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Donna con tatuaggi in gravidanza e allattamento tiene in braccio un bambino
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Incidere il nome del proprio bambino non solo nel cuore, ma anche sulla pelle. Sono tante le future mamme che scelgono di farsi tatuare il nome del figlio o della figlia, in modo da portarlo ancora di più sempre con sé. Altre ancora invece optano per soggetti diversi, ma la moda dei “tatoo” non passa mai. Eppure è giusto chiedersi: la gravidanza e l’allattamento sono il momento ideale per farsi un tatuaggio? Non è forse meglio rimandare? Quali sono i rischi? Ci dice tutto il make up artist e tatuatore, Alessandro Scianna.

Alessandro Scianna

Alessandro Scianna

    In cosa consiste la tecnica del tatuaggio? Da cosa sono costituiti gli inchiostri che vengono usati?

    “Per tatuaggio si intende la colorazione permanente di parti del corpo mediante l’introduzione sottocutanea ed intradermica di pigmenti di varia natura con l’ausilio di aghi e qualsiasi altra tecnica, al fine di formare disegni o figure indelebili e permanenti”.

    Quali sono in generale i rischi di un tatuaggio?

    “Gli inchiostri adoperati per i tatuaggi non hanno una composizione chimica standard, tuttavia si può dire che essi sono costituiti da due componenti: il veicolo e il pigmento. I produttori di inchiostri per tatuaggi non sono obbligati a rivelare i componenti che li costituiscono ed inoltre coloro che fanno i tatuaggi usano mescolare vari inchiostri. La maggior parte degli inchiostri sono fatti con sali metallici, tinture vegetali o materie plastiche.
    Il veicolo ha la funzione di distribuire in modo uniforme il pigmento in una matrice fluida, di prevenire l’insorgere di sostanze patogene, di prevenire l’agglomerazione dei pigmenti e di favorire l’applicazione sulla pelle. I veicoli maggiormente utilizzati sono: alcol etilico, acqua purificata, amamelide di origine vegetale, listerina, glicole propilenico e glicerina. A volte sono usati alcol denaturato, altri alcol quali il metanolo, antigelo e formaldeide sostanze tutte da sconsigliare in quanto tossiche”.

    Tatuaggio in gravidanza: sì o no? Perché?

    “Assolutamente no. La gravidanza abbassa le difese immunitarie della donna, che risulta più vulnerabile alle infezioni locali e alle patologie infettive.
    Inoltre, durante l’attesa, la pelle è più sensibile e aumenta anche il rischio di reazioni allergiche e di rigetto dei pigmenti”.

    È possibile fare un tatuaggio durante l'allattamento?

    “No, la condizione di vulnerabilità prosegue anche durante questo periodo, quindi il consiglio è di evitare questo genere di interventi fino a quando non si smette di allattare”.

    Se quando si è incinta ci si stanca di un tatuaggio, si può rimuovere? Se sì, che tecnica si usa?

    “Durante la gravidanza non va effettuata la rimozione di un tatuaggio per due ragioni principali. In primo luogo, il processo di rimozione del laser rompe l’inchiostro del tatuaggio, che viene poi assorbito nel corpo. Questo inchiostro può rivelarsi dannoso per il feto in via di sviluppo. Per lo stesso motivo, si dovrebbero evitare anche gli anestetici topici che spesso sono utilizzati prima della procedura, perché anche questi sono assorbiti dal corpo.
    La seconda ragione per cui è meglio evitare la procedura di rimozione laser durante la gravidanza è la fotosensibilità. Durante la gestazione, la pelle diventa più sensibile, in particolare alla luce. In gravidanza, la luce concentrata del laser può rivelarsi più dolorosa quando la pelle è fotosensibile. Ciò è ancora più vero se si evita di utilizzare l’anestetico locale”.

    Come scegliere il luogo e il professionista dove fare un tatuaggio? A quali regole deve attenersi?

    “Bisogna sempre rivolgersi ad un centro specializzato, che sia in possesso di adeguate conoscenze tecnico-professionali per esercitare la suddetta attività. Inoltre, queste strutture devono essere in possesso della certificazione rilasciata dall’Asl competente.
    Devono essere rispettati i principi igienici basilari al fine di prevenire le malattie infettive e operare in condizioni di sicurezza”.

    C’è il consenso informato per i tatuaggi?

    “Esiste un consenso informato in cui il tatuatore deve fornire in modo comprensibile tutte le informazioni utili sul trattamento che eseguirà (modalità, prodotti utilizzati, effetti indesiderati, rischi), chiarire tutti gli eventuali dubbi e rispondere a tutti i quesiti posti dal cliente ( la comunicazione è bidirezionale).
    Il consenso raccolto dall’operatore dovrebbe essere preferibilmente in forma scritta da parte del cliente o dei genitori in caso di minorenni.
    L’acquisizione del consenso informato non è un mero adempimento burocratico vuoto, ma il fondamento dell’operato, quindi acquisire il consenso è un obbligo”.