’incanto una calma ed una tranquillità che fino a poco prima sembravano impossibili e poi ecco… piano piano emerge dall’acqua una nuova isola: quell’isola cercata, per tanto tempo sognata, e finalmente divenuta una meravigliosa realtà'”.