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vasca per il parto in acqua
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Sono sempre di più nel nostro Paese le donne che scelgono di partorire in acqua e aumentano anche le strutture – sia pubbliche che private – che offrono questa straordinaria opportunità. Essere immerse in una vasca colma d’acqua calda (circa 37 gradi) stimola la produzione di endorfine, ormoni del benessere che agiscono sulla percezione del dolore: le contrazioni diventano meno fastidiose, la respirazione migliora e la vita comincia nel modo più dolce.

Questo tipo di parto è forse il più naturale che possa esistere perché l’acqua è l’elemento più importante della nostra vita. Perché? Perché il nostro corpo è costituito per il 60-70 per cento da acqua e perché la nostra esistenza inizia in acqua, in quel liquido amniotico che ci protegge.

Quando si può fare il parto in acqua

Da alcuni anni, sono molti gli ospedali e le cliniche in cui è possibile partorire con questa modalità: basta solo informarsi e scegliere. La condizione però è una: non devono esserci problematiche di alcun tipo. Per l’American College of Obstetricians and Gynecologists è indicato in caso di gravidanza non complicata, in donne sane tra 37 e 42 settimane di gestazione (quindi a termine).

La gravidanza deve essere singola, fisiologica e senza problemi particolari durante i 9 mesi. Inoltre, non devono esserci patologie materne (come il diabete gestazionale, l’ipertensione arteriosa oppure la gestosi) né fetali (ad esempio, malformazioni note). Infine, il bimbo non dovrebbe essere troppo grande (macrosomia).

“Per coloro che hanno travagli lunghi, con contrazioni prolungate, molto dolorose e fastidiose, l’acqua genera dei benefici incredibili poiché i recettori a livello cutaneo ritardano la percezione del dolore a livello cerebrale. Questa è la teoria del ‘cancello del dolore’ per cui la sensazione dolorosa arriva al cervello in maniera ritardata”, spiega Sara Amato, coordinatrice delle ostetriche dell’Arnas-Civico di Palermo.

Quando si entra nella vasca?

Generalmente si entra in vasca quando il travaglio è ben avviato, cioè quando il collo dell’utero si è completamente modificato ed è iniziata la fase dilatante. Le contrazioni devono essere regolari e intense. In pratica, quando si è in travaglio attivo, così da espletare la fase espulsiva mentre si è in acqua.

In alternativa si può decidere di fare soltanto il travaglio in acqua e poi partorire fuori dalla vasca. Dipende tutto dalle sensazioni che prova la mamma quando è immersa: se non ci si sente a proprio agio per qualche motivo (ad esempio se è estate e l’acqua calda non è ben tollerata) si può chiedere di uscire in qualunque momento. Questo tipo di libertà è fondamentale per la buona riuscita del parto.

I benefici del parto in acqua

“Il parto in acqua – dice la dottoressa Amato – rappresenta una modalità di parto nel contesto di un’ostetricia non interventista, volta a soddisfare le esigenze delle donne che nell’acqua si sentono più protette, nel più completo rispetto della loro intimità. Il dolore tipico del travaglio è causato dalla combinazione di un complesso numero di fattori fisici e psicologici che giocano un ruolo fondamentale nella percezione soggettiva. La paura dell’ignoto rispetto alla nuova esperienza, l’ansia di non essere in grado di farvi fronte con successo, i fattori culturali e sociali influenzano negativamente il marasma ormonale. La tensione muscolare aumenta, gli oppioidi naturali, come le endorfine, diminuiscono e la sensazione dolorosa viene di conseguenza esacerbata”.

L’immersione in acqua può influire su questi fattori in modo considerevole. L’acqua contiene, sostiene, accarezza, massaggia ed evoca sensazioni piacevoli e rilassanti. Tutto questo ha delle importanti ripercussioni positive a livello soprattutto psicologico.

