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Alzi la mano chi non mai provato l’”ebbrezza” di ritrovarsi un bel rigurgito di latte sulla maglietta appena lavata o sui pantaloni ritirati da un minuto dalla tintoria. Quello del rigurgito del neonato è un classico in tutte le case e nessuno può essere escluso da questo evento. Talvolta però questo fatto – del tutto normale e fisiologico – può diventare un problema un po’ più serio e trasformarsi in un incubo per tante mamme e tanti papà. Una valida soluzione può essere l’osteopatia. Cerchiamo di capirne di più con un esperto, l’osteopata Gaspare Sanfilippo.

Dr. Gaspare Sanfilippo

Dr. Gaspare Sanfilippo

    Dottore Sanfilippo, cos'è il reflusso gastroesofageo dei neonati e quali possono essere le cause?

    “L’osteopatia sta avendo sempre più diffusione e apprezzamento da parte della popolazione italiana tanto che secondo una recente indagine d’Istituto di ricerca Eumetra Monterosa ben dieci milioni di italiani si rivolgo agli osteopati, di cui ben un terzo inviati dagli stessi medici. L’osteopatia trova applicazione in moltissime situazioni che posso affliggere bambini e ragazzi, dalle plagiocefalie, al torcicollo congenito, alle problematiche psiconeurologiche fino ai problemi posturali. La sua domanda è interessante perché in effetti sempre più spesso il reflusso gastroesofageo dei neonati è tra le cause più frequenti di consultazione osteopatica in ambito pediatrico.
    Iniziamo con il dire che il reflusso del neonato è un fenomeno che si verifica nei primissimi mesi di vita, quasi sempre temporaneo e privo di conseguenze sulla salute. Il reflusso gastroesofageo consiste nella risalita dallo stomaco verso l'esofago e fino alla bocca del cibo ingerito con una poppata o un pasto. Ben quasi la metà dei bambini entro il terzo mese di vita manifesta fenomeni di reflusso, spesso può perdurare superando il primo anno e giungere al diciottesimo mese di vita. Per fortuna nella gran parte dei casi il reflusso è dovuto a una immaturità di sviluppo della valvola situata tra l’esofago e lo stomaco (il cardias), fenomeno che la rende temporaneamente poco funzionale nello svolgere la sua funzione. Ma le cause del reflusso nei bambini e nei neonati possono essere davvero molteplici; tra queste anche situazioni di stress, di assunzione del pasto in modi o posizioni sbagliate, stati infiammatori viscerali in atto, situazioni traumatiche avvenute durante la gravidanza o al momento del parto e così fino a situazioni più complesse come malformazioni degli organi, presenze di patologie o masse neoplastiche nell’addome”.

    Quando il reflusso diventa patologico?

    “Bisogna ben distinguere tra il reflusso gastroesofageo (RGE), definito come il passaggio del contenuto gastrico nell'esofago, con evidenza di vomito ricorrente o rigurgiti, dalla malattia vera e propria da reflusso gastroesofageo (MRGE), definita come sintomatologia e complicazioni da reflusso, con diversi tipi di manifestazioni cliniche associate ai sintomi dell’RGE, quali ad esempio l’esofagite (infiammazione dell'esofago), perdita di peso, broncospasmo, apnea ed altri ancora. In particolare, la perdita di peso è uno dei fattori discriminanti tra reflusso e malattia da reflusso, così la possibilità di riscontrare sangue nel reflusso stesso o nelle feci. Le possibili complicanze del reflusso gastroesofageo del neonato mal curato sono diverse e tra queste possono esserci problematiche a carico delle vie respiratorie, dell’esofago, predisposizione all’infiammazione dei condotti uditivi (otiti) e al mal di gola causate dalla continuata esposizione di queste strutture e tessuti ai liquidi acidi gastrici, il rallentamento della crescita ed esiste il sospetto che possa essere causa in alcuni individui della malattia da reflusso gastroesofageo in età adolescenziale”.

    Quali sono i comportamenti che i genitori dovrebbero adottare?

    “Non serve essere ansiosi per questo fenomeno perché, lo voglio ripetere, nella stragrande maggioranza dei casi è cosa semplice da risolvere, magari con pochi accorgimenti o poche sedute dall’osteopata di fiducia, se non autorisolutiva (generalmente nel primo semestre di vita) e relativamente pochi sono i casi in cui il problema può essere grave. Può succedere che il cibo non risalga fino alla bocca, ma si fermi prima lungo l’esofago. In questi casi il genitore può sospettare la presenza di reflusso attraverso altri sintomi come l’inappetenza, i pianti frequenti, l’irritabilità, la presenza di tosse frequente in assenza di raffreddori, mancata e non adeguata crescita. Ricorrere a cure fai da te o consigli raccolti da chi che sia o ancora far assumere al bimbo rimedi (che siano farmaci od anche prodotti più o meno definiti naturali) senza prima aver individuato o quantomeno iniziato a inquadrare la causa, può essere la via più sbagliata. Prima di tutto occorre capire per quanto possibile la causa per definire come agire. Questo è fondamentale. La visita del bambino, fatta con serenità alla presenza dei genitori, con i giusti e meticolosi professionisti, in particolare il neonatologo o il pediatra, è la via corretta per giungere e attuare le azioni (se necessarie) più mirate ed efficaci. Dopo la corretta diagnosi si attueranno insieme ai genitori, e se necessarie, tutte le misure per giungere più velocemente possibile alla risoluzione”.