I benefici per la mamma

Vediamo alcuni benefici del parto in acqua per la mamma:

  • ha maggiore libertà di movimento e sensazione di controllo di sé.
  • In assenza di gravità il corpo è sostenuto in modo equilibrato e il pancione è più leggero e gestibile.
  • La spinta idrostatica migliora la circolazione feto-placentare promuovendo contrazioni più efficaci, diminuisce la pressione addominale sulla vena cava e sull’aorta, riduce la tensione a livello del pavimento pelvico con effetto emolliente sui tessuti molli.
  • L’acqua produce l’intimità fisica necessaria all’apertura emozionale, stimola l’energia sessuale intesa come energia vitale, primordiale e creativa che permette la rapida progressione del travaglio e del parto.
  • La necessità di anestesia epidurale è più bassa: l’acqua è già di per sé un anestetico che riduce la sensazione dolorosa provocata dalle contrazioni.
  • Grazie al fatto che l’acqua calda ammorbidisce i tessuti, c’è un minore ricorso all’episiotomia.
  • I tempi del travaglio (e perciò del parto) si riducono.
  • Durante il parto in acqua, molti partner si sentono più coinvolti e soprattutto meno spaventati.
  • L’acqua facilita il bonding e migliora l’interazione tra i genitori e il bimbo appena nato.
  • Il recupero post partum è più veloce.

I benefici per il bambino

Anche i neonati traggono benessere dal parto in acqua perché, nel momento in cui devono “distaccarsi” dal corpo materno, i loro bisogni sono maggiormente rispettati. Passano dal liquido amniotico all’acqua della vasca, la temperatura è la stessa di quella corporea e quindi vengono al mondo in maniera meno traumatica (molti neppure piangono). Non solo: in acqua il contatto skin to skin (pelle a pelle) è garantito, con una serie di indiscutibili vantaggi in termini di attaccamento alla madre e benessere psicofisico.

Il parto in acqua è sicuro?

Sì, il parto in acqua è sicuro. Gli studi non evidenziano un aumento delle infezioni né della mamma né del bambino. La vasca infatti viene sanificata dopo ogni parto. Inoltre, i medici possono costantemente controllare il battito cardiaco del feto attraverso un cardiotocografo ad immersione.

Se vi state chiedendo se il neonato rischia di annegare, state tranquille: non c’è alcun pericolo che questo possa accadere. Uno dei riflessi innati dei bimbi è il cosiddetto “diving reflex”, il riflesso di immersione o di apnea. Una valvola speciale chiude automaticamente il passaggio di aria tra la bocca e i polmoni, inducendo l’apnea quando il piccolo è in acqua.

Quando non si può fare il parto in acqua?

Se si pensa di voler partorire in acqua, per prima cosa bisogna parlarne al proprio ginecologo o all’ostetrica per verificare, già durante la gravidanza, che effettivamente ci siano tutte le “carte in regola” per poterlo fare. Il secondo step è quello di contattare una struttura sanitaria che offra questa opzione per poi farsi prendere in carico al termine della gestazione.

Il colloquio preliminare non dà la certezza al 100% che il parto in acqua si potrà fare: tutto dipenderà da come si arriva al grande giorno, oltre al fatto che la vasca non deve essere occupata da qualche altra partoriente. Insomma, se si può partorire o no in acqua si stabilirà solo in sala parto.

A parte tutto ciò, ci sono alcuni casi in cui sicuramente il parto in acqua non è indicato:

  • sofferenza fetale.
  • Febbre.
  • Infezioni (ad esempio Covid, Hiv, epatite B e C).
  • Posizione podalica o trasversale del feto.
  • Perdite di sangue.
  • Gravidanza non a termine (i bimbi prematuri non hanno ancora sviluppato il diving reflex).
  • Precedenti emorragie post partum.
  • Patologie materne o fetali.
  • Gravidanza a rischio.
  • Battito cardiaco fetale irregolare.
  • Difetti placentari (ad esempio, la placenta previa).
  • Presenza di meconio nel liquido amniotico.

Alcune situazioni verranno valutate singolarmente. Tra queste, un precedente parto cesareo, gravidanza gemellare, rottura delle acque da più di 24 ore, tampone positivo allo streptococco di tipo B. In tutte queste circostanze, gli operatori sanitari decideranno la soluzione migliore per garantire la massima sicurezza alla mamma e al suo bambino.

Quanto costa il parto in acqua

Se effettuato in una struttura del Sistema Sanitario Nazionale, il parto in acqua è gratuito.

Cosa dicono le mamme del parto in acqua

“Queste sono le impressioni di una mamma che ha partorito in acqua – racconta Sara Amato -. ‘Prima era un temporale… Le onde diventavano sempre più minacciose fino a divenire tempesta… Poi come d’incanto una calma ed una tranquillità che fino a poco prima sembravano impossibili e poi ecco… piano piano emerge dall’acqua una nuova isola: quell’isola cercata, per tanto tempo sognata, e finalmente divenuta una meravigliosa realtà’”.

Le informazioni pubblicate in questo articolo non si sostituiscono al parere del medico. Ti invitiamo a consultarlo in caso di dubbi o necessità.