    Come interviene l'osteopatia?

    “Vari studi e più ancora la pratica quotidiana dimostrano che il trattamento manipolativo osteopatico delle disfunzioni pediatriche può essere efficace e sicuro, così che la sinergia tra l'osteopata e il pediatra per il reflusso gastroesofageo può essere un'opzione importante per l'assistenza dei neonati. La collaborazione tra osteopata, genitori e medici di riferimento è molto importante e sempre deve essere ricercata. L’osteopata interviene in più modi. Innanzitutto raccoglie le informazioni riportate dai genitori e se possibile dallo stesso medico che già ha visitato il bambino, cerca di definire quali possono essere le cause dal punto di vista osteopatico ed in particolare se sono presenti disfunzioni somatiche, cioè tessuti che necessitano di mobilizzazione e stimolo funzionale attraverso metodiche e tecniche manuali proprie dell’osteopatia”.

    Può essere risolutiva?

    “I risultati dell’intervento dell’osteopata sono molto buoni, in molti casi possiamo parlare di risoluzione in una o poche sedute, in particolare in quelle circostanze in cui la causa è da attribuire a traumi da parto, restrizioni di movimento tessutali. Altre volte si riesce a ottenere un miglioramento variabile in funzione del singolo caso, come nei ritardi di maturazione delle strutture coinvolte. Nei casi in cui è in atto una patologia grave, come nei casi di neoplasie solide per fare un esempio, l’eventuale intervento osteopatico, se necessario ed utile, non può di certo essere “risolutivo” ma può fornire supporto alla terapia attuata dai medici specialisti. Tutto dipende, quindi, dalla causa, dalla presenza di eventuali concause, dal tipo di sintomatologia manifestata, dalle capacità di risposta organica del neonato, dal grado di collaborazione tra osteopata, medico e genitori”.

    Che tipo di manipolazioni esegue l'osteopata?

    “La manipolazione osteopatica sui bambini è molto dolce, sia per rispetto della loro natura sia perché i tessuti dei neonati rispondono facilmente e, in alcuni casi, mostrano già una notevole modifica persino nell’immediatezza dell’applicazione tecnica. Le sedute durano generalmente meno rispetto al trattamento osteopatico di un adulto, da circa venti ai quaranta minuti. La dolcezza del trattamento nel neonato permette di lavorare durante la poppata o durante il sonnellino tra le braccia del genitore. Il trattamento manuale osteopatico in caso di reflusso gastroesofageo nel neonato prevede quasi sempre un approccio alle strutture dell’addome, del torace, del diaframma, del bacino e della testa con la finalità di liberare tessuti da restrizioni di movimento e ripristinare le giuste differenze pressorie delle cavità”.

    Da che età può essere consigliata l'osteopatia?

    “Non ci sono preclusioni di età, tutto dipende dal singolo caso, dall’origine e forma di manifestazione del reflusso, dalla eventuale presenza di altre problematiche in atto e dal grado di esperienza dell’osteopata. In generale si può dire che fatte le preventive valutazioni con il pediatra, prima si inizia e meglio è”.

    In caso di reflusso, l'osteopatia è alternativa o complementare alla medicina tradizionale?

    “Torniamo a rispondere che tutto dipende dalla causa, da eventuali concause, dal tipo di sintomatologia manifestata. Provo a dare dei riferimenti: nei casi di assenza di condizioni patologiche in atto nel neonato (per fortuna la stragrande maggioranza), l’osteopatia può essere un'ottima alternativa oppure se necessario un valido supporto alla terapia principale. Diversamente, in presenza di condizioni morbose, l’osteopatia non deve assolutamente sostituirsi a nessuna terapia medica, ma può rappresentare una funzione complementare rispetto al singolo caso”.

    Le mamme come possono essere certe di affidarsi a un professionista serio? Esistono degli elenchi?

    “Beh, mi permetta di dire, anche i papà, visto che oggi i padri si occupano sempre di più dei loro piccoli. Un professionista valido è fondamentale quando parliamo di salute ed in particolare di quella dei nostri piccoli tesori. Il vuoto legislativo che persiste in Italia crea in effetti un po’ di confusione per la scelta dell’osteopata. Un buon suggerimento può essere quello di rivolgersi alle associazioni di categoria più rappresentative che abbiamo sul nostro territorio nazionale e di certo, oltre ad altre presenti, la più importante è il Registro degli Osteopati d’Italia. Questa garantisce, infatti, la formazione di base più aderente agli standards internazionali e l’adesione al codice deontologico professionale ed etico dei suoi iscritti”.